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Uzbekistan: storia

UZBEKISTAN

Tra le repubbliche dell'Asia centrale, l'Uzbekistan è certamente quella più affascinante dal punto di vista storico. L'Uzbekistan si estende lungo il corso superiore dell'Amu-Darya,del Syr-Darya e dei relativi affluenti, si è sempre distinto dal resto dell'Asia centrale poichè abitato da popolazioni più sedentarie che nomadi,con metodi agricoli e abitudini comunitarie rimasti praticamente immutati dal VI secolo a.C. al XIX. Nonostante gli uzbeki abbiano abitato per secoli la regione, solo negli anni Venti del XX secolo fu creata una prima entità politica uzbeka. L'attuale Uzbekistan corrisponde in buona misura all'antica provincia persiana di Sogdiana, già importante in epoca achemenide. Nel IV secolo a.C., conquistata da Alessandro Magno, il quale sposò la figlia di un capo locale nei pressi di Samarcanda. Sotto la dinastia kusana si diffuse il buddismo e attraverso la Via della Seta s'instaurarono rapporti pacifici con il resto del mondo, favorendo così lo sviluppo di città fiorenti. Nel VI secolo d.C. dalle steppe giunsero i turchi occidentali che portarono la religione islamica e l'alfabeto scritto. Quando i turchi si spostarono in cerca di pascoli più verdi, la Persia tornò a esercitare nuovamente il suo potere, finchè Gengis Khan e le sue orde invasero la regione. Nel XIV secolo l‘Uzbekistan tornò a essere fiorente con l'ascesa di Tamerlano, lo spietato condottiero e mecenate che fece di Samarcanda una splendida capitale islamica. La regione conobbe il dominio degli arabi, tra il VII e l'VIII secolo per passare nuovamente sotto il controllo dei turchi nel X secolo. Nel XIII secolo entrò a far parte dell'impero mongolo, prima sotto Genghis Khan e poi sotto Tamerlano. Nel XVI secolo I canati uzbeki di Bukhara e di Khiva furono fondati , seguiti nel XVIII secolo dal canato di Kokand. Tra il 1865 e il 1873 la Russia estese il proprio controllo su tutta la regione, riducendo Khiva e Buhara a protettorati. Nel 1865 Taškent venne conquistata e due anni dopo venne eletta sede di un governatorato del Turkestan (“Paese dei turchi”), al quale venne assoggettato nel 1876 il canato di Kokand. Sotto il dominio zarista il territorio uzbeko venne quasi totalmente adibito alla coltivazione del cotone, che rimpiazzò la tradizionale coltivazione estensiva. La conseguente penuria di prodotti alimentari provocò diverse rivolte, che furono represse nel sangue dalle autorità zariste; la più violenta ed estesa si verificò nel 1916, quando oltre al Turkestan, contro Mosca si sollevarono altre regioni dell'Asia centrale.

