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L'Aral (in russo Aralskoje More, Аральскοе мοре; in kazako Арал Теңізі) è un lago salato di origine oceanica, situato alla frontiera tra l'Uzbekistan (nel territorio della repubblica autonoma del Karakalpakstan) e il Kazakistan. Erroneamente è chiamato mare d'Aral, poiché possiede due immissari (Amu Darya e Syr Darya) ma non ha emissari che lo colleghino all'oceano; è infatti un bacino endoreico.
Il nome deriva dal chirghiso "Aral Denghiz", che significa "mare delle isole", a causa delle numerose isole che erano presenti nei pressi della costa orientale.
Il lago Aral si trova nela parte occidentale dell'Uzbekistan e poche centinia da km dal Mar Caspio.
Geograficamente si pone ad est dell'altipiano dell'Ust-Urt che lo separa dal Mar Caspio. In origine il lago faceva parte di un vasto oceano che comprendeva anche il Mediterraneo ed il Mar Nero e che, ritirandosi, ha generato, oltre all'Aral, anche il Mar Caspio. Ne sono testimoni le numerose conchiglie fossili di cui è disseminato il deserto del Karakum, che si trova a sud.
Il lago d’Aral circa cinquant’anni fa si estendeva per 67.000 km ed era il quarto lago più grande del mondo, dopo il Mar Caspio, il Lago Superiore in America e il Lago Vittoria in Africa.
Oggi il lago d'Aral si è ridotto al 25% dell'originario volume d'acqua con un livello delle acque abbassato di oltre venti metri. Le acque residue hanno una salinità di circa 50 grammi per litro d'acqua, un valore superiore persino a quello delle acque oceaniche (35-36 grammi di sale per litro d'acqua). La grande presenza di sale ha reso non potabile l'acqua e le comunità di persone residenti sono del tutto dipendenti dal trasporto di acqua potabile dalle zone esterne.
Delle 180 specie animali ne restano meno di quaranta ed oltre l'80% delle specie ittiche sono definitivamente scomparse. Il cambiamento dell'ecosistema ha influenzato anche il clima, divenuto sempre più torrido e colpito da tempeste di polvere. Un danno per l'intero ecosistema, compreso l'uomo.
Il lago era alla base di una florida comunità di 150.000 persone. Negli anni '50 la pesca sul lago d'Aral copriva il 10% della produzione di caviale dell'ex Unione Sovietica. Oggi dei vecchi porti restano solo desolate zone secche e imbarcazioni arenate nella polvere. Le industrie della filiera ittica e i cantieri navali sono falliti con l'ecosistema causando disoccupazione e povertà.
IL DISASTRO AMBIENTALE
Il lago d'Aral è vittima di uno dei più gravi disastri ambientali provocati dall'uomo. L'evento è stato tra l'altro definito dal politico statunitense Al Gore, nel suo libro "Earth in the balance", come il più grave nella storia dell'umanità.
Originariamente, infatti, il lago era ampio all'incirca 68.000 km², ma dal 1960 il volume e la sua superficie sono diminuiti di circa il 75%. Nel 2007 il lago era ridotto al 10% della dimensione originaria. Questo è stato principalmente dovuto al piano di coltura intensiva voluto dal regime sovietico dell'immediato dopoguerra. L'acqua dei due fiumi che tributavano nel lago è stata prelevata, tramite l'uso di canali e per gran parte della lunghezza dei fiumi stessi, per irrigare i neonati vasti campi di cotone delle aree circostanti. Sin dal 1950 si poterono osservare i primi vistosi abbassamenti del livello delle acque del lago. Già nel 1952 alcuni rami della grande foce a delta dell'Amu Darya non avevano più abbastanza acqua per poter sfociare nel lago. Il piano di sfruttamento delle acque dei fiumi a scopo agricolo aveva come responsabile Grigory Voropaev. Voropaev durante una conferenza sui lavori dichiarò, a chi osservava che le conseguenze per il lago sarebbero state nefaste, che il suo scopo era proprio quello di "far morire serenamente il lago d'Aral". Era infatti così abbondante la necessità di acqua che i pianificatori arrivarono a dichiarare che l'enorme lago era ritenuto uno spreco di risorse idriche utili all'agricoltura e, testualmente, "un errore della natura" che andava corretto. I pianificatori ritenevano che il lago, una volta ridotto ad una grande palude acquitrinosa sarebbe stato facilmente utilizzabile per la coltivazione del riso. Per far posto alle piantagioni, i consorzi agricoli non hanno lesinato l'uso di diserbanti e pesticidi che hanno inquinato il terreno circostante. Nel corso di quattro decenni la linea della costa è arretrata in alcuni punti anche di 150 km lasciando al posto del lago un deserto di sabbia salata invece del previsto acquitrino. A causa infatti della sua posizione geografica (si trova al centro dell'arido bassopiano turanico) è soggetto a una forte evaporazione che non è più compensata dalle acque degli immissari. L'impatto ambientale sulla fauna lacustre è stato devastante. Il vento che spira costantemente verso est/sud-est trasportando la sabbia, salata e tossica per i pesticidi, ha reso inabitabile gran parte dell'area e le malattie respiratorie e renali hanno un'incidenza altissima sulla popolazione locale. Le polveri sono arrivate fino su alcuni ghiacciai dell'Himalaya.
