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La pił famosa raccolta di favole scritte in Oriente č quella comunemente denominata ''Mille e una notte''.
È centrata sul re persiano Shāhrīyār, che, essendo stato tradito da una delle sue mogli, uccide sistematicamente le sue spose al termine della prima notte di nozze. Un giorno, non essendoci più fanciulle in età da marito, ordina al visir di dargli in sposa una delle sue due figlie. La maggiore, Sharāzād, si offre volontaria salvando la sorella. Così la bella e intelligente ragazza, per far cessare l'eccidio e non essere lei stessa uccisa, escogita un trucco e attua il suo piano con l'aiuto della sorella: ogni sera racconta al re una storia, rimandando il finale al giorno dopo. Va avanti così per mille e una notte; e alla fine il re, innamoratosi, le rende salva la vita. Ciascuna delle storie principali delle Mille e una notte è quindi narrata da Sherazad; e questa narrazione nella narrazione viene riprodotta su scale minori, con storie raccontate dai personaggi delle storie di Sherazad, e così via. Questo espediente narrativo, che ancora oggi ha nelle Mille e una notte uno dei suoi casi d'uso più illustri, è da alcuni paragonato a quello del teatro nel teatro che giunge attraverso Shakespeare fino a Pirandello e soprattutto a Boccaccio, il quale è stato il primo a portare questo tipo di narrazione in Europa, dove la narrazione "interna" serve in molti casi a chiarire le posizioni dei protagonisti.
L’ambientazione delle novelle è alquanto varia: il racconto-contenitore, come pure altre novelle, ha una origine indo-iranica ed appartiene al nucleo più antico. In molte altre novelle intervengono jinn e spiriti, che denotano una antica derivazione persiana.
Si individua pure un ciclo dei racconti di Baghdad (chiaramente di tradizione arabo-musulmana), nelle quali assume un ruolo fondamentale il califfo Hārūn al-Rashīd ed un ciclo di novelle ambientate in Egitto (per lo più al Cairo), più avventurose e di origine più recente, nelle quali si riconoscono influssi giudaici.
Alcune novelle, infine, sono parzialmente ambientate in Cina ed altre negli Urali.
In tempi successivi vennero aggiunti racconti estranei, quali Le avventure di Sindbad il marinaio o La storia dei sette vizir.
Inizialmente tramandate oralmente, da un punto di vista temporale si ritiene che la prima stesura organica delle novelle sia datata attorno al X secolo. È infatti di questo periodo un'opera dal titolo persiano Hazār afsane (Mille favole), che potrebbe essere identificata col nucleo più antico de Le mille e una notte.
A supportare questa datazione approssimativa esiste la dichiarazione di uno storico secondo il quale all’inizio del XII secolo in Egitto l’opera Alf layla wa-layla (titolo arabo che letteralmente significa "Mille e una notte") era molto popolare e conosciuta.
D’altro canto, il manoscritto dal quale vennero effettuate le traduzioni che la diffusero in Europa era già esistente nel 1500.
In alcune novelle si trovano riferimenti alla potenza navale di Genova, Venezia e Zara, come pure citazioni di particolari armi o istituzioni egiziane: tutte tracce che possono suggerire diverse datazioni.
Successivamente diversi autori si cimentarono sia in traduzioni della prima versione francese del Galland, sia in traduzioni di altri originali, ciascuno interpretando diversamente lo spirito delle novelle.
In Inghilterra primo a cimentarsi fu l'orientalista Edward Lane, che creò una versione più estesa rispetto a quella di Galland ma assai censurata, per adattarsi alla rigida morale vittoriana. Per reazione, il poeta John Payne, amico di Burton, si cimentò in una propria versione in cui lasciò da parte la morale in nome di una maggiore aderenza all'originale, reintegrando tanti dei passi ingiustamente tagliati. Sollecitato dall'interesse che le Mille e una notte riscuotevano, anche Richard Francis Burton si mise allora all'opera per una traduzione. La sua versione è assai arcaica nella lingua e riporta alcune differenze rispetto a quelle dei due predecessori e di Galland. L'erotismo del testo fu accentuato soprattutto dalle minuziose note ed appendici, che non si limitano però a fornire delucidazioni sul materiale sessuale ma coprono innumerevoli aspetti dei costumi dei vari stati musulmani dando un interessante supporto al lettore. La sua versione rimane la più estesa di quelle mai pubblicate (sedici volumi: dieci di Mille e una notte più sei di Notti supplementari, in cui sono incluse le storie "orfane" di Aladino e Alì Babà).
In Italia una traduzione assai accurata è stata approntata dal grande arabista Francesco Gabrieli che si avvalse dell'apporto di Umberto Rizzitano, Costantino Pansera e Virginia Vacca. Il lavoro fu eseguito per la casa editrice torinese Einaudi.
Esiste ancora, in quattro volumi editi da Alberto Marotta a Napoli nel 1956, una traduzione delle Mille e Una Notte di Giovanni Haussmann (volumi I e II) e di Mario Visetti (volumi III e IV), dalla traduzione russa condotta dagli arabisti M. A. Sallier e I. Kratchkovsky sull'edizione di Calcutta del 1839-41, e pubblicata dal 1932 al 1939 nelle edizioni dell’Accademia sovietica delle Scienze di Leningrado.
