IOSIF ALEKSANDROVICH BRODSKIJ
VITA
Brodskij
nato nel 1940 a San Pietroburgo, è morto prematuramente per
arresto cardiaco il 28 gennaio del 1996 a New York. L'America fu
la sua patria adottiva, lì si stabilì definitivamente
dopo l'espulsione del 1972 dalla Russia che non rivedrà più:
"... in verità non credo di poterci tornare - afferma
Brodskij in un'intervista - posso farlo fisicamente. Probabilmente
un giorno prenderò un aereo o un treno e mi ritroverò
a camminare per la strada di casa mia. Ma non credo che quello sarò
io".
In Russia nel 1964, il giovane poeta Iosif fu condannato
per "parassitismo sociale" a cinque anni di lavori forzati
a nord del circolo polare artico. La poetessa Anna Ackmatova lo
sottrarrà ai lavori forzati dopo due anni, ma già
la salute era minata in maniera irreparabile. " Chi l'ha diplomato
poeta?" - gli chiese il pubblico ministero durante il processo
- "Nessuno mi ha diplomato - rispose Brodskij - è come
chiedermi chi mi ha ammesso a far parte dell'umanità".
L'essere poeta per Brodskij era un fatto naturale, non un privilegio
ma piuttosto un'esigenza del suo spirito.
Ha appena quindici anni Josif Brodskij, quando compie il suo "primo
atto libero". Si alza dalla sedia, osserva unultima volta
le facce insopportabili degli insegnanti, gli onnipresenti ritratti
di Lenin e Stalin, gli sguardi interrogativi dei suoi compagni e
comincia a camminare, lentamente, verso luscita della scuola.
In quel gesto cè già la premonizione del suo
futuro di scrittore "scomodo" e di dissidente, senza che
però questo termine acquisti mai per lui un valore espressamente
politico, rimanendo fondamentale loperazione di rottura sul
piano etico e linguistico.
Quando abbandona la scuola ha quindici anni, essendo nato a Leningrado
nel 1940 (il 24 maggio) da Alexandr, ufficiale della Marina sovietica
con la passione della fotografia, e da Maria Volpert, donna "di
una bellezza nordeuropea, direi baltica" e di buona cultura.
Il bel gesto di Brodskij ha però un costo considerevole.
Josif è costretto ad accettare ogni genere di lavoro, per
aiutare la famiglia di origini ebree che, dopo il congedo forzato
del padre (per motivi razziali), attraversa un periodo di difficoltà
economiche vivendo nella "stanza e mezza", quaranta metri
quadrati in tutto, di Litejnyj prospekt n. 24.
Nel frattempo, incoraggiato dalla madre, comincia a studiare da
autodidatta: compone le prime poesie lette in happening semiclandestini,
che cominciano a farlo conoscere in tutta Leningrado.
Quasi contemporaneamente (anni 1959-1961) alcune sue poesie vengono
pubblicate dalla rivista "Syntaksis": è apprezzato
e più volte lodato da Anna Achmatova e reclutato da un gruppo
di giovani intellettuali (Evgenij Rejn, Anatolij Najman, Dimitrij
Bobisev) che più avanti verrà ribattezzato "il
circolo di Pietroburgo". I successi letterari (migliaia di
giovani accorrevano ad ascoltare la sua voce nasale e rotonda che
leggeva poesie davvero anticonformiste, presto immesse nel circuito
del samizdat) portano però anche lattenzione sgradita
della polizia sovietica. Dopo i primi pedinamenti, i primi arresti
("le prigioni mi salvarono dallarruolamento", racconta
ironico Brodskij) e avvertimenti, nel novembre del 1963 è
al centro di una campagna di stampa che lo accusa di influenzare
negativamente i giovani e prepara il campo al processo dellanno
successivo (celebrato in marzo), sotto laccusa di "fannullaggine":
un processo che dimostra subito di avere come oggetto piuttosto
la letteratura, intesa come attività che insegna a vivere
la libertà, che luomo Brodskij. È un fatto nuovo
che contribuirà a creare un caso discusso dai giornali di
tutto il mondo.