LE RIPERCUSSIONI DEL DISTASTRO ECOLOGICO SULL’ECONOMIA LOCALE
Il disastro ecologico ha definitivamente distrutto l'economia locale gettando nella disoccupazione migliaia di persone e costringendo i più giovani all'emigrazione verso altre regioni. Il degrado e la povertà si scontrarono con un clima sempre più insalubre. Aumentarono i casi d'infezione al sistema respiratorio e le tubercolosi proprio laddove si era estesa la povertà.
I numerosi insediamenti di pescatori che vivevano del pesce del lago sono stati via via abbandonati fino al 1982, anno della definitiva cessazione di ogni attività direttamente correlata alla pesca nel lago. Gli stabilimenti di lavorazione del pesce hanno continuato comunque a funzionare per molti anni grazie allo sforzo del governo di Mosca che aveva ordinato che parte del pesce pescato sul Mar Baltico fosse trasportato e lavorato presso gli impianti di inscatolamento di Moynaq in Uzbekistan. A lungo andare, tuttavia, gli irragionevoli costi di questa pratica ne imposero il fermo. Ogni attività produttiva legata al pesce ha quindi avuto termine. Nel corso degli anni sia la città di Moynaq (situata a sud del lago, in Uzbekistan, nel territorio della repubblica del Karakalpakstan) che la città di Aralsk (situata a nord-est del lago, in Kazakistan) sono diventate meta di un lugubre turismo che cerca le carcasse delle navi arrugginite abbandonate in quello che ora è un deserto di sale ed una volta era un florido lago.
Nel 2011 l'archivio storico, curato dal Kazakistan, che documenta l'evoluzione del disastro dal 1965 al 1990 è stato dichiarato Memoria del mondo dall'UNESCO.
GLI ESPERIMENTI CHIMICI
Per anni una grave preoccupazione era costituita dall'installazione militare sovietica abbandonata dal 1992, i cui resti si trovano tuttora su quella che una volta era l'isola di Vozroždenie. In quella base infatti venivano condotti esperimenti di armamenti chimico-batteriologici. A causa dell'abbassamento del livello del lago, tale isola ormai era di fatto diventata parte della terraferma e facilmente raggiungibile. La presenza di fusti di antrace e di altri agenti tossici era nota e confermata sia dalle autorità ex-sovietiche, sia dalle autorità uzbeke, sia da quelle statunitensi incaricate di indagare sulla effettiva pericolosità del luogo. Tale installazione è stata bonificata definitivamente nel 2002 con uno sforzo congiunto delle autorità del Kazakistan e dell'Uzbekistan coadiuvate da consulenti statunitensi. Periodici sopralluoghi vengono via via effettuati nella zona per accertare l'eventuale persistenza di agenti tossici.
GLI INTERVENTI DI RECUPERO
Allo stato attuale, l'unica nazione che ha intrapreso provvedimenti concreti per la situazione è il Kazakistan. In pratica, al di là di alcuni accordi formali tra loro, i governi delle altre nazioni che insistono nell'area interessata al passaggio dei due fiumi (Uzbekistan, Tagikistan, Turkmenistan,Kirghizistan ed in parte l'Afghanistan) non hanno intrapreso significative azioni comuni per ripristinare l'afflusso delle acque verso il bacino del lago. Il motivo è che la coltivazione del cotone impiega ormai una quantità di lavoratori cinque volte maggiore di quella che una volta era impiegata nella pesca, che peraltro era concentrata nei soli Kazakistan ed Uzbekistan. Inoltre i terreni che le acque del lago hanno scoperto ritirandosi hanno mostrato di essere ricchissimi giacimenti di gas naturale. Nel corso del 2006 un importante accordo per lo sfruttamento del sottosuolo del lago è stato raggiunto tra il governo dell'Uzbekistan, la società russa LUKOil, la Petronas, la Uzbekneftegaz e la China National Petroleum Corporation. Un eventuale ritorno dell'acqua al livello originario sulla riva uzbeka renderebbe complicato questo genere di attività.
