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ALEXANDER POFIRYEVICH BORODIN



VITA

ALEXANDER POFIRYEVICH BORODIN(San Pietroburgo 12.11.1833 - ivi 27.2.1887) Medico, chimico organico e musicista russo. L’autore delle musiche de Il principe Igor (1869-87) e di Nelle steppe dell’Asia centrale (1880), fu esponente del "Gruppo dei Cinque", di cui facevano parte Modest Petrovic Musorgskij (1839-1881) e Nikolaj Andreevic Rimskij-Korsakov (1844-1908), e si impegnò sul recupero della tradizione musicale popolare e religiosa russa in opposizione all’accademismo di stampo occidentale. Borodin in musica però si considerò sempre un dilettante, nonostante il precocissimo talento, e considerò sempre la scienza il proprio lavoro: studiò dapprima lingue (oltre al russo, parlava correntemente francese, inglese, tedesco e italiano) e quindi (1850-56) medicina all’Accademia di chirurgia di San Pietroburgo dove, sotto la direzione di Nikolaj Nikolajevic Zinin (1812-80), effettuò le prime ricerche, conseguendo il dottorato di ricerca (1858) con una tesi sulle analogie chimiche e tossicologiche tra arsenico e acido fosforico. Viaggiò poi molto in Europa (1859-62) visitando l’Italia, la Germania, la Francia e la Svizzera.
Figlio naturale di un principe georgiano, ricevette un'educazione raffinata e completa. Studiò pianoforte con un maestro tedesco. Ma la madre non era propensa a far proseguire il ragazzo nella strada della musica, la vita musicale nella Russia dell'Ottocento era così povera che un compositore non poteva vivere solo delle sue opere ma doveva cercarsi anche un altro lavoro, e quindi, a soli 17 anni, Alexander Borodin fu iscritto all'Accademia di medicina, dalla quale uscì diplomato dopo sei anni (ma egli proseguì lo stesso negli studi musicali da autodidatta). Nel 1850 entrò nell'Accademia di medicina. Qui fu dapprima nominato assistente e poi, nel '64, insegnante titolare. BORODIN
La successiva svolta verso la musica Borodin la ebbe grazie all'incontro con Mussorgskij, che gli fece conoscere la musica di Schumann e di Glinka, e lo indusse a comporre una sinfonia, quella in mi bemolle maggiore. Da quel momento la vita di Borodin trascorse tranquilla, fra la musica (suonava il flauto, il pianoforte, il violoncello e l'oboe), la chimica (era assistente alla facoltà di chimica presso l'Accademia militare di medicina) e la filantropia. Egli era infatti un animo quieto e sorridente, nella sua vita ebbe tempo e modo di far tutto, la carriera come medico in ospedale - tanto che divenne chirurgo - la composizione di bellissime opere, e frequenti viaggi, soprattutto in Germania, dove strinse amicizia con Liszt, dal quale ebbe preziosi incoraggiamenti.
Borodin fu quindi scienziato e chirurgo, forse però l'amore per la musica era più forte rispetto a quello per la medicina, lo rivela un episodio che gli capitò in ospedale.
Sembra, infatti, che un giorno in cui stava lavorando egli avesse in mente un motivo musicale che ripeteva in continuazione, e che quindi teneva occupata la sua mente, quando gli si presentò un alto ufficiale cui era rimasto per traverso un osso di pollo. Mentre Borodin lo operava, con la musica sempre in testa, l'arnese che stava utilizzando si ruppe nella gola del paziente, ed il musicista-chirurgo ci mise un bel po' per liberarlo. Borodin racconta: "L'uomo mi si gettò dinanzi in ginocchio, ed io durai fatica a non fare lo stesso. Pensate a cosa sarebbe successo se la pinza gli si fosse conficcata in gola! Sarei passato per la corte marziale e spedito di filato in Siberia…e poi, che ne sarebbe stato della mia musica?"
Dal '62 membro del "Gruppo dei Cinque", provvisto di una formazione musicale non regolare, fu influenzato dalla conoscenza di Mussorgskij ed ebbe un ruolo considerevole del rinnovamento della musica russa. Ammirato in patria e all'estero, divenuto presidente della Società degli "Amici della musica" di San Pietroburgo, molto stimato come scienziato, morì improvvisamente durante una festa in casa propria. Compose Opere, 3 Sinfonie (di cui una incompiuta), pagine per pianoforte, per canto e pianoforte.


