ULAN BATOR
La linea ferroviaria transiberiana che va da Mosca a Vladivostok si dirama a partire dalla zona del lago Baikal verso la Mongolia e verso Pechino. In questo tratto assume il nome di Transmongolica. Ulan Bator, secondo la dicitura russa, o Ulaanbaatar, secondo quella mongola, è la capitale della Mongolia ed è la prima tappa della ferrovia trans mongolica. E’ il principale centro politico, economico e culturale del Paese. Ha una superficie di circa sette mila metri quadrati e una popolazione che si aggira intorno al milione di abitanti. Ulan Bator è attraversata dal fiume Tuul che nasce dai monti Hentij a circa mille e trecento metri di altitudine. La città è circondata da ogni lato da montagne. Il monte più importante è il Bogd Han UUl al quale sono legate diverse leggende. Nel diciottesimo secolo era assolutamente vietato abbattere alberi o cacciare nelle vicinanze della montagna in quanto era considerata sacra. La parola “Bogdo” significa, infatti, santo, saggio. Durante il regno Lama qui due volte l’anno venivano praticati dei sacrifici. La nascita del culto risale al 1778, quando fu presentata la richiesta dal governatore in persona: il culto della montagna sacra venne allora legittimato. Secondo un’altra leggenda più antica, la montagna avrebbe protetto Gengis Khan in fuga dai nemici, nascondendolo nelle sue grotte. Una volta salito al potere Gengis Khan avrebbe ordinato di venerare la montagna. In seguito i mongoli ritenevano che la montagna nascondesse da qualche parte sulla cima le armature e le armi del grande eroe. Durante il periodo della dominazione manciuriana, le popolazioni locali scrissero addirittura all’imperatore a Pechino perché sostenevano che Gengis Khan fosse addirittura nato ai piedi della montagna. L’imperatore accolse la petizione e ordinò che due volte l’anno venissero inviati da Pechino bastoncini aromatici e drappi di seta per omaggiare l’eroe.
Ulan Bator da un punto di vista amministrativo è suddivisa in nove distretti, ciascuno dei quali prende il nome da un monte che circonda la città. Per godere al massimo degli incantevoli paesaggi tra la Russia e la Mongolia, il nostro tour in Transiberiana propone il viaggio in autobus da Ulan Ude a Ulan Bator. In questo modo, in una giornata di viaggio, si passa dalla Russia alla Mongolia senza effettuare soste troppo lunghe ai confini tra i due paesi.
STORIA DI ULAN BATOR, PRIMA TAPPA DEL TOUR IN TRANSMONGOLICA
Ulan Bator non fu la prima capitale della Mongolia. La prima fu, infatti, Karakorum che, divenendo capitale dell’impero mongolo, divenne anche una delle città più importanti dell’epoca. Qui giungevano rappresentanti dei governi di tutto il mondo. Il nipote di Gengis Khan, Kublai Khan, dopo la conquista della Cina, spostò la capitale dell’impero da Karakorum all’attuale Pechino, tappa finale del viaggio in Transiberiana e Transmongolica.
Urga
Le origini di Ulan Bator, crocevia del tour in transiberiana, sono legate alla figura di Zanabazar, famoso con il nome di Ondor Gegeen, il primo capo spirituale della chiesa buddista mongola. Nacque in una famiglia di importanti feudatari e studiò, come era consuetudine all’epoca, presso i monaci lama. Oggi gli storici mongoli sono concordi nel collocare la fondazione dell’attuale Ulan Bator nel 1639.
Allora al congresso dei governatori di tutti i Khalkha della Mongolia Settentrionale venne presa la decisione di nominare capo buddista Zanabazar, il figlio di Tushet Khan. Divenne uno straordinario scultore, poeta e inventò il Soyombo, l’alfabeto mongolo. Per lui venne costruito un palazzo. I governatori delle altre zone della Mongolia inviavano presso di lui una parte dei loro sudditi come iniziati. Questi si sistemarono attorno al palazzo montando le loro iurte, ricoperte con un telo non bianco, bensì giallo. Così sorse la città di Urga, sulle rive del lago Shireet Tsagan Nuur, nell’attuale distretto di Burd Aimaka Uvurkhangaj.
Il termine “Urga” ha origine russa e deriva dalla parola mongola “Orgo” che significa “palazzo”, “tenda di un nobile”. Gli stessi mongoli chiamavano la città Ikh Khuree che significa “ grande” o “sacro accampamento”. Urga per i mongoli ha un significato profondo, perché qui è nato il senso religioso della nazione.
