FIODOR
MIKHAILOVICH DOSTOEVSKIJ
Dostoevski è romanziere moderno, contemporaneo e la sua
opera esercita un fascino permanente.
Psicologo delle profondità del mistero umano, egli scava
dentro il nostro male d'anima, racconta la nostra difficoltà
di essere liberi e di dover sempre scegliere: la libertà
è un peso tremendo da portare. Nonostante tutto non è
mai pessimista e conserva la sua fede nell'uomo la cui esistenza
è una continua lotta, un alternarsi di cadute e resurrezioni,
tanto che a volte sembra precipitare nell'abisso senza possibilità
di risalire. Ma anche allora - come Aljocha Karamazov - il cuore
intravede "una strada di cristallo". E in fondo c'è
il sole.
VITA
Fedor
Michajlovic Dostoevskij nacque a Mosca il 30 ottobre 1821, secondo
di sette figli, da Michajl Andreevic, medico di origine lituana
che ha ottenuto un posto e un alloggio presso l'ospedale dei poverini,
uno dei quartieri più squallidi della città, e Marija
Fedorovna Necaeva, proveniente da una famiglia di commercianti. L'atmosfera
in casa Dostoevskij è opprimente e i bambini hanno un'infanzia
infelice, nonostante il carattere semplice e allegro della madre
che ama la musica e legge Puskin e Zukovskij.
È la madre che insegna a leggere al piccolo Fedor: la Bibbia
ma soprattutto il libro di Giobbe sono le sue letture preferite.
Nel 1831 il padre decide di trasferirsi con la famiglia nel villaggio
di Darovoe, in provincia di Tula, dove ha comprato un terreno di
circa un centinaio di anime. Nel 1834 Fedor lascia la casa per seguire
il fratello maggiore e completare gli studi. Nel 1837 muore la madre
affetta da una tisi ingravescente e indebolita dalle numerose gravidanze:
la famiglia si disgrega completamente.
Fedor, su insistenza del padre fa domanda d'ammissione alla Scuola
Superiore di Ingegneria di Pietroburgo, dove dal 1838 al 1843 studia,
lottando in segreto per difendere la propria vocazione letteraria;
legge avidamente, non prova alcuna inclinazione per l'ingegneria
militare (ma è attirato dall'architettura e gli rimarrà
per sempre il gusto per gli edifici, gli interni, la loro fisionomia,
il loro carattere).
Nel 1839 muore misteriosamente il padre, forse ucciso dai suoi contadini
che era solito maltrattare sotto i fumi dell'alcool. Si dice che
dopo aver ricevuto la notizia, Fedor ebbe il suo primo attacco di
epilessia, malattia che si presenterà più volte nel
corso della sua vita.
Il 12 agosto 1843 Fedor termina gli studi ed ottiene il diploma,
il grado di ufficiale e un modesto impiego come cartografo in un
distaccamento di Pietroburgo. Comincia in questo periodo la sua
passione per il gioco: pur nelle situazioni più disperate
è capace di giocare e perdere migliaia di rubli, dannandosi
l'esistenza per far fronte ai debiti, alle cambiali e agli usurai.
Nel 1844, destinato a una missione in una lontana fortezza, preferisce
ritirarsi dal servizio presso il comando d'Ingegneria militare.
A 23 anni è così scrittore a tempo pieno.
Nel gennaio 1846 esce il suo primo racconto Povera gente: il manoscritto,
prima di essere stampato, era stato letto dal critico Belinskij,
il quale, colpito dalle doti del giovane scrittore non esitò
a paragonarlo ad un nuovo Gogol. Il consenso di Belinskij gli apre
le porte dei circoli culturali più esclusivi della capitale.
L'anno successivo esce Il sosia il cui risvolto psicologico non
piace altrettanto e i sostenitori del primo racconto, fra cui lo
stesso Belinskij, raffreddano l'entusiasmo.
Fedor, però, trova nel giovane Valerjan Majkov, critico tra
i più apprezzati, uno strenuo difensore. Fedor conosce anche
Michail Petrasevskij, convinto sostenitore del socialismo utopistico
di Fourier, che lo invita a frequentare il suo salotto dove si discutono
nuove questioni sociali ed economiche. Dostoevskij frequenterà
le riunioni assiduamente, attratto dall'idea di una società
pacifica e dominata dall'amore; egli non è, né mai
sarà, un rivoluzionario, ma sogna provvedimenti che possano
abolire la servitù della gleba, la censura, la disuguaglianza,
l'oppressione, la povertà.
Lo stesso anno esce il racconto La padrona.
Nel
1848 escono sulla rivista "Otecestvennye zapiski" (Quaderni
patriottici) i racconti Un cuore debole, Polzunkov, Le notti bianche,
L'eterno marito.