Mentre Josif viene condannato a cinque anni di lavori pesanti da
scontare (dopo un allucinante periodo nel manicomio del carcere
"Le Croci", dove stabiliscono che è sano di mente
e pronto ad affrontare la pena stabilita) nel paesino agricolo di
Norinskaja, quattordici baracche nella zona di Arcgangelsk,
il resoconto stenografato del processo arriva in Occidente, suscitando
così tanto clamore da spingere i dirigenti sovietici a tornare
sulla propria decisione, revocando la condanna e rimettendo il poeta
in libertà.
Brodskij rientra a Pietroburgo e sopravvive grazie allaiuto
della famiglia e dei pochi amici fidati (su tutti, Anna Achmatova):
traduce poesie dallinglese (John Donne, Andrew Marwell) e
dal polacco, lingue che conosce quasi alla perfezione.
Allestero sono state nel frattempo pubblicate in russo due
sue raccolte poetiche (Stichotvorenija i poemy, 1965 più
volte ripudiate dallautore e Ostanovka v pustyne, 1970),
mentre in patria Brodskij è pronto a firmare un contratto
per la prima edizione, sistematica e controllata dallautore,
dei suoi versi: non si arriverà però mai a un accordo,
perché la situazione politica interna precipita e il KGB
include il suo nome tra quelli degli indesiderati.
Nel 1972 è invitato con fermezza ("per il suo bene")
a richiedere un visto per raggiungere Israele. In pratica è
linizio di un esilio che non avrà termine nemmeno quando
Brodskij verrà riabilitato (nel 1989) nel clima della glasnost
gorbacioviana.
Parte dalla Russia il 4 giugno, con un libro di John Donne, una
macchina da scrivere, regalo del padre, e due bottiglie di liquore
che consegnerà fermandosi in Austria, prima di raggiungere
gli Stati Uniti a Wystan Huge Auden: il primo intellettuale occidentale
che vuole incontrare di persona, lautore che per primo aveva
avuto fiducia in lui scrivendo una prefazione molto favorevole alla
prima traduzione in inglese (datata 1968) delle sue poesie.
Negli
Stati Uniti Brodskij trova la tranquillità necessaria per
affinare le eccezionali doti poetiche (pubblica Konec prekrasnoj
epochi e Cast reci, nel 1976, Rimskie Elegii, 1982, Novye
stansy v Avguste, 1983, Urania, 1987) che lo pongono, per giudizio
unanime della critica, tra le voci più raffinate, anche dal
punto di vista della rima e del metro, del panorama russo. Insegna
in varie università diventando amico - nonostante il suo
carattere chiuso e difficile - di Derek Walcott, Richard Wilburn
e Anthony Hecht. Nellinglese trova anche uno strumento nuovo
e stimolante per lattività di saggista (le prose liriche
di Less than One), di traduttore delle sue stesse poesie e per i
rari esperimenti di composizione poetiche direttamente nella lingua
della sua nuova patria. Nel 1977 diventa infatti cittadino americano.
È però grazie al premio Nobel per la letteratura,
arrivato nel 1987 (motivato da Brodskij: Per una letteratura
di livello universale, piena di lucidità e di intensità
poetica), che il suo nome diventa davvero noto in tutto il
mondo, contribuendo ad aumentare sensibilmente le traduzioni delle
sue opere in lingue straniere e i suoi viaggi allestero.
Innamorato dellItalia, (e dellitaliano, che definisce
"la lingua prima della poesia") trascorre regolarmente
le sue vacanze di fine anno a Venezia, città che finisce
al centro (come anche Roma) di alcune tra le sue poesie e prose
più riuscite. Quando comprende che i problemi cardiaci, dei
quali soffre da tempo, sono davvero seri e preoccupanti, esprime
il desiderio di venire seppellito nella sua "personale forma
del Paradiso": città di acqua e canali, come la natale
Leningrado. Dal 28 gennaio del 1996 ha trovato il suo riposo a Venezia.
OPERE
La
poetica di Brodski individua chiaramente la letteratura, e in particolare
la poesia, come strumenti privilegiati di comprensione della realtà.
Il linguaggio della poesia rappresenta un mezzo di avvicinamento
al vero, non un diaframma straniante; nel pensiero di Brodski, infatti,
lestetica è la madre delletica. Uno sguardo incapace
di riconoscere l'armonia delle cose è anche incapace di essere
giusto.
