PECHINO
Capitale di un paese che suscita il fascino del mondo intero, Pechino è il cuore di una nazione che vanta una delle più antiche civiltà della storia dell’umanità. Inoltre è il punto di arrivo, o di partenza, della ferrovia transmongolica.
Pechino è una città imponente. E’ conosciuta in tutto il mondo per la famosissima piazza Tienanmen, con il mausoleo di Mao e la Città Proibita. Pechino è una metropoli dinamica e moderna che ha subito un forte sviluppo, non solo economico, anche dopo aver ospitato, nel 2008, le Olimpiadi. L’antica città con le sue case basse e i vicoli labirintici si è via via trasformata in una moderna metropoli ricca di grattacieli avveniristici.
Tuttavia in questa corsa verso il futuro, Pechino ha mantenuto il fascino del suo passato e della sua millenaria storia. La folla e la temperatura possono sembrare soffocanti, ma ci sono anche graziosi parchi e bellissime zone in riva ai laghi dove trovare un po’ di quiete. Pechino è la località ideale per assaggiare la cucina cinese, famosa in tutto il mondo.
Pechino non è la città più popolosa della Repubblica Cinese. Vanta, però, il primato di essere la città più estesa del mondo. Ha una superficie di sedici mila ottocento chilometri quadrati. Ha una disposizione urbanistica molto regolare, che si sviluppa come una gigantesca scacchiera intorno alla Città Proibita. Cinque anelli stradali concentrici abbracciano il centro della città.
Pechino è il nome che fu affettuosamente riportato dai diplomatici e missionari europei che erano giunti in Oriente. Il nome in cinese mandarino significa “capitale del Nord” e si contrappone a Nanchino, la precedente capitale, il cui nome significa “capitale del Sud”.
In realtà la città si affermò come il principale centro culturale e politico soltanto dopo l’occupazione della Cina da parte dell’impero mongolo nel XIII secolo, quando fu conquistata da Gengish Khan. Suo nipote Kublai Khan ribattezzò la città Khanbalik (letteralmente città del Khan) e da qui governò l’impero più vasto che il mondo abbia mai conosciuto. Gli invasori mongoli scelsero Pechino come capitale in quanto, rispetto a Zhongdu e Nanchino, era geograficamente più vicina alla Mongolia. Sotto la fase della dominazione mongola inizia lo sviluppo architettonico e culturale di Pechino. Prima infatti, era sempre stata una città ai margini dell’impero. Da questo momento in poi inizia ad acquistare maggiore centralità. Anche Marco Polo, dopo il suo viaggio in Oriente, descrive questa città con il nome di Cambaluc. Dopo essere stata trasferita in un’altra località per un breve periodo, intorno al 1400, la capitale fu riportata a Pechino dal sovrano Yongle della dinastia dei Ming che spese molte risorse per abbellire la città. Fu lui a battezzare la Cina col nome di “Beijing”. Questo imperatore è passato alla storia come l’architetto della moderna Pechino. Sotto il suo regno furono, infatti, costruite quelle che sono ora le maggiori attrazioni turistiche della capitale cinese: la Città Proibita e il Tempio del Cielo. Intorno a queste si svilupparono i quartieri commerciali della città. La dinastia successiva, quella dei Qing, continuò l’opera di abbellimento di Pechino, facendo costruire templi, pagode e palazzi.
Pechino rimase la capitale dell’impero cinese anche durante il regno della dinastia Qing e al momento della proclamazione della Repubblica di Cina, avvenuta nel 1912.
Verso la fine degli anni Venti del Novecento, però, il Kuomintang, il Partito Nazionalista cinese, decise di spostare la capitale da Pechino a Nanchino, “la capitale del Sud”. La vecchia capitale venne conquistata dai giapponesi nel 1937 e rimase in mano nipponica fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Nel gennaio del 1949 l’esercito di Liberazione Popolare fece il suo ingresso a Pechino. Il 1° ottobre di quello stesso anno Mao Tse-tung proclamò solennemente di fronte a una folla di circa cinquecento mila cittadini, riuniti in piazza Tienanmen, la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Come avevano fatto gli imperatori prima di loro, i comunisti trasformarono profondamente l’aspetto di Pechino per adattarla al loro ideale. Interi isolati vennero ridotti in macerie per allargare i viali principali della capitale. Dal 1950 al 1952 la bellissima cinta muraria venne rasa al suolo per facilitare la circolazione del traffico. Prima della rottura dei rapporti diplomatici con l’allora Unione Sovietica, avvenuta negli anni Sessanta, gli architetti e gli ingegneri russi contribuirono a dare a Pechino una profonda impronta stalinista.