Il 25 aprile 1849, alle cinque del mattino, Dostoevskij viene arrestato
e imprigionato nella fortezza di Pietro e Paolo con l'accusa di
far parte di una società segreta sovversiva guidata da Petrasevskij.
Il 16 novembre è condannato alla pena di morte mediante fucilazione,
esecuzione che all'ultimo momento, come era uso a quei tempi per
esaltare la grandezza dello zar, viene commutata in condanna ai
lavori forzati in Siberia.
Nella fortezza di Omsk Dostoevskij passa quattro anni a contatto
con detenuti di ogni genere, provenienza, estrazione, ognuno con
una storia diversa; tutto materiale che verrà utilizzato
per Memorie da una casa di morti.
Nel 1854, terminata la pena, viene mandato a Semipalatinsk, non
lontano dal confine cinese, come soldato semplice. Là si
innamora della moglie di un doganiere del luogo e dopo la morte
di questo prende la donna, Marija Dmitrevna, come sposa. Nel novembre
1854 giunge a Semipalatinsk A.E.Vrangel', il nuovo procuratore,
con il quale Dostoevskij stringe una salda e sincera amicizia. Alla
morte dello zar Nicola I, nel 1855, sarà lo stesso Vrangel'
ad adoperarsi per permettere a Dostoevskij di tornare a Pietroburgo.
Nel 1859 viene congedato per motivi di salute, si trasferisce a
Tver, quindi a Pietroburgo, sempre, però, sotto la sorveglianza
della polizia segreta.
Nel 1860 inizia sulla rivista "Russkij mir" (Il mondo
russo) la pubblicazione delle Memorie da una casa di morti.
Nel gennaio 1861 esce il primo numero della rivista "Vremja"
(Il tempo), pubblicata dal fratello Michail e di cui Fedor diventa
il principale collaboratore. È un mensile di grosso formato
dove si tratta oltre che di letteratura, anche di questioni filosofiche,
economiche, finanziarie. Su di essa viene pubblicato a puntate Umiliati
e offesi.
In questo periodo entra in contatto con due personaggi che, oltre
a diventare collaboratori del giornale, saranno per Fedor fraterni
amici: Apollon Grigorev e Nikolaj Strachov.
Nel 1862 viaggia molto all'estero. Conosce Apollinarija Suslova,
con la quale intreccerà un legame che durerà parecchi
anni.
Nel 1863 pubblica Note invernali su impressioni estive. Il 24 maggio,
per un articolo troppo astratto e poco prudente di Strachov sulla
questione polacca, la sua rivista viene chiusa dalla censura. Raggiunge
la Suslova a Parigi, con la quale parte per l'Italia. Il rapporto
fra i due è turbolento, tra violente scene di gelosia e tragiche
perdite al gioco nei casinò di mezza Europa.
Nel 1863 i fratelli Dostoevskij redigono una nuova rivista, "Epocha"
(Epoca), in cui appare la parte iniziale dei Ricordi del sottosuolo.
A distanza di tre mesi l'una dall'altro muoiono la moglie, da tempo
malata, ed il fratello Michail, per una fulminea malattia, che lo
lascia in gravi difficoltà finanziarie per l'edizione della
rivista. Dopo poche settimane, per un colpo apoplettico muore anche
Apollon Grigorev, l'amico definito da Fedor come "l'uomo più
autenticamente russo".
L'ultimo numero di "Epocha" sarà quello del 22
marzo 1865, in cui appare il racconto umoristico Il coccodrillo.
Inizia a scrivere Delitto e castigo, ma brucia il manoscritto.
Nel 1865 firma con l'editore F.Stellovskij un contratto, per il
quale dovrà consegnargli entro il primo novembre dell'anno
successivo un nuovo romanzo, pena la pubblicazione fuori diritti
da parte di Stellovskij di tutte le sue opere. Comincia a scrivere
Delitto e castigo, e per velocizzarne la stesura assume una stenografa,
Anna Grigorevna Snitkina, che sposerà nel 1867.
Nel 1866 esce a puntate sul "Russkij vestnik" (Il messaggero
russo), Delitto e castigo. Lo stesso anno termina Il giocatore.
Dal 1867 al 1872 fa un secondo viaggio, caratterizzato dalle difficoltà
finanziarie e dalle perdite al gioco.
Nel gennaio 1868 inizia sul "Russkij vestnik" la pubblicazione
a puntate de L'idiota. Gli nasce una figlia, Sonja, che muore due
mesi dopo. Nel 1869 nasce la figlia Ljubov.
Nel 1871 inizia la pubblicazione a puntate de I demoni. Nasce il
figlio Fedor.
Nel 1872 diventa capo-redattore di una rivista conservatrice "Grazdanin"
(Il cittadino), presso cui cura una rubrica intitolata Diario di
uno scrittore. La collaborazione, però, dura poco.