Il lago, prosciugandosi, si è diviso, dal 1987, in due laghi distinti. Quello a sud, e quello (molto più piccolo) a nord. Il lago a nord ("Piccolo Aral"), dopo alcuni lavori di bonifica, è stato completamente isolato dalla parte sud con la costruzione, finanziata dalla Banca Mondiale, della diga chiamata Kokaral e nuovamente ricongiunto, seppur con un afflusso ridotto, all'antico affluente Syr Darya. La costruzione della diga è stata completata nel 2005. Essa è una parte di un progetto più grande che punta alla riqualificazione della parte kazaka del lago.
I risultati del lavoro sono stati notevoli. Dal 2003 al 2008 la superficie del Piccolo Aral è passata da 2.550 km² a 3.300 km². Nello stesso periodo la profondità è passata da 30 a 42 metri. In alcuni villaggi è ripresa l'attività di pesca dopo che alcune specie di pesci erano state reintrodotte proprio per tentare di rendere la pesca nuovamente praticabile. Nel 2011, secondo le dichiarazione del presidente kazako Nursultan Nazarbayev, la quantità di pescato del Piccolo Aral è arrivata a 6000 tonnellate. Secondo gli imprenditori locali, il pescato del 2011 ammonterebbe addirittura a 18.000 tonnellate. Le acque del lago, inoltre, sono risultate abbastanza pulite da essere potabili e la salinità è tornata livelli simili a quelli pre-1960.
La costruzione di una nuova e più grande diga è allo studio. Sarebbe anch'essa finanziata per l'85% dalla Banca Mondiale e per il 15% dal governo del Kazakistan. L'obiettivo della nuova diga sarebbe quello di riportare il livello del "Piccolo Aral" fino a consentirgli di bagnare e rendere nuovamente operativo, entro il 2022, il porto di Aralsk, che al momento è ancora a circa 25 km di distanza dal lago. La nuova diga non andrebbe a sostituire l'attuale Kokaral bensì andrebbe ad integrarsi in un complesso sistema di nuove costruzioni e canalizzazioni localizzate principalmente nella baia di Saryshaganak, alla cui estremità sorge la città di Aralsk. I lavori, che ammonterebbero a 191 milioni di dollari, consisterebbero nella costruzione di un canale che porti l'acqua dal Syr Darya direttamente nella baia. La baia sarebbe poi chiusa dalla nuova diga. Nel giro di poco tempo, il livello dell'acqua dovrebbe tornare a bagnare il porto di Aralsk.
C'è da considerare tuttavia il fatto che il "Piccolo Aral" giace completamente sul suolo del Kazakistan e la sua divisione ha, in pratica, condannato a morte il "Grande Aral", che invece giace in gran parte in Uzbekistan. Le autorità dell'Uzbekistan ritengono che ormai la situazione sia talmente compromessa che l'unica soluzione sia quella di investire nel reinverdimento del deserto lasciato dal lago evaporato invece di provvedere ad un suo eventuale nuovo riempimento. Stanno avendo un discreto successo delle opere di rimboschimento di Haloxylon ammodendron, un arbusto noto anche con il nome di "albero del sale", in grado di vivere in ambienti aridi e dalla salinità elevata. Secondo un piano curato da autorità tedesche, uzbeke e kazake, nel giro di 10 anni circa 300.000 ettari saranno rimboschiti con questo tipo di vegetazione. L'obiettivo è quello di ridurre del 60%-70% la velocità del vento al suolo durante le frequenti tempeste di sabbia in modo da ridurre sensibilmente la quantità di polveri che i venti portano nei dintorni.