Le importanti riforme varate nel corso degli ultimi decenni dal governo cinese per introdurre anche in questo paese le regole del libero mercato hanno trasformato Pechino in una città moderna, con imponenti grattacieli, eleganti centri commerciali e strade intasate dal traffico. Il panorama della città, su cui un tempo lo sguardo spaziava a perdita d’occhio, adesso è disseminato di alti condomini e palazzi d’uffici. Quella che un tempo era una città grigia e trascurata, oggi è più verde, pulita e vivibile. Una spinta importante è stata sicuramente fornita dalle Olimpiadi del 2008. Nella moderna Pechino si possono distinguere tre stili architettonici. Il più antico, legato all’epoca della Cina imperiale, un esempio del quale è dato dalla piazza Tienanmen, uno stile sovietico, piuttosto austero, legato soprattutto agli anni Sessanta del Novecento e, infine, i nuovi grattacieli edificati dopo il 2000, tra cui spiccano le opere create per le Olimpiadi: in nuovo stadio Olimpico, detto anche “nido d’uccello” e il Swimming Center, detto “cubo d’acqua”.
LA CITTA’ PROIBITA
E’ una delle attrazioni imperdibili per chi giunge fino a Pechino con la mitica ferrovia transiberiana e trans mongolica. Il termine cinese mandarino è “Purpurea città proibita”. Si tratta del più vasto e meglio conservato complesso di edifici antichi della Cina. Fu la residenza di due dinastie imperiali, i Ming e i Qing, che di rado si allontanarono dall’incantevole dimora. La costruzione del complesso fu iniziata nel 1406 e durò circa quindici anni. Il nome deriva dal fatto che l’accesso era vietato a chiunque non facesse parte della dinastia al potere. Solo gli inglesi, durante la famosa guerra dell’oppio, nella seconda metà dell’Ottocento, riuscirono a penetrare la Città Proibita. Il complesso rettangolare del palazzo è enorme (circa 72 ettari) e non ha a caso è considerato il più grande palazzo esistente al mondo: vi sono circa ottocento edifici con novemila stanze. E’ cintata da mura costruite in mattoni e terra battuta. Queste mura non servivano solo come strumento di difesa ma anche come sostegno per i numerosi palazzi situati all’interno. La grandezza della Città Proibita fa sì che il complesso sia costantemente in fase di restauro. Lo stile dei vari palazzi testimonia la sontuosità dello stile architettonico cinese. La Città Proibita è suddivisa in due parti principali: la corte esterna, il luogo dove avvenivano le cerimonie e la corte interna dove viveva la famiglia dell’imperatore e dove avvenivano gli incontri di stato. I principali palazzi delle cerimonie si trovano al centro, lungo il viale che corre fra la porta settentrionale e quella meridionale. Il palazzo più importante è quello della Suprema Armonia. E’ sopraelevato rispetto alla piazza ed è a oggi il più grande complesso in legno di tutta la Cina. Al tempo della dinastia Ming, in questo palazzo si riunivano i membri della corte che conferivano con l’imperatore. Durante il regno della dinastia Ming, invece, veniva utilizzato per le incoronazioni dei sovrani e altre celebrazioni, quali ad esempio matrimoni. Nonostante le dimensioni, questa zona è spesso affollata; potrebbe essere più interessante andare alla scoperta dei cortili e dei padiglioni che si aprono su entrambi i lati del viale principale.
Dal 1987 fa parte della lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.