Ondor Gegeen, sebbene non visse nel monastero di Ikh Khuree, contribuì molto alla sua crescita e si occupò personalmente della ristrutturazione dei primi templi. Una delle costruzioni più belle era il tempio della Grande Tranquillità. Venne costruito accanto al palazzo di Zanabazar e circondato da una recinzione gialla. Questo tempio si ergeva nella piazza principale della città, aveva un tetto a due piani dalla brillante doratura ed era ricoperto per intero da campanelli metallici che risuonavano al vento.
All’inizio gli abitanti di Urga erano perlopiù poveri monaci lamaisti. Erano circa dieci mila e costituivano più della metà della popolazione della città. Ogni estate nella città, che diventerà poi una delle principali lungo il percorso della transiberiana, si teneva lo Tsam, un tradizionale corteo festoso. Dalle “porte trionfali”, che si ergevano proprio di fronte al tempio della Grande Tranquillità, partiva un’ampia strada. Su questa veniva condotto il dio vivente, Bogdo Gegen, il quale era l’unico che potesse passare attraverso queste porte sacre. Sulla strada verso la piazza dell’Adorazione molti pellegrini procedevano con in mano delle speciali tavolette: essi celebravano cento mila culti che si credeva portassero pietà. Su questa piazza, dal lato orientale, si affacciavano tutti i templi principali di Urga e più avanti si trovavano i templi della guarigione, di astrologia e tanti altri. Una volta che il corteo dei lamaisti era finito, le vie della città ritornavano immersi nel silenzio e si potevano incontrare allora soltanto i pellegrini che passavano da un luogo di culto all’altro. Tutti i lama e i monaci aderivano al voto del celibato; pertanto qui non si vedevano donne ad eccezione di alcune vecchie che gestivano i campi.
Urga, in qualità di capitale di un popolo nomade, cambiò molte volte la sua posizione. I viaggiatori che intraprendono il tour in transiberiana e trans mongolica possono vedere ancora le iurte, le tende tipiche delle popolazioni nomadi della Mongolia. Dal 1639 al 1778, quindi in centro trenta nove anni, la capitale si spostò per ben ventotto volte. In sostanza si stanziò nella piana tra i fiumi Orkhon, Tola e Charaa. Praticamente ogni cinque- dieci anni si spostava su un altro territorio. Tuttavia a partire da questo periodo la città si era già notevolmente ampliata, erano già stati costruiti decine di nuovi templi. Pertanto gli spostamenti diventavano sempre più difficoltosi in quanto richiedevano molti sforzi. Nel 1778 l’accampamento divenne una vera e propria città sulle rive del fiume Tola, in un’immensa piana circondata dalle montagne, le cui cime erano ricoperte di alberi di abeti, pini e cedri.
Ikh Khuree
Già da molto tempo i mongoli costruivano molte iurte, alcune delle quali sono oggi visitabili dai turisti che viaggiano in transiberiana e trans mongolica, a guardia dell’accampamento del loro khan. Per questo l’accampamento assunse il nome di Ikh Khuree che significava “grande cerchio”. Urga divenne Ikh Khuree nel 1778 quando si fermò sul luogo dell’odierna capitale, sulle rive del fiume Tola, nella piana tra le quattro montagne. Il primo a ritrarre la capitale della Mongolia fu il pittore pietroburghese Martinov nel 1806. Prima la città era soltanto il centro religioso. Col tempo divenne anche il centro politico del Paese. Qui si sviluppò la cultura mongola con la creazione di scuole religiose, in cui i ragazzi studiavano i testi mongoli e tibetani, i riti religiosi e l’etichetta. Qui nacquero e operarono straordinari studiosi, quali Dandar-agramba, Shishe-Gabsczhi, e Damdin, che contribuirono alla nascita culturale della città sulla linea trans mongolica.