Il dominio sovietico

Nel 1917 dopo la Rivoluzione russa, i bolscevichi si scontrarono con il movimento nazionalista dei basmachi, che animò la breve autonomia musulmana di Kokand e continuò a resistere alla sovietizzazione fino al 1928. Nei primi anni di vita dello stato sovietico, la regione venne suddivisa in una repubblica autonoma del Turkestan (1918; come parte della Repubblica russa) e nelle repubbliche indipendenti di Khiva e Buhara (1920). Nel 1924 confluirono tutte nella Repubblica socialista sovietica dell'Uzbekistan, che comprese, fino al 1929, anche il Tagikistantour uzbekistan. Nel 1925 l'Uzbekistan entrò a far parte dell'URSS. Nel 1936 alla repubblica uzbeka venne unita, come entità autonoma, la Repubblica dei Caracalpachi. Durante il ventennio seguente la repubblica venne sottoposta a una campagna di deislamizzazione e fatta oggetto di frequenti repressioni, condotte dalle autorità di Mosca per scongiurare il formarsi di istanze nazionaliste. Nella seconda metà del secolo la regione conobbe un'ulteriore estensione della coltivazione del cotone, che arrivò a coprire la quasi totalità del territorio, peggiorandone la già precaria situazione ecologica. A pagare il prezzo più alto di questa scelta fu soprattutto la parte nord occidentale del paese, affacciata sul lago d'Aral. Nello stesso periodo l'Uzbekistan conobbe una forte crescita demografica, che lo portò a diventare la terza repubblica dell'URSS per popolazione. Nel 1989 al vertice del Partito comunista uzbeko venne eletto Islam Karimov, che l'anno seguente assunse anche la presidenza della repubblica. Il 1° settembre 1991 l 'Uzbekistan proclamò la sua indipendenza dall'URSS, e nel 1992 divenne uno stato sovrano nell'ambito della Comunità di stati indipendenti (CSI) e membro delle Nazioni Unite. Il regime autocratico Nonostante l'adozione formale del multipartitismo, il paese si mostrò lontano dal pervenire a un assetto democratico. Il Partito democratico del popolo ( Chalk Demokratik Partijasi , CDP), nato dal Partito comunista, continuò a dominare la vita politica. Karimov, riconfermato alla presidenza nel dicembre 1991 con l'86% dei voti, rafforzò il controllo sul governo centrale e sulle amministrazioni provinciali, potenziò la polizia segreta e interdisse le opposizioni politiche. Molti tra i membri dell'opposizione furono costretti a dimettersi; diversi vennero arrestati o espulsi dal paese. Abdumannob Pulatov, leader del movimento di opposizione Birlik (“Unità”), arrestato il giorno successivo alla promulgazione della nuova Costituzione mentre teneva una conferenza sui diritti umani, fu condannato a tre anni di prigione con l'accusa di calunnie nei confronti del presidente Karimov e costretto all'esilio. Nel 1992 l'inizio della guerra civile nel confinante Tagikistan (dove vive una consistente minoranza uzbeka), fu il pretesto per un ulteriore inasprimento delle misure repressive nei confronti dei gruppi di opposizione e delle organizzazioni politiche e sociali tagike; nel contempo, anche i mezzi di comunicazione di massa furono colpiti dall'ondata repressiva e posti sotto diretto controllo statale. Nello stesso 1992 fu schiacciata nel sangue la rivolta islamista nella valle di Fergana. L'anno seguente venne costretto all'esilio Mohammed Yussuf, muftì ufficiale della repubblica. Tashkent nella crisi regionale centroasiatica Dopo la riconferma dell'egemonia del CDP, il partito di regime, nelle elezioni politiche del gennaio 1995, un referendum svolto nel marzo seguente rinnovò fino al 2000 il mandato presidenziale di Karimov. Nonostante i timidi passi verso l'apertura compiuti dal regime verso la fine degli anni Novanta – con la concessione alle opposizioni di una maggiore agibilità politica e a Pulatov di rientrare nel paese – la situazione dell'intera regione rimase tuttavia critica e instabile. Allentati gli stretti legami economici e militari avuti sino ad allora con la Russia, nella seconda metà degli anni Novanta l'Uzbekistan avviò un processo di apertura verso i paesi occidentali, soprattutto con gli Stati Uniti, con viaggio uzbekistancui firmò degli accordi economici. Questo processo ebbe una forte ricaduta sulle relazioni commerciali uzbeke; infatti, mentre gli scambi con i paesi ex sovietici subirono una sensibile flessione, aumentarono quelli con i paesi industrializzati e in particolare con la Germania e il Giappone. Nel contempo, l'Uzbekistan si rifiutò di concedere alla Russia e alla CSI la protezione delle proprie frontiere, firmando nel 1996 un primo accordo, ancorché formale, di cooperazione militare con gli Stati Uniti. Tuttavia, gli sviluppi del conflitto nel vicino Tagikistan (conclusosi nel 1997 con la firma di un trattato di pace a Mosca, senza la consultazione di Taškent), l'aumento delle tensioni con il Kirghizistan (appoggiato dalla Russia), e soprattutto la situazione in Afghanistan – dove le truppe islamiste del comandante uzbeko Rashid Dostum, ostili al governo di Taškent, conservavano il controllo della regione di Mazar-e Sharif – indussero Karimov a riavvicinarsi alla Russia. Inoltre, nel 1997 nella valle di Fergana riprese la rivolta islamista, alla quale si accompagnarono frequenti incursioni guerrigliere dall'Afghanistan e dal Tagikistan. Lo stesso Karimov, agli inizi del 1999, subì un attentato, probabilmente per opera dei fondamentalisti islamici. Rimesse a tacere le opposizioni con il pretesto della “minaccia islamica”, nel gennaio del 2000 Karimov fu rieletto incontrastato alla presidenza del paese con il 92% dei consensi. La ripresa autoritaria del regime di Taškent ne provocò tuttavia un profondo isolamento internazionale; mentre i paesi occidentali avanzavano pesanti critiche all'operato di Karimov, il Fondo monetario internazionale (FMI) chiuse la sua rappresentanza uzbeka. Agli inizi del 2001 Karimov riaprì le consultazioni con Mosca, che condussero, in giugno, all'ingresso dell'Uzbekistan nell'Organizzazione della cooperazione Shanghai, fondata nel 1996 da Russia, Cina, Tagikistan, Kirghizistan e Kazakistan e detta anche “gruppo dei cinque di Shanghai

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