PIAZZA TIENANMEN
E’ la più grande piazza di Pechino e del mondo (più di quattrocento mila metri quadrati), una vasta spianata lastricata senza alberi né panchine nel cuore di Pechino. Il suo nome, che in cinese mandarino significa “porta della Pace Celeste”, è legato alle manifestazioni di protesta, duramente represse, che videro protagonisti gli studenti di Pechino nella primavera del 1989. Nonostante la piazza sia il centro simbolico dell’universo cinese, quel che si vede oggi è una ricostruzione moderna voluta da Mao per comunicare l’idea della grandezza del Partito Comunista. L’originale venne costruita all’inizio del 1400. Il gigantesco ritratto di Mao campeggia ancora sulla Porta della Pace Celeste, all’estremità settentrionale della piazza, fiancheggiato dagli slogan “viva la Repubblica Popolare Cinese” e “viva l’unità tra i popoli della terra”. All’estremità meridionale della piazza, la Porta Anteriore è ciò che resta delle mura che circondavano l’antica città interna nel XV secolo. Le porte, in realtà, sono due: la Torre della Freccia a Sud e la Porta Principale a Nord. Dove un tempo sorgeva la Porta del Palazzo Esterno oggi si innalza il Monumento agli Eroi del Popolo, un obelisco alto 36 metri decorato con bassorilievi che raffigurano episodi cruciali della rivoluzione. Proprio alle spalle di questo monumento sorge il Mausoleo di Mao Tse-tung. A dispetto delle atrocità che furono commesse durante il suo governo, la maggior parte dei cinesi continua a mostrare un profondo rispetto di fronte alla figura di questo leader morto nel 1976. La linea ufficiale del partito è che il governo di Mao fu giusto al 70% e sbagliato al 30%.
Il Congresso Nazionale del Popolo, l’assemblea legislativa cinese, ha sede nel monolitico e imponente Gran Palazzo del Popolo che domina il lato occidentale della piazza. Molte delle sale, perlopiù scialbe, portano i nomi delle provincie e delle regioni della Cina e sono decorate nello stile tipico di quelle zone.
Sul lato Est della piazza si trova il Museo di Storia Cinese e il Museo della Rivoluzione Cinese. Questi due musei rimasero chiusi dal 1966 al 1978 per permettere la revisione della storia alla luce delle ultime direttive del Partito Comunista, e questa tradizione continua ancora oggi con frequenti chiusure.
TEMPIO DEI LAMA
Questo bellissimo e grandissimo tempio di Pechino è un tripudio di colori. Le cinque sale principali e le dieci sale espositive ospitano una serie innumerevoli di Buddha sorridenti. La statua più famosa è quella del Buddha Maitreya, alta circa diciotto metri e scolpita da un solo albero di sandalo. Il Tempio dei Lama fu la residenza ufficiale del conte Yin Zhen prima che diventasse imperatore e si trasferisse nella Città Proibita. Nel 1744 il complesso fu adibito a monastero per i lama. In qualche modo il tempio sopravvisse miracolosamente alla Rivoluzione Culturale, e negli anni Ottanta fu aperto a molti novizi provenienti dalla Mongolia Interna. Attualmente è considerato il tempio più importante del buddhismo tibetano al di fuori dei confini di questo paese. IL TEMPIO DI CONFUCIO E IL COLLEGIO IMPERIALE
Nell’hutong (vicolo) che inizia di fronte al Tempio dei Lama si trovano il Tempio di Confucio e il Collegio Imperiale. Il complesso del tempio ha un aspetto piuttosto trascurato, ma rappresenta un’oasi di tranquillità rispetto alle altre mete turistiche di Pechino. Le stele nel cortile recano iscritti i nomi di coloro che superarono i concorsi, i primi nella storia, per accedere alla pubblica amministrazione della corte imperiale. Il Collegio Imperiale era il luogo in cui l’imperatore, una volta l’anno, commentava i testi classici di Confucio davanti a un uditorio di migliaia di studenti e professori che lo ascoltavano in ginocchio.
PARCO BEIHAI
E’ un parco situato a Nord-Ovest della Città Proibita di Pechino. Si sviluppa intorno al lago Beihai e ha quattro ingressi. In questo luogo un tempo sorgeva il palazzo del Kublai Khan, il fulcro di Pechino, prima della creazione della Città Proibita. In posizione dominante sull’isolotto Jade svetta la Dagoba Bianca, altra 36 metri, costruita nel 1651 in occasione di una visita del Dalai Lama, e in seguito ricostruita nel 1741. Arriva alla dagoba, una costruzione a cupola in cui sono custodite reliquie buddhiste, attraverso il Tempio Yongan, con le sue sale decorate con statue di divinità buddhiste e famosi lama, e un canneto di bambù.