Già da tempo a Urga svettavano edifici dalle dorate cupole coniche e dai tetti rivestiti di piastrelle. Piccole case, sparse per tutta la città, erano attaccate l’una all’altra. Le vie e i vicoli apparivano con pareti costruite con mattoni a vista o in argilla e ciascuno con la propria porta. Ogni casa aveva un cortile chiuso sulla via. Qui vivevano piccoli funzionari, poveri contadini, che si erano trasferiti a Urga in cerca del pane quotidiano per vivere, e i mercanti. Ben presto, però, sorse una disputa tra i membri del clero e i mercanti, in quanto, secondo le leggi lamaiste, le botteghe dei mercanti non potevano sorgere a distanza di voce umana dai templi. Quando all’inizio del XIX secolo i bazar giunsero fino alle mura dei monasteri, i monaci si rivolsero a Pechino con una petizione e persino la residenza di Bogdo-Gegen fu spostata dai tempi principali al monastero, situato nella parte nord occidentale della piana, dove oggi passa la ferrovia trans mongolica. Questo scontro portò alla separazione della città in tre parti: in una era situato il monastero con il centro della chiesa lamaista, in un’altra il monastero di Gandan, dove c’erano i templi e vivevano i monaci, la terza era il quartiere commerciale di Maimacen che viveva secondo delle leggi proprie. La sera, infatti, tutte le porte d’ingresso venivano chiuse e nessuno poteva più accedervi. Questa situazione si protrasse per una decina di anni, finchè i lamaisti cedettero. Successivamente a Urga comparvero anche commercianti cinesi, russi e americani.
Tra gli anni 1778 e 1855 la capitale divenne non soltanto il centro del buddismo, ma uno dei centri amministrativi più importanti della Manciuria. Nel 1834 venne costruito il tempio Maidar, alto cinquanta cubiti. Nel 1835 a Est di Ikh-Khuree sorse il quartiere commerciale di Maimacen, in seguito rinominato Amgalanbatar. Qui la gran parte degli abitanti erano cinesi che commerciavano verdure. Maimacen giocò un ruolo importante nello sviluppo commerciale della Mongolia.
Famosissimo era il tempio di Maidari-sum, il cui tetto doveva superare le cupole mongole, decorate come le iurte. In questo tempio si trovava un’enorme statua di Maidar, il Buddha prossimo. Il Buddha di rame, ricoperto successivamente di oro, fu modellato a Dolonor, in quanto si credeva che lì Ondor Gegeen avesse trasferito le fonderie artigiane. Quando la statua a blocchi venne trasferita nel tempio in legno di Urga, l’edificio cominciò a crollare. Per questo fu costruito un nuovo tempi fatto con assi di legno che imitavano la struttura dei monasteri tibetani. Maidari sedeva su un baldacchino in mezzo a degli idoli con le gambe piegate e le mani benedicenti. Prima di lui c’erano coppe di bronzo alte candele rosse rettangolari inserite in candelabri; alla base fiori di loto finti. Da sotto il baldacchino scendevano molti drappi di seta di vario colore. Non c’era un soffitto e la testa di Maidari raggiungeva quasi il tetto della cupola.
A partire dal 1855 i confini della città, oggi tappa fondamentale per chi viaggia in transiberiana e trans mongolica, cominciarono ad ampliarsi considerevolmente e, accanto a iurte di feltro, sorsero costruzioni permanenti in stile classico orientale. Alla fine del diciannovesimo secolo l’aspetto della città di Urga era piuttosto sgradevole. Ci offre una descrizione dettagliata lo scrittore russo Obrucev: “ le vie non sono pavimentate, ci sono rifiuti ovunque. Buttano la spazzatura in strada e ci sono solo cani randagi che fanno da spazzini ripulendo le vie dallo sporco. Una moltitudine di mendicanti indossa stracci sporchi, ostenta piaghe e deformità, vagano per le vie o siedono presso le entrate dei cortili dei templi”.
Nisleel Khuree
Nell’anno del maiale bianco, il 1911, quando la Mongolia si liberò dal giogo manciuriano e divenne uno stato indipendente, il 16 dicembre il santo Giavzandamba fu proclamato capo illustrissimo e spirituale della Mongolia. In questo momento la città, per la prima volta dopo duecentosettantadue anni dalla sua fondazione, ricevette lo status di capitale di una nazione indipendente. Per questo cambiò il suo nome in Nisleel Khuree. Da un punto di vista politico vi furono grandi cambiamenti. La città si trasformò da centro prettamente spirituale e religioso quale era in centro amministrativo e politico, culla della lotta rivoluzionaria. Ancora, però, non era collegata alla Russia con la ferrovia transiberiana.
Ulan Bator, la nascita della capitale mongola, sulla ferrovia trans mongolica.
All’inizio di luglio del 1921 l’esercito nazionale insieme a una parte dell’Armata Rossa sovietica liberò la capitale dal potere dell’esercito bianco del barone Unghern. Subito dopo la vittoria il governo della città fu affidato al Ministero degli Interni. Si creò però la necessità di creare un governo a livello comunale. Per questo il comitato centrale e il governo provvisorio decisero di formare un’amministrazione temporanea.