OPERE

BORODIN Il Principe IgorIl Principe Igor’
libretto di Aleksandr Borodin, dal Canto della schiera di Igor’

[Knjaz Igor] Opera in un prologo e quattro atti
Prima:
Pietroburgo, Teatro Mariinskij, 23 ottobre 1890 Personaggi:
Igor’ Sviatoslavic, principe di Seversk (B); Jaroslavna, sua seconda moglie (S); Vladimir Igorevic, figlio di primo letto di Igor’ (T); Vladimir Jaroslavic Galickij, fratello di Jaroslavna (B); Koncak (B), Grak (m), Khan dei Polovcy; Koncakovna, figlia del Khan Koncak (Ms); Ovlur, polovec battezzato (T); Skula (B) ed Eroshka (T), suonatori di gudok; la njanja di Jaroslavna (S); ragazze della tribù dei Polovcy, principi e principesse russe, boiari e loro mogli, anziani, guerrieri, ragazze, gente del popolo, Khan dei Polovcy, amiche di Koncakovna, schiave del Khan Koncak, prigionieri russi, guardie dei Polovcy
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L’idea di un’opera tratta dal più famoso monumento poetico del periodo kieviano (X-XI sec.) della letteratura russa antica venne a Vladimir Stasov, lo studioso che seguì da vicino (e spesso ispirò) il lavoro del ‘mucchio possente’, durante una serata a casa della sorella di Glinka, Ljudmila Shestakova, nel 1869. La storia del principe sconfitto dai Polovcy forniva tuttavia ben poca materia per un’opera e Stasov aggiunse episodi da lui inventati o tratti da altre fonti storiche, come la Cronaca dei tempi passati . Borodin cominciò subito a comporre alcuni frammenti, senza seguire lo schema previsto (l’arioso di Jaroslavna, la seconda scena del primo atto, la cavatina di Koncakovna nel secondo), poi, sia per una certa perplessità sul materiale fornitogli da Stasov, sia per incertezze e difficoltà creative abbandonò il lavoro nel marzo 1870, dedicandosi alla Seconda Sinfonia e al progetto di un’opera collettiva, Mlada , scritta in collaborazione con Musorgskij, Rimskij-Korsakov, Kjui a cui trasferì parte dei frammenti di Igor . Fallito il progetto, nel 1874 Borodin riprese il lavoro su Igor , che continuò fino alla morte, senza ultimarlo: orchestrò solo alcuni frammenti per esecuzioni in concerto, il resto rimase incompiuto. Rimskij-Korsakov si incaricò di portarla a termine e operò con l’aiuto prima di Ljadov poi del giovane Glazunov, vicino a Borodin negli ultimi anni e dotato di sorprendente memoria. Fu lui infatti a ricostruire l’intero terzo atto, di cui rimanevano solo pochi frammenti, e l’ouverture. Il lavoro di Rimskij-Korsakov e Glazunov (che andò in scena tre anni dopo la morte di Borodin) fu da molti criticato, soprattutto da Pavel Lamm, che, sulla base di una attenta analisi,degli spartiti (peraltro ancora inediti), accusò i due compositori di aver travisato molti passaggi dell’originale.
Prologo . Nonostante i presagi sfavorevoli e le preghiere della giovane moglie Jaroslavna, il principe Igor parte con il suo esercito da Putivl’ per una spedizione punitiva contro la tribù dei Polovcy che minacciano i commerci della città.
Atto primo. Scena prima . Il principe Galickij, fratello di Jaroslavna, conduce vita dissoluta, beve, rapisce una fanciulla per il suo piacere, si circonda di perdigiorno (“Grešno tait’: ja skuki ne ljublju”, ‘Bisogna ammetterlo: io non amo la noia’) e si prende gioco di Jaroslavna che disapprova il suo comportamento. Un gruppo di ragazze protesta per il rapimento di una di loro (“Oj, lichon’ko! Oj, gorjuško!”, ‘O sfortuna! O sciagura!’) e viene cacciato. I cortigiani, prima intimoriti dalla riprovazione di Jaroslavna, cantano le lodi di Galicyn: vorrebbero averlo come principe al posto di Igor. Scena seconda . Jaroslavna, nella sua camera, è angosciata per Igor e turbata da sogni tormentosi (“Nemalo vremeni prošlo” ‘Non molto tempo è passato’). Giungono le fanciulle che denunciano il comportamento di Galicyn. Galicyn arriva e le aggredisce, deride la sorella che lo rimprovera, ma alla fine accetta di lasciar libera la ragazza che ha rapito e se ne va. Arriva un gruppo di boiari con una terribile notizia: Igor e il figlio Vladimir sono stati catturati dai Polovcy. La città è in allarme: l’esercito dei Polovcy sotto la guida di Khan Gzak sta per attaccare Putivl’. BORODIN