Inoltre, riportando la nota bibliografica della traduzione edita da Marotta, le traduzioni italiane precedenti sono numerosissime ma tutte più o meno incomplete o condotte praticamente sulla traduzione settecentesca di Antoine Galland.
Una traduzione ricca di annotazioni è quella in francese di René Rizqallah Khawam, a partire da manoscritti originali del XIII secolo, pubblicata nel 1986.
Si ricordano le anonime apparse nelle seguenti edizioni: Ferraris, 1852; Perelli, 1862; De Angelis, 1864; Lubrano, 1864 (terza edizione); Pagnoni, 1872; Carrara, 1881; Chiurazzi, 1884; Tommasi e Checchi, 1888; Bietti, 1893; Salani, 1893 (a cura di Armand Dominicis); Soc. Ed. Milanese, 1908 (traduzione integrale dal Galland); Nerbini, 1909; Istituto Editoriale Italiano,1914; Nugoli, 1921-25; Sandron, 1922; Salani, 1924-28 (riveduta sul testo arabo da Francesco D'Arbela); Istituto di Arti Grafiche, 1924 (a cura di Arturo Jahn Rusconi); Bolla 1928; UTET, 1928 (a cura di Angelo Maria Pizzagalli); Genio, 1933 (riduzione di Lilli Ferrari Accama); Hoepli, 1944 (riduzione di Teresita e Flora Oddone); Einaudi, 1948.
Jorge Luis Borges, nella Storia dell'eternità, analizza le traduzioni delle Mille e una notte, segnalando la già citata versione di Burton.
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Il re Shahriyąr deluso ed infuriato per il tradimento della moglie concepisce un odio mortale per l'intero genere femminile. A causa di ciņ egli ordina al vizir, che č anche il padre di Shahraząd, di condurgli una vergine ogni notte: avrebbe passato la notte con lei e la mattina seguente ne avrebbe ordinato l'esecuzione. La strage continua per tre anni finché Shahraząd bella, saggia e coraggiosa non si offre di passare la notte col re dicendo al padre: "O rimarrņ in vita, o sarņ il riscatto delle vergini musulmane e la causa della loro liberazione dalle mani del re e dalle tue". Shahraząd, per non essere messa a morte dal vendicativo re, per mille e una notte, tiene desta la curiositą del sovrano con i suoi racconti straordinari, ora incatenati l'uno all'altro come anelli di una collana, ora rinchiusi l'uno nell'altro come in un sistema di scatole cinesi. Quando Shahraząd smette di raccontare, il re Shahriyąr ormai ha dimenticato per amor suo l'antico odio per le donne; il tempo e la fantasia l'hanno riconciliato con la vita. Shahraząd ha salvato se stessa e ben pił di mille e una fanciulla.
Questa la storia-cornice: una storia di per sé straordinaria, che offre Shahraząd all'ammirazione di lettori, imitatori, poeti ed artisti. Shahraząd č diventata per l'occidente la regina-madre di tutte le odalische che hanno popolato da secoli le letterature europee, le gallerie d'arte e i palcoscenici dei balletti.
Per il mondo arabo Shahraząd č il simbolo della forza dell'intelligenza, del fascino della parola, del potere di seduzione e in questo senso Shahraząd rappresenta tutt'altro che il modello dell'odalisca sensuale e passiva, caro all'immaginario occidentale. In realtą essa č una donna attiva, abile, astuta, artefice della propria salvezza e di quella delle altre donne, capace di suscitare amore nel sovrano e di conservare vivo in lui questo amore.
Prologo Storia di Alą ed-Din, figlio di Shams ed-Din Storia di Sindbad il Marinaio Storia di una donna e dei suoi cinque corteggiatori Storia di Dalila la volpe e di Alģ il cairino, detto Argentovivo Storia di Abu Qir e Abu Sir Storia di Aladino e della lampada incantata Ali Baba e i quaranta ladroni Storia di Khalifa, il pescatore di Bagdad
Le mille e una notte
Le mille e una notte Vasta antologia di racconti di autori ignoti di origine persiana, araba e indiana, redatta nel corso di molti secoli e composta di fiabe, aneddoti e leggende di tradizione orale. Fra queste, le storie di Alģ Babą, Aladino e Sindbad il marinaio sono particolarmente famose nei paesi occidentali e costituiscono una preziosa fonte di informazione per gli studiosi dell'antica cultura mediorientale. I pił antichi frammenti del testo risalgono al IX secolo; l'antologia si sviluppņ poi fino a raggiungere la forma che conosciamo, fissata in lingua araba nel tardo XV secolo. Ad Antoine Galland si deve la prima edizione occidentale dell'opera in francese in dodici volumi (1704-1717). I racconti delle Mille e una notte sono narrati dalla leggendaria principessa Shahrazad all'interno di una storia che funge da cornice per l'opera intera: il sultano Shahriyar, convinto dell'infedeltą della moglie, la fa strangolare e decide di prendere ogni sera una nuova sposa e farla uccidere il giorno seguente. Benché conosca le intenzioni di Shahriyar, Shahrazad accetta di sposarlo, ma la notte delle nozze racconta a sua sorella una storia avvincente, facendo in modo che il sultano la ascolti e interrompendo il racconto prima della conclusione: per poter conoscere la fine della storia, il sultano le concede un altro giorno di vita. Con questo stratagemma, Shahrazad riesce a tener viva l'attenzione di Shahriyar per mille e una notte, e alla fine il sultano decide di lasciarla in vita.
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