ARMENIA
LA DENOMINAZIONE
Il termine “Armenia” non è il nome originario del Paese. Infatti in origine il suo nome era “Haystan” che significa “la terra di Hayk”. Hayk, secondo la leggenda, era la massima divinità dell’Armenia pagana, discendente di Noè. Hayk era un condottiero che liberò la sua terra dal dominio dei babilonesi. Oggi è considerato il fondatore della nazione armena. A Yerevan, la capitale dell’Armenia, è possibile ammirare una statua che raffigura Hayk che impugna arco e frecce. Uno dei discendenti di Hayk, Armenak, probabilmente diede il nome alla nazione. Furono, infatti, i persiani a utilizzare per la prima volta questo nome per riferirsi al territorio dell’attuale Armenia. Più tardi anche i greci cominciarono ad utilizzare questo nome per riferirsi a questi popoli.
STORIA
Le prime tracce dell’impero armeno sono da ricondurre alla civiltà di Ararat o Urartu. Gli urartei erano un popolo molto sviluppato non solo da un punto di vista militare, ma anche culturale. L’allora capitale, Artashat, era un importante centro culturale del periodo ellenistico. Intorno al primo secolo avanti Cristo il loro regno occupava un vasto territorio compreso tra tre mari: il mar Mediterraneo, il mar Caspio e il mar Nero. In quel periodo, però, l’impero romano stava espandendo il proprio potere nei territori orientali. Nel Sessantasei avanti Cristo, l’impero armeno subì un’importante sconfitta ad opera di Pompeo e diventò un protettorato romano. Riuscì, tuttavia, a mantenere una certa indipendenza. Infatti i romani concedettero loro di nominare governatori propri. L’imperatore romano Nerone arrivò addirittura a incoronare il re Tiridate Primo, re di Armenia. Seguì, quindi, un periodo di pace. Uno degli anni più importanti nella storia dell’Armenia è il Trecentouno dopo Cristo. In quell’anno, infatti, l’Armenia adottò il Cristianesimo come religione ufficiale di stato. L’Armenia è stato in assoluto il primo impero a diventare cristiano. L’impero romano, per esempio, adottò il Cristianesimo ben settantanove anni dopo. La conversione al Cristianesimo della nazione armena iniziò durante il regno del re Tiridate Terzo. Secondo quanto tramandato dalle leggende, il re si ammalò gravemente in seguito a violenti atti di repressione da lui decretati contro coloro che professavano la religione cristiana. Un giorno la sorella del re ebbe un sogno premonitore in cui le venne predetto che il re sarebbe stato guarito solo da Gregorio, un uomo che lo stesso Tiridate Terzo aveva condannato e fatto imprigionare nella fossa di Khor Virap (in armeno “fossa profonda”) nell’antica città ellenistica di Artashat tredici anni prima. Il re ordinò così di liberare Gregorio e di portarlo da lui per verificare le sue doti di guaritore. Gregorio, divenuto poi santo come Gregorio l’Illuminatore, riuscì a guarirlo e il re decise di convertirsi al Cristianesimo. Il cristianesimo fu ufficializzato come religione di stato e Gregorio diede vita alla prima Chiesa Apostolica Armena. Oggi San Gregorio è considerato il santo patrono dell’Armenia e una delle sue reliquie, il cranio era conservato nella chiesa di San Gregorio Armeno a Napoli dove giunse da Costantinopoli. Nei secoli successivi il territorio dell’Armenia fu oggetto di contesa da parte dei parti, romani, arabi, mongoli e persiani. Questo causò un netto indebolimento che tuttavia non impedì all’Armenia di conservare la propria identità culturale. Soltanto verso la fine dell’Ottocento dopo Cristo l’Armenia riconquistò la propria indipendenza. Questo portò a un grande sviluppo culturale. In particolare venne fondata una nuova città, Ani, che divenne la capitale. Il periodo di indipendenza dell’Armenia, però, non durò molto. Infatti nel Mille e Settantuno venne riconquistata dai turchi selgiuchidi. A seguito dell’occupazione dei selgiuchidi, molte famiglie armene abbandonarono il Paese e si sistemarono in Cilicia. Fino alla fine del Mille Trecento fu proprio la Cilicia a concentrare il centro principale dell’Armenia. Nei secoli successivi l’Armenia cadde sotto il dominio dapprima dell’Egitto e quindi dell’impero ottomano e della Persia. Nella prima metà del Mille Ottocento un’altra grande potenza si affacciò sui territori armeni. Si tratta dell’impero russo che, dopo la guerra con la Turchia, ottenne gran parte dei territori dell’attuale Armenia. Il grande obiettivo della Russia era ottenere uno sbocco sul mare. Per questo l’Armenia rappresentava un punto strategico. I territori dell’attuale Armenia erano così suddivisi: una parte erano sotto il dominio russo, mentre la parte restante sotto il dominio ottomano. Questi ultimi erano chiamati appunto “armeni ottomani”. Verso la fine del Diciannovesimo secolo , i turchi ottomani cominciarono a perpetrare dei massacri nelle città e nei villaggi armeni che si trovavano all’interno dell’impero ottomano. Il processo di pulizia etnica raggiunse il suo apice tra il Mille Novecento Quindici e il Mille Novecento Diciotto, quando i turchi ottomani organizzarono la deportazione di massa e il massacro di un milione e mezzo di armeni, nel tentativo di eliminare sistematicamente la loro nazione. I sopravvissuti al genocidio armeno fuggirono e riuscirono a trovare rifugio. Molti di loro si stabilirono in Medioriente, in Europa e in Nord America, creando una comunità della diaspora armena in tutto il mondo. Questo cruento episodio viene oggi ricordato come “genocidio armeno”, mentre gli armeni lo chiamano “grande crimine” e lo ricordano il Ventiquattro Aprile. La Turchia tutt’oggi non riconosce il genocidio armeno, mentre gli altri Paesi Europei a partire dal Duemila e Quindici, su esempio di Papa Francesco, hanno riconosciuto quello armeno come il primo genocidio del Ventesimo secolo.