Atto secondo. Nell’accampamento dei Polovcy, un gruppo di ancelle intrattiene con un canto e una danza la figlia del Khan, Koncakovna (“Na bezvod’ie, dnëm na solnce vjanet cvetik”, ‘Senza acqua, di giorno il fiorellino appassisce al sole’). Koncakovna attende con impazienza l’incontro d’amore con il figlio di Igor, Vladimir (“Merknet svet dnevnoj”, ‘Si spegne la luce del giorno’); frattanto ordina alle ancelle di dar da bere ai prigionieri russi che tornano dal lavoro scortati da Ovlur. Vladimir, spiato da Ovlur, arriva alla tenda di Koncakovna, impaziente di abbracciarla (recitativo e cavatina “Gde ty gde”, ‘Dove sei, dove’): la fanciulla appare e insieme cantano il loro amore (“Ty li, Vladimir moj”, ‘Tu, mio Vladimir’). Si nascondono all’arrivo di Igor, che, logorato dalla prigionia, pensa all’amata Jaroslavna (“Ni sna, ni otdicha”, ‘Né sonno, né riposo’). Ovlur, sempre in agguato, gli si avvicina e gli propone la fuga. Igor prima rifiuta, poi è tentato, ma è distolto dai piani di Ovlur dall’arrivo del Khan Koncak, che gli dimostra grandi attenzioni, gli propone la libertà in cambio di un’alleanza. Igor rifiuta. Koncak ordina alle ancelle di intrattenere i prigionieri con canti e danze.
Atto terzo. L’esercito guidato dal Khan Gzak ritorna da Putivl’ con altri prigionieri russi, (marcia dei Polovcy) tra il tripudio dei Polovcy e del Khan Koncak (“Naš mec nam dal pobedu”, ‘La nostra spada ci ha dato la vittoria’). I prigionieri russi, umiliati dalla nuova sconfitta, esortano Igor ad accettare la proposta di fuga di Ovlur. I Polovcy bevono e danzano alla vittoria (“Podoben solncu Khan Koncak”, ‘È simile al sole il Khan Koncak’). Koncakovna, informata del piano di fuga di Igor, irrompe disperata, nella speranza di trattenere Vladimir e avvisa i suoi. Igor fugge, i Polovcy minacciano Vladimir ma Koncak lo difende e benedice l’unione di lui con la figlia.
BORODINAtto quarto. Sugli spalti di Putivl’, Jaroslavna piange il destino di Igor (“Ach, placu ja gor’ko”, ‘Ah, piange amaramente’). Al suo lamento si aggiunge quello della gente di Putivl’ che piange sulla città distrutta. Jaroslavna è distratta da un improvviso scalpitare di cavalli: riconosce da lontano Igor e gli si butta tra le braccia (“On-moj sokol jasnyj”, ‘È lui, il mio bianco falco’). Le campane suonano a stormo per annunciare il ritorno del principe e il popolo si raduna in festa (“Znat’, Gospod mol’by uslišal, ‘Ecco che il Signore ha ascoltato le nostre preghiere’).
Nonostante la complessità e la convenzionalità dell’intreccio, che sembra adatto al primo Settecento più che alla fine dell’Ottocento, Il principe Igor è un’opera di grande interesse grazie al talento di Borodin, che rifiuta lo stile ‘recitativo’ propugnato dal ‘mucchio possente’ e si volge invece a una linea melodica più ampia, lirica e cantabile. «Secondo il mio parere» – scrisse il compositore – «nell’opera i dettagli, le minuzie, le piccole forme non dovrebbero esistere, tutto deve essere composto secondo formule ampie, chiare, di facile esecuzione. Le voci devono essere portate in primo piano, mentre l’orchestra in secondo.» Due dunque i pregi maggiori dell’opera: le grandi arie di tutti i protagonisti, Igor, Jaroslavna, Koncak, Vladimir, Koncakovna e Galicyn (che ebbe come interprete, nella leggendaria esecuzione parigina del 1909, organizzata da Djagilev, il grande basso Shaljapin), arie di straordinaria vitalità, di originalissima intelligenza musicale, con un impiego della vocalità sorprendente (ad esempio un contralto per il ruolo della giovane innamorata, la Koncakovna), pur innestato sulla tradizione nazionale. Altro pregio: la novità dei temi ‘orientali’ (le danze delle fanciulle polovesiane, la marcia dei guerrieri ecc.) ottenuta, dopo attenti studi sulle testimonianze musicali del folklore polovesiano, con ritmi languidi, forti e leggeri insieme, esuberanti, impetuosi e sensuali.


BORODIN E SAN PIETROBURGO


Tomba

Al Cimitero Tikhvin, nel Monastero di Alexander Nevskij, si trova la tomba del compositore.


BIBLIOGRAFIA


Berberova N. N., Genio e regolatezza: Aleksandr Borodin, Passigli, Firenze, 1993.

 

 

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