Nel 1875 esce L'adolescente e gli nasce il figlio Aleksej.
Nel 1878 muore il figlio Aleksej, per un gravissimo attacco di epilessia.
Nei mesi disperati che seguono incontra spesso il filosofo Vladimir
Solovev e con lui si reca al monastero di Optina, centro di spiritualità
russa, dove incontra lo starec Amvrosij, prototipo dello starec
Zosima de I fratelli Karamazov; all'amico filosofo confiderà
il tema del suo ultimo libro: "La Chiesa come autentico ideale
sociale".
L'anno successivo il "Russkij vestnik" inizia la pubblicazione
a puntate del romanzo I fratelli Karamazov, che vedrà la
luce in volume alla fine del 1879.
L'8 giugno 1880, in occasione dell'inaugurazione del monumento a
Puskin, pronuncia un famoso discorso sul grande poeta discorso che
suscita grandi entusiasmi: Solo i russi sono dotati, come
Puskin, di simpatia universale, solo essi sono in grado di penetrare
nell'anima degli uomini di tutti i paesi e di elevarsi alla concezione
dell'unione universale di tutti i popoli. Puskin illuminò
la strada della storia russa come una chiara luce-guida e profetizzò
il suo sviluppo ulteriore mostrando a tutti il cammino salutare
di un legame con il popolo.
Il 28 gennaio 1881 muore a Pietroburgo, per il peggioramento dell'enfisema
polmonare da cui è affetto. Viene sepolto nel cimitero del
convento Aleksandr Nevskij, accompagnato da una folla immensa.
OPERE
Dostoevski
esordì in letteratura con il romanzo breve Povera gente (1846),
che ottenne l'appoggio del potente critico Belinskij e di Nekrasov.
Il romanzo mostra già l'attenzione pietosa di Dostoevski
per la sofferenza dell'uomo degradato socialmente e incompreso nella
sua bontà. Steso in forma epistolare, ha due soli protagonisti:
l'anziano impiegato Makar Devuskin e la sua lontana parente, la
giovane Varen'ka. Essi abitano l'uno di fronte all'altro, ma non
osano incontrarsi per paura dei pettegolezzi, e per questo si scrivono.
Poveri e infelici, si raccontano i loro problemi quotidiani. Varen'ka
con la sua triste infanzia, il suo amore per lo studente Prokrovskij
morto di tisi. Gli manda libri. Da varie allusioni si comprende
che Varen'ka nel passato è stata sedotta da un certo Bykov.
Devuskin pieno di debiti si mette a bere, riprende coraggio quando
uno dei suoi capi gli regala una somma sufficiente per trarlo d'impaccio.
Ma intanto Varen'ka ha accettato di sposare Bykov, sperando così
di poter aiutare il vecchio amico. Le sue ultime lettere sono solo
febbrili richieste di commissioni per il corredo, che l'amico segue
come in sogno trovando il coraggio di esprimerle la sua disperazione
solo quando Varen'ka sta per partire.
Nello stesso anno uscì il secondo romanzo, Il sosia (1846)
uscito poi in edizione definitiva nel 1865-1866, storia di uno sdoppiamento
psichico a causa del quale il protagonista viene progressivamente
travolto nell'incubo di un altro se stesso. Protagonista è
Ivan Petrovic Goljadkin, impiegato statale oppresso dalla solitudine
e dal senso della propria mediocrità. Scivolando lentamente
nella follia, tenta disperatamente di costruire una immagine di
se stesso che stupisca i suoi conoscenti: un se stesso sicuro, ricco,
intrigante. Vagamente conscio del suo stato mentale, ha consultato
senza risultato il medico Rutenspitz. Innamorato di Klara Olsufjevna
figlia di un superiore, un giorno si presenta non invitato a un
ballo a casa di lei, ma non viene ricevuto. Da quel momento Goljadkin
comincia a vedere, palpabile e reale, il suo sosia, un maligno e
ipocrita doppione di se stesso, che trama contro di lui e con il
quale ha deliranti colloqui. Attirato con un tranello in casa di
Klara, colleghi e superiori lo consegnano a Rutenspitz perché
lo porti in manicomio.
Seguirono altri racconti, che non ebbero la stessa fortuna. Tra
essi Le notti bianche (1848), che reca come sottotitolo «romanzo
sentimentale», storia gentile e patetica di un sogno vissuto
a occhi aperti, l'innamoramento di un giovane sognatore di una fanciulla
incontrata per caso, sullo sfondo di una Pietroburgo romantica.
Racconto sentimentale ma anche allucinato.
Al ritorno dall'esilio pubblica due altri romanzi: Il villaggio
di Stepancikovo, e Il sogno dello zio. Sono opere in cui intreccia
umorismo grottesco e critica di costume. Rievoca il periodo trascorso
ai lavori forzati nelle Memorie da una casa di morti (1861-1862),
testo di estrema intensità.