Ciononostante, l'esistenza di soluzioni per riportare il lago al livello originario è stata dimostrata in più occasioni da ingegneri idraulici e studiosi di varie parti del mondo. Oltre al sistema delle dighe e dell'ottimizzazione dello sfruttamento dell'acqua dell'Amu Darya e del Syr Darya, si è proposto:
- l'utilizzo di varietà di piante di cotone che richiedono un'irrigazione minore;
- la realizzazione di canali che devino nell'Aral parte delle acque dei fiumi Volga, Irtyš e Ob'. Questa soluzione riporterebbe il lago al suo livello originario entro un massimo di 30 anni, ma i lavori implicherebbero un costo dai 30 ai 50 miliardi di dollari USA;
- la costruzione di un acquedotto che, previa desalinizzazione, porti acqua all'Aral dal mar Caspio.
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Mappa della zona intorno al lago d'Aral, rappresentato nella sua estensione del 1960.L'Aral (in russo Aralskoje More, Аральскοе мοре; in kazako Арал Теңізі) è un lago salato di origine oceanica, situato alla frontiera tra l'Uzbekistan (nel territorio della repubblica autonoma del Karakalpakstan) e il Kazakistan. Erroneamente è chiamato mare d'Aral, poiché possiede due immissari (Amu Darya e Syr Darya) ma non ha emissari che lo colleghino all'oceano; è infatti un bacino endoreico.
Il nome deriva dal Chirghiso "Aral Denghiz" (mare delle Isole) a causa delle numerosissime isole che erano presenti nei pressi della costa orientale. Geograficamente si pone ad est dell'altipiano dell'Ust-Urt che lo separa dal Mar Caspio. In origine il lago faceva parte di un vasto oceano che comprendeva anche il Mediterraneo ed il Mar Nero e che, ritirandosi ha generato, oltre all'Aral, anche il Mar Caspio. Ne sono testimoni le numerose conchiglie fossili di cui è disseminato il deserto del Karakum che si trova a sud. Il lago ha sempre mostrato importanti variazioni nel suo livello in tempi storici ma con periodi del tutto non compatibili con quelli del ciclo di Brückner, ovvero 35 anni. Proprio in tempi recenti, sul fondo prosciugato del lago, sono riapparsi resti di un villaggio di una popolazione stanziale del XIV secolo dedita alla coltivazione del riso[1]. È da considerarsi errata l'idea che in tempi storici il lago sia scomparso e riapparso più volte. Le variazioni di cui si ha certezza sono quelle che lo hanno visto diminuire fino all'anno 1880. Da quel momento fino al 1908 si era osservato un innalzamento della superficie di circa 3 metri nonostante fossero già stati avviati, seppur in piccola scala, i lavori di deviazione dei due immissari. Accertato invece è che nell' antichità avesse un emissario che portava le sue acque fino al mar Caspio e che fungeva da via navigabile collegata alla "via della seta".
il disastro ambientale. Questa immagine mostra la variazione della superficie del lago confrontata con quella che risale ad alcuni decenni or sono e che è comunemente indicata nelle carte geografiche.Il lago d'Aral è vittima di uno dei più gravi disastri ambientali provocati dall'uomo. L'evento è stato tra l'altro definito dal politico statunitense Al Gore nel suo libro "Earth in the balance" come il più grave nella storia dell'umanità. Originariamente infatti, il lago era ampio all'incirca 68.000 km², ma dal 1960 il volume e la sua superficie sono diminuiti di circa il 75% [2]. Questo è stato principalmente dovuto al piano di coltura intensiva voluto dal regime sovietico dell'immediato dopoguerra. L'acqua dei due fiumi che tributavano nel lago è stata prelevata, tramite l'uso di canali e per gran parte della lunghezza dei fiumi stessi, per irrigare i neonati vasti campi di cotone delle aree circostanti . Sin dal 1950 si poterono osservare i primi vistosi abbassamenti del livello delle acque del lago. Già nel 1952 alcuni rami della grande foce a delta dell'Amu Darya non avevano più abbastanza acqua per poter sfociare nel lago. Il piano di sfruttamento delle acque dei fiumi a scopo agricolo aveva come responsabile Grigory Voropaev. Voropaev durante una conferenza sui lavori dichiarò, a chi osservava che le conseguenze per il lago sarebbero state nefaste, che il suo scopo era proprio quello di "far morire serenamente il lago d'Aral". Era infatti così abbondante la necessità di acqua che i pianificatori arrivarono a dichiarare che l'enorme lago era ritenuto uno spreco di risorse idriche utili all'agricoltura e, testualmente, "un errore della natura" che andava corretto. I pianificatori ritenevano che il lago, una volta ridotto ad una grande palude acquitrinosa sarebbe stato facilmente utilizzabile per la coltivazione del riso. Per far posto alle piantagioni, i consorzi agricoli non hanno lesinato l'uso di diserbanti e pesticidi che hanno inquinato il terreno circostante. Nel corso di quattro decenni la linea della costa è arretrata in alcuni punti anche di 150km lasciando al posto del lago un deserto di sabbia salata invece del previsto acquitrino. A causa infatti della sua posizione geografica (si trova al centro dell'arido bassopiano turanico) è soggetto a una forte evaporazione che non è più compensata dalle acque degli immissari. L'impatto ambientale sulla fauna lacustre è stato devastante. Il vento che spira costantemente verso E/SE trasporta la sabbia, salata e tossica per i pesticidi, ha reso inabitabile gran parte dell'area e le malattie respiratorie e renali hanno un'incidenza altissima sulla popolazione locale. Le polveri sono arrivate fino su alcuni ghiacciai dell'Himalaya.