PARCO JINGSHAN
L’attrattiva principale di questo parco di Pechino è la vista impagabile che offre sulla Città Proibita, che si estende immediatamente a Sud. La collina centrale, formata dal terreno estratto durante la costruzione del fossato che circonda la Città Proibita, pare che protegga l’antica residenza degli imperatori cinesi dagli spiriti maligni o dalle tempeste di sabbia provenienti dal Nord.
IL PALAZZO D’ESTATE
Si trova nella parte Nord Ovest a circa quindici chilometri dal centro di Pechino, nel distretto di Haidian. E’ il più grande parco di una residenza reale di tutta la Cina. Esso è occupato, in buona parte, dal lago Kunming.
Fu iniziato nel 1750 come residenza estiva della corte imperiale, che si trasferiva in questo luogo per cercare di sfuggire alla calura estiva che arroventava la Città Proibita. Nel 1860 fu distrutto dall’intervento militare delle forze franco-inglesi. L’imperatrice vedova Cixi avviò la ricostruzione del parco nel 1888 utilizzando il denaro che in origine era stato destinato alla costituzione di una flotta moderna. Dal 1924 è aperto al pubblico ed è stato uno dei primi palazzi della cui manutenzione il governo centrale di Pechino si è occupato. Nel 1998 è stato incluso nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dall’UNESCO.
Il complesso è formato da numerosi palazzi, giardini e orti botanici.
L’edificio principale del complesso è il Palazzo della Benevolenza e della Longevità. E’ situato vicino al lago dalla parte della porta orientale, dove l’imperatore trattava gli affari di stato e riceveva gli ospiti. Lungo la sponda settentrionale del lago si trova il Lungo Corridoio che si estende per settecento metri ed è decorato con scene mitologiche. Vi sono anche alcune mostre dedicate all’imperatrice vedova Cixi, con i suoi oggetti personali e i mobili antichi. Il parco comprende anche diversi templi dalle elaborate decorazioni, che offrono belle vedute del parco. In estate è possibile affittare una barca per attraversare il lago, mentre d’inverno si pattina sulla sua superficie ghiacciata. Il parco si trova a circa dodici chilometri a nord-ovest del centro di Pechino.
IL TEMPIO DEL CIELO
Il Tempio del Cielo è una delle principali attrazioni turistiche di Pechino ed è situato nella zona Sud della città. Fu iniziato nel 1420, durante il diciottesimo anno del regno dell’imperatore Yongle. La sua costruzione fu poi continuata anche sotto le dinastie Ming e Qing. E’ il più bell’edificio Ming di tutta la Cina. In origine il complesso, che occupa un parco di duecento settanta tre ettari, ospitava i solenni riti celebrati dal Figlio del Cielo, vale a dire l’imperatore, che veniva in questo luogo a pregare perché il raccolto fosse abbondante, per ottenere la benedizione divina e per espiare i peccati del popolo. Nel 1918 venne creato il parco intorno al tempio. Esso cominciò ad attrarre molti turisti non solo stranieri ma anche provenienti dalla stessa Cina. Essi erano spinti dal desiderio di ammirare gli edifici unici, intrisi di profonda spiritualità. Dopo l’istituzione della Repubblica Popolare Cinese, nel 1949, il governo investì ingenti somme di denaro per preservare il tempio.
Nel 1998 è entrato a fare parte delle meraviglie del Mondo dell’UNESCO.
La pianta del parco e sua ubicazione, così come la forma e il colore degli edifici al suo interno, hanno un preciso significato simbolico legato all’antico rapporto tra cielo e terra. All’ingresso del tempio il turista è pervaso da un senso di solennità, pace, rispetto e quiete. Alla vista degli altari sacrificali si è attraversati da un forte senso di purezza. Per meglio simboleggiare il Cielo e la Terra, la parte a Nord del tempio è di forma circolare, mentre la parte Sud è quadrata. Questo riflette l’antica credenza cinese per cui il Cielo fosse rotondo, mentre la Terra quadrata. L’Altare Rotondo, dove gli imperatori tenevano le cerimonie per celebrare il Cielo, è costruito secondo una logica simmetrica basata in modo quasi ossessivo sulla ripetizione del nove, considerato un numero celeste. Ci sono nove anelli di pietra, ciascuno formato da un numero di pietre multiplo di nove, ecc. Una caratteristica stupefacente di questo altare è la sua capacità di amplificare la voce di chi parla dal centro della terrazza più alta. Immediatamente a nord dell’Altare Rotondo si trova la Volta Celeste Imperiale, circondata dal Muro dell’Eco. Il muro, il cui diametro misura 65 metri, riesce a trasmettere da un capo all’altra persino un bisbiglio. Il gioiello dell’intero complesso è il Palazzo della Preghiera per i Buoni Raccolti. Incredibile è come i pilastri di legno del tempio sostengano il soffitto senza l’ausilio di chiodi o cemento.