Nel 1862 pubblica il romanzo Umiliati e offesi, sofferta indagine
sulle virtualità dell'anima umana, così spesso soffocate
o tradite. Narratore è Ivan Petrovic, detto Vanja, un giovane
scrittore in cui Dostoevski raffigura se stesso esordiente. Orfano,
è stato allevato in provincia dagli Ichmenev insieme alla
loro figlia Natascia. Mentre Vanja studia a Pietroburgo, Alioscia
figlio del principe Valkorskij di cui Ichmenev è amministratore,
frequenta assiduamente la bella Natascia. Per separarli, il principe
Valkorskij non esita a rovinare Ichmenev, che è costretto
a trasferirsi in città. Vanja si fidanza con Natascia, ma
ricompare inatteso Alioscia: per lui, seducente quanto ignaro di
scrupoli, Natascia abbandona fidanzato e famiglia. Alioscia la lascia
ben presto, accettando la fidanzata propostagli dal padre, la bella
ricca e intelligente Katja. In circostanze romanzesche, Vanja ha
accolto in casa sua unorfanella, Nelly. Più tardi si
scopre che Nelly è figlia di Valkorskij, il quale ne ha sedotta
e poi abbandonata la madre. Nelly, epilettica, muore dopo aver fatto
riconciliare con la sua ardente bontà Ichmenev con la tradita
Natascia.
Nel 1865 stampò Memorie del sottosuolo, storia della fallita
redenzione di una prostituta, tormentosa disamina dell'inconscio
e dell'insufficienza dell'intelletto a giustificare se stessi e
il prossimo, e a comprenderli. Il romanzo è scritto in prima
persona: è un lungo monologo diviso in due parti. Nella prima
parte, "Il sottosuolo", il protagonista rivolgendosi a
un ipotetico interlocutore, parla di se stesso, della propria educazione,
della formazione del proprio carattere, del complesso di qualità
e difetti da lui definito «sottosuolo», che costituiscono
la personalità nascosta a tutti, affiorante solo dopo una
dettagliata analisi. Nella seconda parte, "A proposito della
neve fradicia", il narratore ripercorre alcuni episodi della
sua vita, dove con più evidenza gli si è manifestato
il «sottosuolo». La solitudine e la malinconia lo spingono
a seguire, non desiderato e non invitato, alcuni compagni di studi
a una cena. Umiliato dal loro atteggiamento, oltraggiato pubblicamente,
vendica l'offesa subita su Liza, una puttana incontrata in un bordello.
Le fa un quadro del destino degradante e spaventoso che l'attende,
tra debiti, malattie e percosse. Dopo qualche giorno Liza ricompare
con la nostalgia di una vita pura. Accolta con volgarità
e violenza, rimane lo stesso, convinta della sofferenza profonda
dell'uomo che la maltratta. Egli la caccia, mettendole in mano per
umiliarla un biglietto da cinque rubli. Liza fugge: solo dopo la
sua scomparsa il narratore scopre il biglietto sul tavolo, testimonianza
della sua meschinità e della profonda dignità di Liza.
Nel 1866 apparve Delitto e castigo, che si chiude con il pentimento
e l'espiazione del protagonista, accortosi della disumanità
della propria astratta morale di «individuo superiore».
Siamo a Pietroburgo, e lo studente Raskolnikov cerca una via d'uscita
dalla miseria, anche per aiutare la madre e la sorella Dunja che
vivono poveramente in provincia e lo mantengono mandandogli quello
che Dunja guadagna come istitutrice presso la famiglia Svidrigajlov.
Raskolnikov è dominato dall'idea della libertà cui
ha diritto l'uomo superiore. Non esita a uccidere, dopo aver progettato
minuziosamente il delitto, una vecchia usuraia e la sua mite sorella
Elisavjeta per derubarle. Un concorso di circostanze svia le indagini,
ma dal giorno del delitto Raskolnikov diventa l'implacabile giudice
di se stesso. Raskolnikov è combattuto tra il ricordo dell'uccisione
e il timore ossessivo di venire scoperto. E' assalito da accessi
di delirio. Il suo ignaro amico Razumichin, onesto e ottimista,
cerca invano di dargli sollievo. Nell'ansia di avere notizie sulle
indagini, ma anche per provare la sua superiorità, Raskolnikov
gioca d'astuzia con la polizia sfidandola. Il giudice Porfirij finisce
per sospettare la sua colpevolezza ma lo lascia andare libero, ben
calcolando che finirà lui stesso per consegnarsi nelle sue
mani. Nei suoi vagabondaggi Raskolnikov incontra molti relitti umani,
come lui tesi a uscire dalla loro degradazione. L'impiegato ubriacone
Marmeladov, la tisica Katerina Ivanovna sua moglie che, per fame,
ha spinto la figliastra Sonja alla prostituzione, Sonja stessa la
cui dolcezza di vittima finirà per dominare Raskolnikov.
