In questa pagina sono contenute informazioni sui più
famosi ballerini che hanno nobilitato il balletto russo fino ai
più alti livelli. Tra essi il grandissimo Nureev
RUDOLF
NUREEV
Unicona del Novecento
Dalla sua prima apparizione in Occidente nel 1961, al momento della
sua morte, il 6 gennaio del 1993, Nureyev (a volte anche scritto
Nureev) dominò la scena internazionale della danza. Fu il
più conosciuto, il più fotografato, lultimo
vero divo della storia del balletto, unicona degli anni Sessanta,
osannato come una pop star, ammirato da Jackie Onassis e Mick Jagger,
Andy Warhol e i Rothschild, Madonna e la principessa Margaret.
Si dedicò alla danza con una dedizione totale, "lunica
cosa che potesse acquietare il mio spirito", da sempre, da
quando, raccontava, la madre lo portò di nascosto al teatro
locale di Ufa. Era il 1° gennaio 1943. Nureiev aveva solo cinque
anni, ma in quel momento capì che sarebbe diventato un ballerino.
A dispetto di tutto e di tutti, anche del padre, un soldato, un
eroe dellArmata Rossa, che per lui avrebbe voluto una carriera
da ingegnere-
Allievo di grandi maestri
A 11 anni venne scoperto da Anna Udeltsova, che aveva fatto parte
dei Ballets Russes di Diaghilev e che capì il talento straordinario
di quel monello tartaro senza scarpe e con in dosso gli abiti delle
sorelle, ma già così determinato. Fu lei a spingere
Rudolf a iscriversi a unAccademia: quella del Teatro Kirov
(ora Mariinskij), il tempio della tradizione accademica del balletto
russo. È qui che Rudolf studiò con Alexander Puskin, il maestro che, più di tutti, influenzò il suo
modo di danzare. Di lui Nurejev ammirava il modo di creare uno spettacolo
che non fosse sola esecuzione, ma anche emozione. Nei suoi ricordi,
però, ricorreva spesso anche il nome di Natalia Dodinskaja,
étoile del Kirov e sua prima partner, dalla quale diceva
di aver imparato "il classicismo e lattacco, il senso
della sospensione e il tempo sospeso", ma soprattutto la passione.
Una carriera irripetibile
Nessun altro ballerino ha avuto un repertorio così vasto
come Nureyev. Ogni anno danzava in media dai 150 ai 200 spettacoli,
portando nei teatri di tutto il mondo i grandi ruoli classici, ma
anche quelli del repertorio contemporaneo. Indipendente e ribelle,
infatti, non si legò mai fino in fondo a nessuna compagnia
fin da quando, dopo aver chiesto nel 1961 asilo politico in Francia,
fu accolto dal Gran Ballet du Marquis de Cuevas. Volevano fargli
firmare un contratto di 6 anni; acconsentì a rimanere 3 mesi
per spiccare il volto, subito dopo, in Danimarca a studiare con
Erik Bruhn che considerava il più straordinario ballerino
vivente.
Come interprete e coreografo ha influenzato più di qualsiasi
altro il modo di danzare maschile. Prima delle sue coreografie,
ogni passo, ogni scena dei balletti classici, era creata per la
ballerina. Il ballerino era un semplice "porteur", ma
basta osservare un assolo del suo Don Chisciotte o un pas de deux
dello Schiaccianoci di Cajkovskij per capire quanto Nureev abbia
donato vigore e importanza al ruolo del danzatore. Oltre alla tecnica,
possedeva la capacità di aderire perfettamente a qualsiasi
ruolo, di cambiare stile mantenendo intatta la propria personalità.
Danzò con le più grandi étoile, da Carla Fracci,
a Nina Vyrubova, da Yvette Chauvire a Sylvie Guillem che, come direttore
dellOpera, fece debuttare a soli 16 anni come prima ballerina
nel Lago dei Cigni, ma con nessuna riuscì a creare lintesa
perfetta che si instaurò con Margot Fonteyn. La loro coppia
divenne una leggenda e nel 1964 Frederic Ashton creò per
loro anche un balletto, il primo realizzato per lui: Marguerite
and Armand, la storia della Signora delle Camelie e dellincontro
fatale tra i due amanti.
Già da quando era in Russia, però, il suo più
grande desiderio era stato quello di lavorare con il New York City
Ballet e con il suo direttore artistico, George Balanchine, che
Nureiev riteneva il più grande coreografo contemporaneo.
Una collaborazione che poté concretizzarsi solo negli anni
Settanta dopo che Nurejev, su consiglio del maestro, tornò
in Europa per "sbarazzarsi dei suoi principi".
Morì a Parigi, in una delle case che possedeva sparse per
il mondo (Parigi, Londra, Montecarlo, America, Italia). Nei suoi
"rifugi", tutti immersi nella natura, non passava mai
più di 3 giorni consecutivi, ma il posto che più amava
era lisola italiana che aveva acquistato dal ballerino russo
Leonid Massine: Li Galli, un pezzo di terra al largo della costiera
amalfitana da dove difendeva la sua solitudine e dove, diceva, avrebbe
voluto ritirarsi.
BIBLIOGRAFIA
Pasi M., Nureyev: la sua arte la sua vita, Sperling & Kupfer,
Milano, 1993.
GEORGE
BALANCHINE
Il 22 gennaio 1904 nasce a San Pietroburgo Georgij Meltovich Balanchivadze
(George Balanchine), uno fra i più grandi coreografi della
storia della danza. Figlio darte: suo padre Meliton e lo zio
Andreij erano valenti compositori musicali, alletà
di nove anni inizia a studiare danza presso la Scuola Imperiale
di San Pietroburgo, divenendo il pupillo di Grigory Grigorevich.