Il 29 ottobre del 1924 il primo “chural”, l’assemblea legislativa statale consolidò lo status di capitale dello stato mongolo e diede il nome Ulan Bator che significa “eroe rosso”. Ancora oggi il 29 ottobre si festeggia il giorno della capitale, tappa obbligata per chi viaggia in transiberiana e transmongolica. Il primo sindaco di Ulan Bator fu Moonon Bayar, che ricevette la carica nel 1924. In questo stesso anno fu approvato anche lo statuto provvisorio. Le nuove costruzioni assorbirono il territorio della vecchia Urga. L’antica atmosfera rimase solo nel quartiere del monastero di Ganden.
Oggi Ulan Bator è una città completamente diversa. E’ un vero e proprio ibrido tra Europa e Asia. Qui convivono iurte e grattacieli, auto europee di ultima generazione con sgangherati filobus di epoca sovietica. La crescita degli investimenti negli ultimi quindici anni è aumentata di dieci volte ed è oggi pari a un miliardo e trecento milioni, e per una popolazione di due milioni di abitanti è una somma ingente. L’apertura delle frontiere ha dato una forte spinta anche alle esportazioni. Un’altra fonte importante per l’economia del Paese, è il turismo. La maggior parte dei turisti giungono a Ulan Bator proprio via treno. Infatti uno dei motivi per cui il tour in transiberiana è così affascinante è proprio il fatto che dà la possibilità di conoscere tre diverse culture (russa, mongola e cinese) in un unico viaggio.
Nel 1998 la città di Ulan Bator contava seicento settanta mila abitanti. Nel 2008 più di un milione e duecento mila. In dieci anni, quindi, la popolazione è raddoppiata. Durante il periodo sovietico per un aimak era piuttosto difficile stabilirsi a Ulan Bator. Oggi si ha l’impressione che qualsiasi abitante della Mongolia possa raggiungere Ulan Bator, trovare un pezzo di terra fuori città, coltivarlo e piantare la propria iurta. In seguito registrarsi e diventare un abitante della capitale, crocevia della ferrovia transiberiana.
Gli abitanti di Ulan Bator si vestono all’europea. I giovani non sono molto diversi dai russi. Tuttavia i mongoli non dimenticano le proprie tradizioni. Piuttosto frequentemente si possono incontrare (per la verità si tratta quasi sempre di persone adulte o anziane) persone con l’abito tradizionale mongolo. Tuttavia anche i giovani indossano questi abiti, soprattutto la sera dell’ultimo giorno di scuola.
Oggi Ulan Bator è invasa da moderni suv. Si dice che per i mongoli sia più facile comprare un suv che riparare le strade della capitale. Chi se li può permettere compra suv giapponesi o coreani. I più ricchi hammer americani. Questo è testimonianza delle precarie condizioni in cui versano le strade in Mongolia, soprattutto fuori dalla capitale Ulan Bator. Un detto recita “in Mongolia non ci sono strade, ci sono solo direzioni”.
Il governo mongolo ha approvato il programma per la “trasformazione dei quartieri di iurte in quartieri residenziali”. Questo si articola in tre tappe. Una prima tappa tra il 2008 e il 2011 di sviluppo del piano e definizione della quantità di investimenti previsti. La seconda fase, tra il 2012 e il 2015 ha visto la costruzione di villaggi di iurte con complessi abitativi con sofisticate soluzioni. Una terza fase che si protrarrà fino al 2020 prevede la costruzione di quartieri di iurte nella zona centrale della città e in periferia.
La stazione ferroviaria centrale di Ulan Bator si trova a otto chilometri dal centro. La linea ferroviaria mongola ha una lunghezza di mille ottocento quindici chilometri. Il primo tratto fu costruito nel 1938 tra Nailaka e la zona industriale di Ulan Bator ed era lungo quaranta tre chilometri. Ulan Bator è un nodo ferroviario fondamentale per i passaggi dalla Russia alla Cina ed è una tappa obbligata per chi effettua il tour in transiberiana e transmongolica. Soprattutto nel periodo estivo è difficilissimo trovare biglietti per Pechino, nonostante venga aggiunto un treno sulla linea trans mongolica che porta dalla capitale mongola a quella cinese.. L’industria ferroviaria è una delle principali della Mongolia: da essa dipendono gli sviluppi economici di tutto il Paese. Il trasporto di carbone, grano, fieno, lana e petrolio non sarebbe oggi possibile senza l’utilizzo della linea ferroviaria trans mongolica.