Ma da loro, per cui prova amore e pietà, lo separa l'atto
commesso. Sonja, ricevendo la confessione di Raskolnikov, gli indica
il valore della vita umana secondo il Cristo. Lo spinge, anche se
ribelle in cuor suo, a costituirsi. Solo in Siberia, accanto a Sonja
che lo ha seguito, Raskolnikov si libera dal senso di sconfitta che gli grava addosso. Attorno a Raskolnikov è nel romanzo
tutto un mondo di diseredati e peccatori: sua sorella Dunja che
per aiutare la famiglia è disposta a sposare il danaroso
e abietto Luzin. Svidrigajlov che perseguita Dunja e, dopo aver
appreso la confessione di Raskolnikov, tenta di ricattare la ragazza: respinto, si uccide. Tra tutti questi peccatori, l'unico veramente
sordido e meschino è Luzin, che cerca di far accusare falsamente
Sonja di furto per mettere in cattiva luce lei e Raskolnikov di
fronte alla madre e a Dunja.
Nell'ottobre
1866 riuscì a finire di dettare in poco tempo il romanzo
breve Il giocatore (1867), onorando un contratto-capestro con l'editore
Stellovskij. Il romanzo è centrato sul demone del gioco,
di cui lo stesso Dostoevski fu afflitto. Romanzo impietoso, senza
speranza.
Il protagonista è un giovane precettore, che a
causa della sua ossessione, rovina la propria vita. Gli dice l'amico
inglese, mister Astley: «vi siete fatto di legno [...] non
solo avete rinunciato alla vita, agli interessi vostri e a quelli
della società, ai doveri di un cittadino e di un uomo, ai
vostri amici (e di amici ne avevate), non solo avete rinunziato
a ogni altro scopo tranne che a quello di vincere al gioco, ma avete
anche rinunciato a tutti i vostri ricordi. Vi ricordo in un momento
ardente e intenso della vostra vita: ma sono sicuro che avete dimenticato
tutte le vostre migliori impressioni di allora. I vostri sogni,
quelli di adesso, i vostri quotidiani desideri non vanno oltre al
pair et impair, rouge et noir, ai dodici numeri medi e così
di seguito [...]».
Attorno al personaggio principale, la realtà
di parassiti, di deboli, visti con occhi spregiudicati e lucidi.
Esiste anzi una specie di voluttà nell'analisi cinica, da
parte del protagonista, che è parte integrante del suo 'destino'
di rovina. A vivacizzare il romanzo, la comparsa della vecchia Antonida
Vassìlevna, capace di giusta diretta intuizione, che però
anche lei cade vittima del demone del gioco.
Nel periodo trascorso viaggiando all'estero, scrisse L'idiota (pubbl.
1868- 1869), storia della sconfitta di un uomo «assolutamente
buono».
Protagonista del romanzo è il principe Myskin,
ultimo erede di una grande famiglia decaduta. Lui è una creatura
spiritualmente superiore, in cui la generosità d'animo e
la candida fede nel prossimo si accompagnano a una totale inesperienza
di vita, e a una specie di paralisi della volontà.
Durante
il ritorno in patria, dopo un lungo soggiorno in Svizzera dove ha
curato una malattia nervosa, gli è compagno di viaggio Rogozin.
Rogozin è un giovane esuberante e violento, che gli narra
il suo folle amore per la bella Nastasja Filippovna. Giunto a Pietroburgo,
Myskin va dal generale Epancin, un suo parente. Apprende che il
segretario del generale, Ganja, vorrebbe sposare Nastasja Filippovna,
attirato più che altro dalla dote che un passato amante e
benefattore le ha destinato, e dalle relazioni di costei.
La sera
della decisione irrompe in casa di Nastasja Filippovna, Rogozin
che offre una cifra pari alla dote di lei purché rifiuti
Ganja e diventi la sua amante. Myskin, misteriosamente attratto
dalla donna si dichiara pronto a sposarla per sottrarla a quel mercato
umiliante. Nastasja commossa ma incredula, fugge con Rogozin. Di
Myskin si innamora la giovane e aristocratica figlia del generale
Epancin, Aglaja.
Tra le due, Myskin sceglie Nastasja, sognando di
strapparla una seconda volta a Rogozin. Conscia dell'assoluta e
profonda bontà del principe, Nastasja esita a lungo. Sentendosi
indegna di lui si abbandona a Rogozin che però intuisce la
verità di quella scelta: geloso, la uccide. Chiamato dall'omicida
come unico testimone del delitto, Myskin di fronte al corpo dell'uccisa
ripiomba in una definitiva follia.