LE TOMBE DEI MING E LA VIA SACRA
E’ un’altra perla di Pechino . Si tratta di tredici tombe di sovrani della dinastia dei Ming, che ha regnato in Cina tra il 1368 e il 1644. Sono situate a una cinquantina di chilometri a Nord di Pechino. Si tratta di una zona molto bella dal punto di vista naturalistico. Il sito non fu scelto a caso. Il terzo sovrano della dinastia Ming, Yongle, colui che riportò la capitale da Nanchino a Pechino e contribuì ad abbellire la città, scelse questa località come ultima dimora. Le tombe furono posizionate seguendo la tradizione geomantica cinese, per la quale l’orientamento delle tombe doveva seguire l’ordine acqua – vento per far sì che fossero in armonia con le forze della natura. Infatti i monti che le circondano, in particolare il Monte della Longevità Celeste, fanno sì che il sito sia protetto dai venti; la posizione, invece, all’interno della vallata, fa sì che le piogge non provochino alluvioni.
Una particolarità abbastanza evidente è che le tombe non sono in ordine cronologico. Infatti ogni sovrano sceglieva il luogo che preferiva per far costruire il proprio sepolcro.
Per accedere alle tombe si percorre la famosa Via Sacra dove sono collocate trentasei statue in marmo bianco rappresentanti perlopiù animali. Ogni animale viene rappresentato quattro volte, due in piedi e due in posizione di riposo per permettere, secondo la tradizione, il cambio della guardia. Vi sono sei specie di animali che avevano un significato simbolico all’epoca degli imperatori. Troviamo il cavallo, fondamentale per gli spostamenti del sovrano all’interno del Paese, il cammello e l’elefante che simboleggiavano la maestosità dell’impero, il leone, animale potente, guardiano del sovrano, l’unicorno, protettore contro gli spiriti del male e infine il Qilin, una creatura mitologica cinese, considerato il difensore delle tombe.
GLI HUTONG DI PECHINO
Sono i famosi vicoli che attraversano in maniera tortuosa Pechino da Est a Ovest. Essi creano un affascinante labirinto dove è possibile ammirare caratteristiche abitazioni a un piano e storiche case con cortile. Il termine deriva dalla lingua mongola e indica i pozzi d’acqua potabile. Dopo che l’esercito di Gengish Khan ebbe ridotto in macerie Pechino, la città rinacque sviluppandosi intorno ai pozzi d’acqua; i mongoli, infatti, avevano un attaccamento molto forte all’acqua come elemento. Ancora oggi, passeggiando tra i vicoli degli hutong, è possibile vedere ei pozzi in disuso. Al tempio della dinastia Qing erano più di duemila le stradine di questo genere serpeggianti per la città, e negli anni intorno al 1950 se ne contavano circa seimila. Oggi il numero è sceso a non più di duemila, dove abita circa un quarto dei residenti di Pechino. Le case d’epoca, indicate da targhe bianche, sono protette, ma molte altre abitazioni, circa diecimila ogni anno, vengono brutalmente rase al suolo. Visitando gli hutong si percepisce con evidenza il contrasto tra vecchio e nuovo ed è facile vedere cortili dell’epoca Qing deturpati da moderni locali di servizio in mattoni o da ristrutturazioni di epoca socialista, oppure schiacciati senza pietà da imponenti condomini dall’aspetto tetro. All’inizio i nomi delle strade venivano tramandati oralmente dagli abitanti degli hutong; soltanto a partire dal regno delle dinastie Ming e Qing si cominciarono a scrivere.
L’hutong più lungo di Pechino, circa sei chilometri e mezzo, è quello di Dongjiaominxiang; il più corto, di appena venticinque metri è il Yichi.