I luoghi imperdibili per chi viaggia in transiberiana e trans mongolica
Memoriale Zaisan
Fu costruito per celebrare il supporto dell’Armata Rossa all’esercito mongolo e la vittoria dei due eserciti presso Khalkhin Gol. Si trova nel quartiere Chan Chul sulla collina di Zaisan. Fu eretto in occasione del cinquantesimo anniversario dell’evento. Sulla sommità della collina è posta una guglia di calcestruzzo con la falce e il martello. Una gigantesca figura di un soldato e pannello circolare sono dedicati all’amicizia tra il popolo russo e quello mongolo. Al centro della composizione un calice con la fiamma eterna che simboleggia l’amicizia tra i due Paesi, uniti dalla ferrovia transiberiana e trans mongolica. Dalla cima si apre una stupenda vista sulla città di Ulan Bator e sulla pianura del fiume Tola.
Centro del patrimonio culturale e religioso di Zanabazar (statua di Buddha)
Oltre la collina di Zaisan si erge la statua, altra diciotto metri, del giovane Buddha, altra tappa imperdibile per chi effettua il viaggio in transiberiana e trans mongolica. Ai suoi piedi si trova la stanza dove fu fondato il centro religioso-culturale dedicato al patrimonio di Ondor Gegeen. Qui sono raccolte le sue principali opere. Rispettivamente alla sinistra e alla destra della statua sono disposte una grande campana di bronzo e un tamburo. Oggi il parco di Buddha è una dei luoghi di visita più gettonati, soprattutto dai viaggiatori in transiberiana e trans mongolica che fanno sosta a Ulan Bator.
Ritratto di Gengis Khan sul monte Um
Un altro luogo imperdibile dove i viaggiatori in transiberiana e trans mongolica possono sostare nelle giornate di visita ai parchi è il ritratto di Gengis Khan, sul monte Um. La figura ritratta di Gengis Khan, il cui sguardo è rivolto verso la città di Ulan Bator, fu costruito sul versante settentrionale del monte Um, della catena montuosa di Bogdo Uula, a Ovest di Zaisan, in occasione del seicentesimo anniversario dalla formazione del grande stato mongolo (2006). L’inaugurazione ufficiale avvenne il 7 luglio del 2006. Il ritratto è alto duecento quaranta metri e largo trecento venti, in totale l’area è di quattro virgola sei ettari. Inizialmente gli ideatori del progetto volevano creare il volto di Gengis Khan con dei fiori ma l’amministrazione locale respinse la richiesta per mancanza di fondi. Si passò, quindi, all’idea di utilizzare delle pietre. Fu lo stesso presidente della Mongolia a posare il primo pezzo di marmo.
Monumento a Marco Polo
Il monumento al mercante veneziano Marco Polo si trova in centro a Ulan Bator, nella parte Sud orientale di piazza Suhbator. La statua è poggiata su un piedistallo. Marco Polo è ritratto con un’armatura europea, sulla sua spalla destra è poggiato un falco. Fu realizzato a partire da un bozzetto dello scultore B. Denzena in parte con fondi statali in parte con donazioni private. Fu posto in un piccola piazza antistante l’edificio “Central Tower”, che si trova nella parte orientale della piazza Gengis Khan, altro luogo imperdibile per chi effettua il tour in transiberiana e transmogolica. Fu inaugurata il 5 dicembre 2011. Parte della popolazione di Ulan Bator non comprese la necessità di una statua dedicata a uno straniero. Monumento a Hoelun, la madre di Gengis Khan.
Simboleggia la saggezza, la perseveranza e la compassione di tutte le donne mongole. Hoelun, dopo la morte del marito Yesugei, un valoroso guerriero, avvelenato dai Tartari, sopravvisse a molte difficoltà, crescendo da sola ben sei figli tra i due e i dieci anni. Li allevò come giusti ed eroi. Divenne famosa come madre nobile e saggia. Gengis Khan la ricordò con queste parole: “ mia madre ha sofferto più di tutti per unire i popoli”.