Tornato in Russia, Dostoevski pubblicò nel 1873 I demoni,
romanzo centrato sulla problematica del nichilismo, dell'atto gratuito
e dell'assenza di dio.
Piotr Verciovenski è il capo di un'organizzazione
nichilista. Egli lega indissolubilmente i suoi seguaci alla causa
rivoluzionaria con una serie di delitti. Piotr è ideologicamente
guidato da Nikolaj Stavrogin, personaggio intelligente, misterioso,
demoniaco, privo di qualsiasi direzione morale, circondato da una
devozione quasi mistica. Egli ispira idee alle quali è il
primo a non credere. La sua vita è piena di morbose assurdità:
il matrimonio non consumato con una povera storpia quasi demente,
lo stupro di una bambina che poi si uccide. Piotr prepara un nuovo
delitto.
Vittima designata è Sciatov, prima seguace di Stavrogin
e poi convertitosi improvvisamente alla fede ortodossa. Per coprire
il delitto Piotr obbliga il rivoluzionario ateo Kirillov, deciso
a un suicidio gratuito e dimostrativo, a scrivere una lettera prima
di compiere l'atto definitivo, in cui si accusa dell'omicidio di
Sciatov. Si susseguono altri delitti, che terrorizzano la borghesia
liberale pronta prima a accogliere per leggerezza e snobismo, poi
a disconoscere con orrore i «demoni».
La serie culmina
con il suicidio di Stavrogin che si impicca nella soffitta del suo
appartamento.
Nello stesso 1873 Dostoevski iniziò a pubblicare sul reazionario
«Il Cittadino» il "Diario di uno scrittore" che, a partire
dal 1876 e fino al 1881, apparve come rivista a sé stante.
Il "Diario" includeva oltre che articoli di critica letteraria,
morale, polemica sociale ecc., anche dei racconti tra cui sono da
ricordare: Il fanciullo presso Gesù (1876), e La mite (1877).
Nel
1875 apparve L'adolescente, ritratto di un giovane che vince la
propria solitudine e l'astio verso gli altri abbracciando gli ideali
di un mistico populismo cristiano.
Protagonista è il giovane
Arkadij Dolgorukij, figlio illegittimo del proprietario terriero
Versilov, e di una donna di condizione servile Sofja Andreevna,
che Versilov, benché già sposato, ha strappato al
buon marito Makarij Ivanovic. La sottomessa e dignitosa Sofja vive
molto poveramente. Lei ha avuto dall'amante, spesso assente e sempre
infedele, due figli: Arkadij e Lisa. Lisa è cresciuta accanto
alla madre. Arkadij da bambino è stato messo in pensione
presso un francese rozzo e crudele, Monsieur Touchard.
Conscio della
proprio condizione di bastardo, Arkadij aspira a una rivincita che
gli sembra possibile solo con il potere e l'isolamento; ma prima
deve accumulare una grossa fortuna. Volontà e fermezza sono
le virtù cui aspira, indispensabili per raggiungere il suo
obiettivo. Risparmia sul piccolo stipendio che gli passa Versilov,
si assoggetta a duri sacrifici materiali. Ma non ha fatto i conti
con se stesso.
Il primo segno di cedimento verso l'«idea»
avviene quando Arkadij dà metà dei risparmi per soccorrere
la piccola Rinoscka, una neonata trovata moribonda presso la porta
della casa dove abita. Seguono altri cedimenti. In Arkadij poi agisce
una disperata ammirazione per Versilov, che ama e disprezza allo
stesso tempo. A causa di questi sentimenti, si trova legato al destino
burrascoso di Versilov.
Costui è uomo sensuale, elegante,
intelligente, tragicamente diviso tra la passione per l'altera Katerina
Nikolaevna ricca e nobile, e l'affetto compassionevole e pieno di
rimorso verso Sofja Andreevna. C'è un giro vorticoso di ricatti
e intrighi, in cui il denaro gioca sempre il ruolo principale. Emerge
in questo gioco l'abietta figura di Lambert, ex compagno di scuola
di Arkadij. Katerina si fidanza con il barone Rioring.
A casa di
Sofja muore Makarij Ivanovic, quasi santo nella sua consapevole
mitezza e rimprovero vivente per Versiolv. Tutto questo sconvolge
Versilov fino alla follia. Arkadij è definitivamente distratto
dai suoi sogni di forza e potenza dalla catastrofe del padre cui
ha partecipato, inconsapevole burattino di Lambert. Sullo sfondo
altri conflitti: Lisa la sorella di Arkadij rimane incinta di un
principe Sokolskij che, imprigionato per truffa, impazzisce. Anna
figlia legittima di Versilov decide di sposare, a freddo e per interesse,
un vecchio principe, un altro Sokolskij.