Le antiche siheyuan, le case di forma quadrata con cortile interno sul quale si affacciano le stanze , cinte da mura sono le unità abitative dell’affascinante mondo che ruota intorno agli hutong. Nel cortile ci sono spesso giardini con numerose varietà di fiori e acquari. Molte sono tuttora abitate e fervono di attività. Dalla primavera all’autunno gli uomini fanno capannello davanti ai cancelli bevendo birra, giocando a scacchi e fumando. All’interno, gli albero svettano alti, offrendo ombra e una dimora per gli uccelli. I cortili più rispettabili sono chiusi da portoni rossi, alti e massicci, davanti ai quali sono sistemati un paio di leoni cinesi o due bavoguvshi (pietre tamburo, pietre di forma circolare che ricordano dei tamburi, generalmente collocate su un plinto e a volte sormontate da un leone in miniatura o da una piccola testa di drago). Molti stranieri residenti in città hanno colto il fascino di queste abitazioni e vi si sono trasferiti. Tuttavia, la maggior parte, le ha poi abbandonate, a causa del riscaldamento insufficiente, della mancanza di acqua calda e di televisione satellitare, delle condizioni critiche delle fognature e dell’impossibilità di parcheggiare sotto casa. Molte case degli hutong di Pechino sono tuttora prive di servizi igienici. Altre sono, però, state rinnovate.
Quasi tutti gli hutong di Pechino procedono da Est a Ovest, per permettere alle abitazioni di avere l’ingresso rivolto a Sud, nel rispetto dei principi del feng shui. Questo garantisce luce in abbondanza e assicura protezione dalle forze negative provenienti dal Nord. Riflette, inoltre, la disposizione di tutti i templi cinesi, che in questo modo ricevono l’energia yang (il principio maschile e positivo), e tengono a freno l’energia yin (il principio femminile e negativo). I vicoli principali sono collegati tra loro da piccoli passaggi che corrono in direzione nord-sud. A volte questi passaggi sono talmente stretti che si fatica a passare in due.
LA GRANDE MURAGLIA CINESE
La Grande Muraglia si estende per sette mila duecento chilometri dal Mar di Bo a Est fino al Deserto dei Gobi a Ovest. E’ un’autentica meraviglia, un’opera straordinaria sia per la sua bellezza sia per la sfida titanica che rappresentò dal punto di vista architettonico all’epoca in cui fu realizzata. Diversi tratti della GrandeMuraglia, soprattutto a Badaling, sono stati completamente restaurati a beneficio dei turisti. Anche le sezioni di Simatai e Jinshanling sono in ottime condizioni, ma hanno il vantaggio di essere visitate da pochi viaggiatori stranieri.
La costruzione della Grande Muraglia è attribuita a Qin Shihuang (221-207 a. C.), il primo imperatore della Cina. In realtà il suo merito fu quello di ricostruire e unire tratti di mura più antiche, erette nel VII secolo a. C. dai principati che esistevano sotto la dinastia Zhou. Il risultato fu una magnifica muraglia di quattro mila ottocento chilometri che aveva lo scopo di proteggere l’impero dalle incursioni delle tribù nomadi provenienti da Nord. La realizzazione dell’opera richiese centinaia di migliaia di braccia che in gran parte furono reclutate tra i prigionieri politici. Si calcola che nel corso di dieci anni di lavoro attorno alla Grande Muraglia morirono all’incirca un milione di persone; la leggenda vuole che i corpi degli operai deceduti venissero mescolati ai materiali utilizzati per la costruzione. Al tramonto della dinastia Qin la Grande Muraglia, dopo anni di scarsa manutenzione, mostrò i primi segni di cedimento. L’imperatore Han Wu-Di, oltre a ordinare il restauro della parte esistente, decise di prolungare la Grande Muraglia verso Ovest di altri quattrocento ottanta chilometri fino a raggiungere il deserto dei Gobi. Durante questo periodo, la Grande Muraglia fu usata essenzialmente come una strada sopraelevata che permetteva a uomini e merci di attraversare più agevolmente il terreno montagnoso. La dinastia Han istituì anche un sistema di allarme basato su segnali di fumo per diffondere rapidamente la notizia di eventuali attacchi nemici. In questo modo, la Grande Muraglia proteggeva anche commercianti ed esploratori in viaggio lungo le antiche vie carovaniere che collegavano la Cina all’Europa. La Grande Muraglia che si visita oggi è quella restaurata dalla dinastia Ming (1368-1644), una versione più alta, lunga e ornata di tutte quelle precedenti. Grazie alle nuove tecniche costruttive basate sull’utilizzo dei mattoni, la Grande Muraglia risultò anche molto più solida rispetto al passato.