Le conseguenze sull'economia della zona (ex) costiera. Una immagine del giugno 2006. Si vede chiaramente a Nord il piccolo Aral completamente separato dal grande Aral. Si può notare come la superficie del piccolo Aral sia aumentata dall'immagine precedente che risale al 2003. In particolare questa foto riprende una tempesta di sabbia e sale che porta le polveri verso Sud.
Una immagine del marzo 2008. Rispetto all'immagine precedente si può notare la costante variazione della parte orientale del Grande Aral. In questa foto si può inoltre notare come la superfice del piccolo Aral risulti ancora in gran parte coperta di ghiaccio in questo periodo dell'anno.
Una delle numerosissime navi poggiate sul fondo asciutto e incrostato di sale.
Quel che rimane del porto di AralskI numerosi insediamenti di pescatori che vivevano del pesce del lago sono stati via via abbandonati fino al 1982, anno della definitiva cessazione di ogni attività direttamente correlata alla pesca nel lago. Gli stabilimenti di lavorazione del pesce hanno continuato comunque a funzionare per molti anni grazie allo sforzo del governo di Mosca che aveva ordinato che parte del pesce pescato sul Mar Baltico fosse trasportato e lavorato presso gli impianti di inscatolamento di Moynaq in Uzbekistan. A lungo andare, tuttavia, gli irragionevoli costi di questa pratica ne imposero il fermo. Ogni attività produttiva legata al pesce ha quindi avuto termine. Nel corso degli anni sia la città di Moynaq (situata a Sud del lago, in Uzbekistan, nel territorio della repubblica del Karakalpakstan) che la città di Aralsk (situata nel nordest del lago, in Kazakistan) sono diventate meta di un lugubre turismo che cerca le carcasse delle navi arrugginite abbandonate in quello che ora è un deserto di sale ed una volta era un florido lago. C'è un adagio in voga tra i pochi abitanti rimasti in queste città ormai semi abbandonate: "Se ognuno dei turisti che è venuto qui ad osservare la nostra miseria avesse portato con sé un bicchiere d'acqua, oggi l'Aral sarebbe nuovamente pieno". A tutt'oggi, al di là di alcuni accordi formali tra loro, i governi delle nazioni che insistono nell'area interessata (oltre al Kazakistan e all'Uzbekistan anche il Tagikistan, il Turkmenistan, il Kirghizistan ed in parte l'Afghanistan) non hanno intrapreso significative azioni comuni per ripristinare l'afflusso delle acque verso il bacino del lago. Il motivo è che la coltivazione del cotone impiega ormai una quantità di lavoratori cinque volte maggiore di quella che una volta era impiegata nella pesca (che invece era concentrata nei soli Kazakistan ed Uzbekistan). Inoltre i terreni che le acque del lago hanno scoperto ritirandosi hanno mostrato di essere ricchissimi giacimenti di gas naturale. Nel corso del 2006 un importante accordo per lo sfruttamento del sottosuolo del lago è stato raggiunto tra il governo del Uzbekistan, la società russa LUKOil, la Petronas, la Uzbekneftegaz e la China National Petroleum Corporation. Un eventuale ritorno dell'acqua al livello originario sulla riva uzbeka renderebbe complicato questo genere di attività.