Nel 1879-1880 è l'ultimo romanzo di Dostoevski, I fratelli
Karamazov. Si contrappongono qui l'odio tra padre e figli, e la
purezza e la fede di una creatura innocente.
Fiodor Karamazov ha
tre figli: Dmitrij, Ivan e Alioscia. Ha anche un figlio illegittimo,
l'epilettico Smerdjalov, che tiene in casa come un servo. Fiodor
è un vecchio libertino cinico e dissoluto, poco amato dai
figli. In particolare Dmitrij detto Mitja lo odia perché
è innamorato di Gruscenka, una bella mantenuta che il vecchio
grazie al suo denaro vuole fare sua. Ivan invece è un raffinato
intellettuale e filosofo dell'ateismo. Il più giovane Alioscia
è novizio nel convento di padre Zosima, che lo guida sulla
via della perfezione spirituale, ma lo obbliga a ritornare nel mondo
che ha bisogno della sua carità cristiana.
Poco dopo il vecchio
Karamazov viene trovato ucciso. Tutti i sospetti cadono su Mitja,
difeso solo dalla generosa Gruscenka. Anche Ivan crede nella colpevolezza
del fratello, fino al giorno in cui Smerdjakov gli confessa di essere
lui l'assassino, plagiato dalle teorie atee dello stesso Ivan.
Subito
dopo la confessione Smerdjakov si impicca. Ivan non può provare
al processo la verità delle sue rivelazioni. Mitja viene
condannato ai lavori forzati. Ivan cade in preda al delirio intellettuale.
Alioscia con la sua purezza, pur troppo senza poter far niente,
guida un gruppo di ragazzi raccolti in fraterna solidarietà,
verso una vita migliore.
DOSTOEVSKIJ
E SAN PIETROBURGO
Numerosissime sono le tracce che lo scrittore ha lasciato a San
Pietroburgo e tal punto che è possibile tracciare interi
itinerari di visita sul tema della vita e delle opere di Dostoevsky
Monumento funebre
Il monastero dedicato ad Alessandro Nevskij è arricchito
da due cimiteri monumentali che ospitano personaggi illustri. Vi
si trova anche il monumento funebre di Dostoevsky.
Il Museo Dostoevskij
Il museo è stato inaugurato nel 1971, nell'ottantesimo anniversario
della morte dello scrittore, avvenuta nel 1881.
In questo appartamento Dostoevsky visse dal 1878 al 1881 e si dedicò alla stesura
di numerose opere, tra le quali il Discorso su Puskin e i Fratelli
Karamazov.
Il museo si divide in due parti: lappartamento e il museo letterario. Lappartamento, una tipica casa borghese
dellepoca, è una ricostruzione, basata su fonti darchivio,
fotografie e testimonianze
dei contemporanei, dellabitazione dove lo scrittore visse
con la seconda moglie ed alcuni figli.
Nello studio,che l'artista
volle spazioso e isolato rispetto al resto della casa, è
conservata una riproduzione della Vergine di San Sisto di Raffaello,
dipinto a cui Dostoevsky era particolarmente affezionato. Dalle
finestre si può ammirare il panorama più volte descritto
dal romanziere nelle sue opere. La parte più letteraria del
museo presenta una serie di ambientazioni legate alla stesura di
alcune opere, alla formazione dello scrittore, riferimenti ai suoi
viaggi in Europa, una raccolta delle edizioni dei romanzi in varie
lingue del mondo, fotografie di amici e contemporanei di Dostoevsky.
Museo Dostoevskij
5/2 Kuvnechny Lane.
Tel.: (812) 311-4031, (812) 164-6950. Fax: (812) 112-0003.
Orario di apertura: 11.00-17.30, chiuso domenica.
Sito Web: http://www.md.spb.ru/index.cgi
Tour
Delitto e castigo
Non cè alcun dubbio: il romanzo più rappresentativo
di San Pietroburgo è Delitto e castigo, lopera di Dostoevsky
che narra la vicenda del giovane Raskolnikov, il quale uccide unusuraia
e deve affrontare le drammatiche conseguenze del suo gesto.
Il romanzo
è ambientato nei dintorni di Sennaya ploshchad, dove ha inizio
questo itinerario. Grazie a un massiccio e quanto mai necessario
restauro, voluto dallamministrazione comunale per le celebrazioni
del terzo centenario della fondazione della città nel 2003,
la sporcizia e lo squallore per cui Sennaya era passata tristemente
alla storia non sono più così evidenti. Tuttavia non
è difficile immaginare il quartiere ai tempi di Dostoevsky,
quando era pieno di ubriachi, mendicanti, ladri e altri personaggi
del genere. Sebbene lattuale stazione della metropolitana
sorga sul sito in cui si trovava la Chiesa dellAssunzione,
costruita negli anni dal 1760 al 1770 e distrutta in epoca sovietica,
i principali punti di riferimento erano allepoca le taverne
dinfimo ordine.