LO STADIO OLIMPICO
Il bellissimo nuovo stadio Olimpico di Pechino si trova nel distretto di Chaoyang. Si tratta di un gioiello dell’architettura moderna, costruito in occasione delle Olimpiadi che si sono tenute a Pechino nel 2008. Viene chiamato “nido d’uccello” per via della struttura di acciaio esterna che lo racchiude. Ha ospitato, durante i Giochi Olimpici di Pechino, le gare di atletica e le cerimonie di apertura e chiusura. Subito dopo la fine delle Olimpiadi è stato aperto ai turisti ed è oggi una delle tappe imperdibili per chi vuole conoscere la moderna Pechino. Il progetto dello stadio è stato ideato da due architetti svizzeri, Jacques Herzog e Pierre de Meuron (che hanno progettato anche la Allianz Arena di Monaco), insieme all’architetto cinese Li Xinggang. La forma richiama, appunto, un grande nido che abbraccia e accoglie gli spettatori oppure una culla che racchiude le speranze dell’umanità per un futuro migliore. Uno degli intenti degli architetti svizzeri è stata quella di creare un grande luogo di incontro (durante i Giochi Olimpici lo stadio poteva ospitare più di novanta mila spettatori, oggi è stato ridimensionato e ha una capienza di ottanta mila posti), simbolo di aggregazione in un Paese in cui il governo esercita un forte controllo sulla popolazione.
La costruzione dell’impianto di Pechino iniziò il 24 dicembre 2003. Nel luglio del 2004, a causa di una revisione del progetto originale, i lavori subirono uno stop che si prolungò, poi, fino a dicembre dello stesso anno. I lavori ripresero e terminarono nel marzo del 2008.
Il costa totale dell’opera si aggira intorno ai 33 milioni di dollari.
La grande struttura di acciaio a forma di sella sulla sommità misura nel punto più alto 68,5 metri e nel punto più basso 42,8 metri.
IL NATIONAL AQUATICS CENTER
Il National Aquatics Center di pechino, detto anche per la sua forma il “Cubo d’Acqua”, è situato nella zona Ovest del villaggio olimpico di Pechino. Durante i Giochi Olimpici ha ospitato tutte le gare di nuoto in corsia, sincronizzato e tuffi. La sua costruzione è inizia il 24 dicembre 2003 ed è stata completata nel gennaio del 2008. E’ disposto su quattro piani. Il piano terra è destinato ai turisti; il piano sotterraneo era un piano di servizio durante lo svolgimento dei Giochi di Pechino. L’auditorium e le piscine sono situate al primo piano. L’ultimo piano è utilizzato, ora, solo per incontri d’affari. Ad esempio, dall’8 al 10 novembre 2014 il Water Cube di Pechino ha ospitato il summit dell’APEC (Cooperazione Economica Asiatico Pacifica). La forma cubica non è stata scelta a caso. Infatti il design del “Cubo d’Acqua” non attinge soltanto alla moderna architettura. Si riallaccia anche all’antica tradizione cinese. Secondo un’antica credenza cinese, infatti, la Terra era quadrata, mentre il Cielo rotondo. E’ stato progettato da architetti cinesi unitamente ad architetti australiani. E’ la più grande struttura al mondo realizzata con una membrana formata da tremila e sessantacinque bolle di etiliene tetra fluoro etilene che funge da isolante e riduce gli sprechi energetici. Questa copertura fa sì che la struttura appaia come un gigantesco cubo azzurro che riflette la luce solare. Dall’interno, invece, si ha l’impressione di vedere bolle d’acqua.
Dopo le Olimpiadi di Pechino, il centro è stato in parte riqualificato. E’ stato creato, nella parte Sud, un parco acquatico; inoltre, sono state installate zone destinate alla SPA e al relax, oltre a numerosi negozi, bar e ristoranti.
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