PIAZZA SUHBAATAR
La piazza centrale di Ulan Bator è intitolata all’eroe della Rivoluzione Damdini Suhe-batora. Da questa piazza, nel luglio del 1921, il capo dell’esercito rivoluzionario, dopo aver preso la città di Urga insieme all’Armata Rossa, si rivolse alla popolazione della capitale con queste parole: “se noi, tutto il nostro popolo, ci uniamo in un unico desiderio, in un’unica volontà, non ci sarà mai niente al mondo che non potremo raggiungere, non ci sarà niente che non conosceremo e che non potremo fare”. Queste parole sono scolpite al basamento della statua dell’eroe che svetta al centro della piazza. Secondo alcune fonti questa piazza è una delle più grandi del mondo. Tuttavia non rientra nella lista delle prime dieci. La storia della piazza
All’inizio del ventesimo secolo la piazza centrale di Urga, nucleo originario della città oggi crocevia della linea transiberiana e trans mongolica, non occupava un vasto spazio ed era situata a sud della residenza di città di Bogdo Gegeen. Il nome della piazza era Ikh Celee. La piazza era circondata da templi buddisti, case di nobili e del clero e anche dai mercati. Sulla piazza principale si radunavano pellegrini che giungevano qui per adorare Bogdo Gegeen. Su questa stessa piazza il 16 dicembre del 1911 si tenne la cerimonia della sua salita al trono durante la rivoluzione e, il 29 dicembre del 1919, la cerimonia della fine dell’autonomia.
Dopo l’ingresso nella capitale, l’8 luglio del 1921, delle truppe della milizia popolare guidate da Suhe-Baator, sulla piazza si tennero grandi manifestazioni popolari. Uno dei soldati, Gava, soprannominato “testa di osso”, notò il luogo dove urinava la cavalla di Suhe-Baator (questo era tradizionalmente considerato un buon segno) e seppellì in quello stesso posto un amuleto speciale. L’11 luglio nella zona della piazza dove sorge oggi il teatro dell’Opera, fu costruita una tribuna di legno, dalla quale il primo Ministro Bodo dichiarò la fondazione della repubblica. Da quel momento questa zona della piazza viene usata per le assemblee. Da una di queste assemblee, il 23 dicembre del 1921 fu decisa un’opera di taglio delle trecce a donne e bambine e persino un sequestro a tappeto di cappelli tradizionali e gioielli. Nel 1922 in occasione dell’anniversario della rivoluzione, Suhe Baator organizzò una parata militare nella piazza e una gara di tiro con l’arco a cui lui stesso partecipò, classificandosi primo. Tra il 1923 e il 1924 la piazza, simbolo della città sulla linea trans mongolica, fu rinominata Suhe-Baator.
L’11 luglio del 1927 aprì il teatro popolare e, nel 1931,per celebrare il decimo anniversario della rivoluzione, di fronte al teatro fu eretto un obelisco dedicato a Suhe-Baator, opera dello scultore sovietico Pomeranzev.
Nel 1946, durante la posa dell’asfalto, Choibalsan, che partecipava ai lavori in qualità di semplice operaio insieme a Zedenbal, riportò alla luce l’amuleto seppellito da Gava nel 1921. Si decise allora di erigere su questo punto un nuovo monumento a Suhe-Baator, al posto dell’obelisco che fu spostato sul lato verso il Ministero. Il monumento, inaugurato l’8 luglio del 1947, fu realizzato dallo scultore Choimbol. Nel 1951 sul luogo dove sorgeva il teatro, distrutto da un incendio due anni prima, fu eretto il palazzo del governo. Un anno dopo la morte di Choibalsan, di fronte al palazzo, fu costruito un mausoleo dedicato a Suhe-Baator e Choibalsan.
Fino al 1989 sulla piazza si sono tenute manifestazioni giovanili e parate militari, la più imponente delle quali si tenne in occasione della visita a Ulan Baator di Leonid Brezhnev, nel 1966. Nel 1990 nel pieno della rivoluzione democratica, sulla piazza si tennero innumerevoli comizi e scioperi e all’inizio di luglio del 2008 anche violenti scontri che causarono molte vittime.
In seguito alla ricostruzione, avvenuta tra il 2004 e il 2006, la piazza è notevolmente cambiata. In primo luogo è stato demolito il mausoleo di Suhe Baator. Inoltre è stato rimosso l’asfalto e sono state poggiate delle lastre di granito. Inoltre è stato installato un impianto di illuminazione. Nel 2006 è terminata l’imponente opera di ricostruzione del palazzo del governo. I viaggiatori in transiberiana e trans mongolica possono ammirare sulla facciata le statue di Gengis Khan e di due dei suoi più fedeli seguaci, Muchali e Boorchu, oltre a due dei più importanti Khan, Ogodei e Kublai.
Nel 2010 la piazza venne rinominata in onore di Gengis Khan, senza interpellare il parere dei cittadini.
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