Realtà e fantasia qui si sono fuse irreversibilmente: qualsiasi
pietroburghese sarà in grado di indicarvi dove viveva Dostoevsky
con la stessa rapidità con cui vi indicherà la casa
di Raskolnikov e della vecchia usuraia. Con una passeggiata di unora
si possono cogliere alcuni frammenti della triste realtà
della vita dei bassifondi a metà del XIX secolo. I gatti
randagi onnipresenti nei cortili di San Pietroburgo, come
la penombra e gli odori nauseanti sono i custodi di un quartiere
il cui squallore si è conservato così bene che lo
stesso Dostoevsky potrebbe riconoscerlo allistante.
Da Sennaya ploshchad camminate verso nord in pereulok Grivtsova,
dallaltra parte del canale, svoltate a sinistra in Grazhdanskaya
ulitsa e proseguite fino allincrocio successivo in
Stolyarny pereulok si trova una delle due possibili ubicazioni della
soffitta di Raskolnikov.
Ledificio presenta delle targhe di
marmo in russo e in tedesco che indicano il livello raggiunto dallacqua
durante la grande inondazione del 7 novembre 1824, immortalata da
Pushkin nel poema Il cavaliere di bronzo. Cè anche
una targa che recita: Il tragico destino degli abitanti di
questa zona di San Pietroburgo gettò le fondamenta per lappassionato
sermone di Dostoevsky sulla bontà di tutto il genere umano.
Purtroppo la porta della tromba delle scale è chiusa a chiave.
Coloro che ritengono che questa sia la casa in cui viveva Raskolnikov
sostengono che Rodya (diminutivo di Rodyon, il nome di Raskolnikov)
prese larma del delitto dal cestino degli attrezzi di uno
spazzino nellandrone che conduce al cortile.
Da qui continuate verso sud in Stolyarny pereulok (chiamato semplicemente
vicolo S. nel romanzo), dove al numero 9 si trova laltro
possibile (e più probabile) indirizzo dellappartamento
di Raskolnikov. Percorrete landrone, girate a destra nellingresso
2, dai gradini di pietra che si sgretolano, e salite quattro rampe
finché il soffitto della tromba delle scale si apre verso
lalto. Sulla parete ci sono spesso delle scritte (talvolta
ridipinte) che dicono Rodya, non uccidere. Lappartamento
di Rodya sarebbe la soffitta chiusa con un lucchetto sulla sinistra
del quinto piano. Allepoca di Dostoevsky cerano 18 bettole
solo nel vicino Stolyarny pereulok!
Proseguite lungo Stolyarny pereulok in direzione sud fino a ulitsa
Kaznacheyskaya.
Dostoevsky abitò in ben tre appartamenti
di questa minuscola viuzza: dal 1861 al 1863 al numero 1, e dal
1864 al 1867 al numero 7. E in questultimo che scrisse
Delitto e castigo. Prima di trasferirsi al numero 7, lo scrittore
visse per un mese nelledificio numero 9, di colore rosso sbiadito.
Non è difficile immaginare come questo ambiente degradato
possa avergli ispirato la cupa vicenda narrata nel romanzo.
Quale che sia lappartamento in cui viveva, Raskolnikov percorse
Stolyrny pereulok verso il Canale Griboedova e attraversò
Kokushkin most, dove si soffermò a fissare il canale, assorto
nei suoi pensieri.
Da qui il percorso seguito da Rodya per raggiungere la casa dellusuraia
non è per nulla lineare. Dopo aver attraversato il canale,
andate direttamente in Sadovaya ulitsa e girate a destra. Svoltate
poi alla prima a destra in Rimskogo-Korsakova. Attraversate Voznesenskij
prospekt e oltrepassate Bolshaya Podyacheskaya ulitsa e Srednyaya
Podyacheskaya, la casa dellusuraria si trova tra questa via
e largine del canale.
Lingresso al cortile del caseggiato è un po più
a nord dellargine, in Naberezhnaya kanala Griboedova 104.
Entrate nellumido androne e dirigetevi verso lingresso
numero 5 (appartamenti 22-81).
Gli abitanti delledificio sono abituati alla gente che entra
per dare unocchiata e infatti i pomi dottone agli angoli
della ringhiera di ferro sono stati collocati appositamente per
i visitatori e terminano immediatamente dopo il terso piano,dove
cè lappartamento dellusuraia (numero 74,
sulla destra). Dopo lomicidio, lassassino scappò
attraverso landrone che conduce a Srednyaya Podyacheskaya.
DOSTOEVSKIJ E LITALIA
Casa di Firenze
A Firenze è possibile vedere la casa dove Dostoevsky ha
vissuto durante il suo soggiorno in Italia.
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