Lamore per Austen, Frost, Achmatova, Cvetaeva (lunica
con cui avesse deciso di non competere per il suo tono tragico inarrivabile),
la capacità di rimettersi in discussione attraverso la lettera
del testo e la sua plasticità rendono la sua produzione letteraria
un'opera fortemente coerente.
Riconosceva come unica divinità
la lingua: "È sciocco dire che il poeta sente
la voce della Musa", affermò in un'intervista,
"se non si chiarisce qual è la natura della Musa. Ma
se si guarda più da vicino, ci si accorge che la voce della
Musa è la voce stessa della lingua".
Tra le opere più famose di Brodski, vale la pena citare
Fondamenta degli incurabili, inno allacqua dei canali di Venezia
o Dallesilio e Poesie 1972-1985. Nel 1986, Iosif Brodski diede
alle stampe Less than One, una raccolta di saggi uscita in Italia
in due volumi: "Il canto del pendolo" e "Fuga da Bisanzio". Alcuni saggi
erano tradotti dal russo, altri li aveva scritti direttamente in
inglese, mostrando di aver sviluppato una padronanza della lingua
quasi al livello di un inglese di nascita.
In due casi, il fatto
di scrivere in inglese aveva un significato simbolico per Brodski:
in un omaggio sincero a W.H. Auden, che lo aiutò immensamente
quando fu obbligato a lasciare la Russia nel 1972 e che Brodski
considerava come il massimo poeta inglese del secolo; e in una nota
biografica sui suoi genitori, che dovette abbandonare a Leningrado
e che, nonostante le numerose richieste presentate alle autorità,
non ottennero mai il permesso di andarlo a trovare. Per onorare
i genitori, Brodski affermava di aver scelto l'inglese come lingua
della libertà.
Il canto del pendolo e Fuga da Bisanzio sono opere di grande forza,
che contengono due saggi magistrali su Osip Mandel'stam, Anna Akmatova
e Marina Cvetaeva, i poeti della generazione precedente a cui Brodski
si sentiva più vicino, oltre a due brevi capolavori di divertimento
autobiografico: il racconto sui genitori e il saggio "Meno
di uno", che ha come tema la crescita in mezzo alla noia stordente
della Leningrado degli anni Cinquanta. Vi sono anche saggi di viaggio:
una gita a Istanbul, per esempio, suscita riflessioni sulla seconda
Roma, Costantinopoli/Bisanzio, e sulla terza, Mosca, e quindi sul
significato dell'Occidente per i russi in fase di occidentalizzazione
come lui. Infine, due virtuosistici saggi critico-letterari in cui
Brodski interpreta e chiarisce alcune poesie che gli sono particolarmente
care.
BRODSKIJ E SAN PIETROBURGO
Appartamento Brodskij
Al 24 di Liteinij Prospekt, si trova labitazione sanpietroburghese
di Brodski. Lo scrittore rievoca questo appartamento e i genitori
nel saggio autobiografico "In una stanza e mezzo" in Fuga
da Bisanzio (1985).
BRODSKIJ E LITALIA
Brodskij
e Venezia
I ricordi di Brodski sono legati alla nativa San Pietroburgo che
rivive nelle sue poesie e in alcune città che visita. Sarà
Venezia la gemella di San Pietroburgo, Venezia "Città
che affondi, dove/ la ragione più salda si tramuta/ d'un
tratto in occhio umido, dove il fratello/ delle sfingi del nord,
leone alto alato e colto/ non grida "da che parte stai?",
chiudendo il libro,/ felice di annegare/ dentro lo sciabordio degli
specchi.".
La città lagunare tanto amata e nella quale
riposano le sue spoglie, gli ispirò lo splendido libretto
Fondamenta degli incurabili, nel quale il poeta, forse stanco della
sua vita raminga intrisa di ricordi, descrive così se stesso:
"I cani non sognano padroni nuovi nella loro decrepita senilità
sognano altre case, scale strane, odori bizzarri, mobili inconsueti,
una topografia sconosciuta. Ed è meglio non disturbarli,
il segreto è tutto qui". Venezia ingloba tempo, letteratura,
bellezza, memoria "acqua è uguale a tempo, e l'acqua
offre alla bellezza il suo doppio. Noi, fatti in parte d'acqua,
serviamo la bellezza allo stesso modo. Toccando l'acqua, questa
città migliora l'aspetto del tempo, abbellisce il futuro.
Ecco le funzioni di questa città nell'universo".
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