La base militare abbandonata. Per anni, una grave preoccupazione era costituita dall'installazione militare sovietica abbandonata dal 1992 i cui resti si trovano tutt'ora su quella che una volta era l'Isola di Vozroždenie. In quella base infatti venivano condotti esperimenti di armamenti chimico-batteriologici. A causa dell'abbassamento del livello del lago, tale isola ormai era di fatto diventata parte della terraferma e facilmente raggiungibile. La presenza di fusti di antrace e di altri agenti tossici era nota e confermata sia dalle autorità ex-sovietiche, sia dalle autorità uzbeke, sia da quelle statunitensi incaricate di indagare sulla effettiva pericolosità del luogo. Tale installazione è stata bonificata definitivamente nel 2002 con uno sforzo congiunto delle autorità del Kazakistan e dell'Uzbekistan coadiuvate da consulenti statunitensi. Periodici sopralluoghi vengono via via effettuati nella zona per accertare l'eventuale persistenza di agenti tossici.
I tentativi di recupero. Il lago, prosciugandosi, si è diviso, dal 1987, in due laghi distinti. Quello a sud, e quello (molto più piccolo) a nord. Il lago nord ("Piccolo Aral") dopo alcuni lavori di bonifica è stato completamente isolato dalla parte sud con la costruzione, finanziata dalla Banca Mondiale, della diga chiamata Kokaral e nuovamente ricongiunto, seppur con un afflusso ridotto, all'antico affluente Syr Darya. La costruzione della diga è stata completata nel 2005. Essa è una parte di un progetto più grande che punta alla riqualificazione della parte kazaka del lago. Il completamento dei lavori, che tra l'altro prevedono una forte riduzione degli sprechi idrici del Syr Darya in modo da far arrivare al lago quanta più acqua possibile, è previsto per la fine del 2008[3]. I risultati sono stati sorprendentemente incoraggianti tanto che in alcuni villaggi è ripresa l'attività di pesca dopo che alcune specie di pesci erano state reintrodotte proprio per tentare di rendere la pesca nuovamente praticabile. Le acque del lago, inoltre, sono risultate abbastanza pulite da essere potabili e la salinità è tornata livelli simili a quelli pre 1960. La costruzione di una nuova e più grande diga è allo studio. Sarebbe anch'essa finanziata per l'85% dalla banca mondiale e per il 15% dal governo del Kazakistan. L'obiettivo della nuova diga sarebbe quello di riportare il livello del "Piccolo Aral" fino a consentirgli di bagnare e rendere nuovamente operativo, entro il 2022, il porto di Aralsk che al momento è ancora a circa 25 km di distanza dal lago[4]. Notevole è stato l'aumento del livello delle acque. Dal 2003 al 2008 la superficie del Piccolo Aral è passata da 2550 km² a 3300 km². Nello stesso periodo la profondità è passata da 30 a 42 metri.[5] C'è da considerare tuttavia il fatto che il "Piccolo Aral" giace completamente sul suolo del Kazakistan e la sua divisione ha, in pratica, condannato a morte il "Grande Aral" che invece giace in gran parte in Uzbekistan. Le autorità dell'Uzbekistan ritengono che ormai la situazione sia talmente compromessa che l'unica soluzione sia quella di investire nel rinverdimento del deserto lasciato dal lago evaporato invece di provvedere ad un suo eventuale nuovo riempimento. Stanno avendo un discreto successo delle opere di rimboschimento di Haloxylon ammodendron, un arbusto noto anche con il nome di "albero del sale" in grado di vivere in ambienti aridi e dalla salinità elevata. Secondo un piano curato da autorità tedesche, uzbeke e kazake, nel giro di 10 anni circa 300.000 ettari saranno rimboschiti con questo tipo di vegetazione. L'obiettivo è quello di ridurre del 60%-70% la velocità del vento al suolo durante le frequenti tempeste di sabbia in modo da ridurre sensibilmente la quantità di polveri che i venti portano nei dintorni.
Note [modifica]
^ Ansa - 19.05.2008 Da secche mar di Aral emerge città,
^ Nel 2007 il lago era era ridotto al 10 per cento della dimensione originaria. Si veda Risanare il mare d'Aral, in Le Scienze, giugno 2008, n.478
^ WB - The Aral Sea is coming back 26.05.2008 Sito ufficiale della Banca Mondiale
^ The World Bank aids in revival of the north Aral 23.06.2008 Articolo del Turkish Weekly.
^ The Kazakh Miracle: Recovery of the North Aral Sea 01.08.2008 Articolo dell' Environment News Service.
SanPietroburgo.it s.r.l. - Via San Senatore n. 2 - 20122 Milano - Tel: 02-867211 / 02-84256650 - Fax: 02-700434094
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