Nel Mille Novecento Diciotto, dopo la fine della prima guerra mondiale, l’Armenia fu dichiarata una repubblica indipendente. Anche in questo caso, però, l’indipendenza dell’Armenia non durò a lungo. Infatti soltanto due anni dopo, nel Mille Novecento Venti, l’Armenia cadde sotto il potere dei bolscevichi e nel Mille Novecento Ventidue divenne une delle repubbliche sovietiche. Nel Mille Novecento Novantuno, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’Armenia tornò ad essere indipendente. Il giorno in cui si celebra l’indipendenza è il Ventuno Settembre. Dopo Settant’anni di dominio sovietico, l’Armenia ha riconquistato la sua indipendenza e da allora ha cominciato a crescere e a svilupparsi come una repubblica democratica indipendente.
IL PAESAGGIO ARMENO
L’Armenia confina con la Georgia, l’Iran, la Turchia e l’Azerbaijan. Per via della sua collocazione geografica, l’Armenia sarebbe da considerare uno stato asiatico. Tuttavia la sua vicinanza culturale all’Europa la portano a far parte dell’area europea. L’Armenia è un paese perlopiù montuoso che occupa la parte meridionale del Caucaso, tra l’Europa e l’Asia. Le montagne sono in gran parte vulcani spenti. La cima più alta è quella del monte Aragats. Si tratta appunto di un vulcano spento, costituito da quattro vette, la più alta delle quali misura Quattromila e Novantacinque metri. Oltre alle montagne che creano un paesaggio naturale molto suggestivo, l’Armenia vanta anche molti parchi nazionali. Ad alta quota a circa Mille Novecento metri, si trova anche il lago più grande dell’Armenia. Si tratta del lago di Sevan, il cui nome significa “lago nero”. Il nome è legato a una leggenda secondo la quale gli abitanti del luogo, per sfuggire all’attacco degli invasori, avevano attraversato il lago ghiacciato per rifugiarsi su un’isola. Quando i nemici attraversarono anch’essi il lago, il ghiaccio si sciolse inghiottendo i corpi. Agli abitanti locali il lago apparì così come una lunga distesa nera per via dei corpi galleggianti. Dal lago di Sevan nasce il fiume Hrazdan che bagna Yerevan, la capitale dell’Armenia, e si getta, quindi, nel fiume Aras, il quale, con i suoi Mille e Settantadue chilometri, è il più lungo di Armenia. IL MONTE ARARAT
Il monte Ararat è stato a lungo conteso tra Armenia e Turchia. Oggi si trova in territorio turco ma è possibile ammirare le sue cime innevate dalla capitale armena Yerevan. Il monte Ararat, il cui nome in armeno significa “luogo creato da Dio”, è ricordato per l’episodio della Bibbia dell’arca di Noè. Infatti l’arca, al termine del diluvio, approdò sulle pendici del monte Ararat. Nel corso degli anni Quaranta del Novecento è stato individuato un oggetto, denominato in seguito “anomalia dell’Ararat”, che secondo alcuni sarebbe un relitto dell’arca. La fotografia fu scattata da un aereo militare statunitense che sorvolava la zona, al confine tra Armenia e Turchia, durante gli anni della guerra fredda. Gli statunitensi notarono come l’oggetto avesse una forma innaturale e non potesse essere, quindi, una roccia. Con il passare degli anni e l’avvento della tecnologia, entrarono in gioco i satelliti che cercano di fotografare l’oggetto per studiarne i dettagli. Tuttavia le condizioni climatiche impedirono una corretta ripresa dell’Anomalia dell’Ararat. Tuttavia queste foto evidenziarono che sotto la spessa coltre di neve si trovava, in effetti, del materiale molto simile al legno. Per la prima volta nel Duemila e Quattro è stata organizzata una spedizione per raggiungere la vetta della montagna dove si trova l’anomalia per stabilire una volta per tutte se effettivamente si trattava dei resti dell’arca di Noe’. Le autorità turche, tuttavia, negarono i permessi alla spedizione, in quanto la zona che comprende il monte Ararat è un territorio militare. Nell’aprile del Duemila e Dieci un ‘altra spedizione ha raggiunto la zona dove si troverebbe questa anomalia e ha esaminato il legno ritrovato. Secondo lo studio al carbonio 14 il legno risalirebbe a più di quattromila anni fa. Tuttavia non è ancora stato possibile stabilire con certezza se i resti ritrovati appartengano effettivamente all’arca di Noè. |