Durante la Rivoluzione Russa, nel 1917, la Scuola Imperiale chiude
ed il giovanissimo futuro coreografo si ritrova totalmente abbandonato
a se stesso stante che la sua famiglia si è trasferita nel
frattempo nel Caucaso. Grigorevich però si prende cura di
lui e, quando la Scuola Imperiale riapre, il ragazzo riprende i
suoi studi diplomandosi con ottimi voti nel 1921 ed ottenendo una
scrittura al Kirov. Nel frattempo, subito dopo il diploma, Balanchin
si sposa, suscitando la disapprovazione di Grigorevich, con Tamara
Geva, unallieva ballerina incontrata durante una classe di
danza.
La sua grande passione per la composizione coreografica lo incoraggia
a formare un piccola compagnia di giovani che si esibisce nei momenti
liberi mentre il Teatro Marijnskij gli affida la coreografia della
processione nellopera Le Coq dOr di Rimsky Korsakov.
La sua concezione coreografica già ben sviluppata al di là
dei canoni della tradizione provoca un conflitto con la direzione
del teatro sicchè Balanchine viene espulso dalla compagnia
del Kirov insieme a tutti quei ballerini che avevano continuato
a lavorare per lui.
Nel 1924, con laiuto di Vladimir Dimitriev, Balanchin, insieme
a Tamara Geva, Nicholas Efimov ed Alexandra Danilova, fonda la compagnia
dei Danzatori dello Stato Sovietico che ottiene di esibirsi in Germania.
Una volta fuori dalla Russia, la piccola compagnia decide di non
rientrare e di recarsi a Londra, dove non riesce ad avere successo.
Per cercare di trovare lavoro il gruppo si trasferisce a Parigi.
Qui avviene lincontro con Diaghilev che rimane impressionato
dalla creatività di Balanchine ed assume nella Compagnia
dei Ballets Russes i quattro danzatori. Al giovane coreografo cambia
il suo difficile nome georgiano nel definitivo George Balanchin
e gli affida il compito di coreografare i balletti per lOpera
di Monte Carlo. Nel 1926 avviene il divorzio con Geva e, da quel
momento, Alexandra Danilova diviene la sua compagna ufficiale.
Le sue prime coreografie per i Ballets Russes Apollo nel 1928 ed
Il Figliol Prodigo nel 1929 ottengono un successo strepitoso. Alla
morte di Diaghilev, avvenuta nel 1929, la compagnia si ritrova senza
una guida e senza lavoro ma Balanchine riesce ugualmente a proseguire
nella sua brillante carriera ottenendo ingaggi quale coreografo
a Londra, Copenaghen e Parigi nonché creando lavori per la
nuova compagnia di Monte Carlo, sponsorizzata dal Teatro Reale di
Monaco e diretta dallimpresario Renè Blum e dal direttore
artistico Colonnello William de Basil. Dopo un primo periodo di
serena convivenza, scoppia la guerra tra il duo Blum-Basil e Balanchin
a causa della sua non ortodossa concezione di intendere la coreografia.
Nel 1933, il coreografo lascia i Ballets Russes, dove viene rimpiazzato
da Leonide Massine, e fonda la compagnia Les Ballets. La nuova compagnia
non ha grandi possibilità di emergere e sopravvive stentatamente
sinchè Lincoln Kirstein, un giovane e ricco americano, ed
il suo amico Edward M.M. Warburg invitano Balanchine e Vladimir
Dimitriev negli Stati Uniti per aprire una scuola di ballo ad Hartford
nel Connecticut. Giunto ad Hartfort il coreografo si rende conto
che il palcoscenico del teatro è troppo piccolo per mettere
in scena i suoi lavori così rifiuta lofferta ma Kirstein
non si arrende e si mette in cerca per un posto appropriato. Nel
1934 viene fondata la Scuola dellAmerican Ballet (SAB) a New
York e qui Balanchin compone il suo primo balletto astratto per
gli studenti della scuola: Serenade su musica di Ciaikovskij che
viene messo in scena sul manto erboso del Festival estivo organizzato
da Warburg a New York. Pochi mesi dopo il gruppo dei quattro
fonda una piccola compagnia che viene chiamata American Ballet che,
nel 1935, diviene la compagnia ufficiale del Teatro Metropolitan.
Per evitare che i danzatori rimangano disoccupati durante i periodi
estivi, Balanchine crea una compagnia alternativa: Ballet Caravan,
che nel 1941 si fonde con lAmerican Ballet. Nel frattempo,
nel 1938, si sposa con Vera Fokina per la quale compone nuove coreografie
Nel 1946 allAmerican Ballet succede The Ballet Society che
ottiene enorme successo e viene invitata a divenire la compagnia
permanente del New York City Center con il nome di New York City
Ballet. La prima rappresentazione della nuova compagnia avviene
nellottobre 1948 presso il City Center dove vengono messi
in scena i lavori di Balanchin: Symphony in C, Orpheus e Concerto
Barocco.
Negli
anni che seguono Balanchine, che nel 1946 sposa Maria Tallchieff
e nel 1952 Tanaquil LeClerq, compone alcune delle sue più
grandi coreografie molte delle quali dedicate alle sue due compagne
di vita, ma lapice della fama lo raggiunge con il balletto
Lo Schiaccianoci che dal 1954 ad oggi è il più rappresentato
ed amato dei suoi lavori.
Dopo il divorzio dalla LeClerq, Balanchin rimane colpito dalla giovanissima
danzatrice Suzanne Farrell ed anche per lei compone grandi balletti
quali Don Chisciotte (1965), la riedizione di Diamonds in Jewels
(1967), Mozartiana (1981).
Nel 1983, viene ricoverato in ospedale per un male misterioso che
lo porta alla morte nel mese di aprile.
Grande rinnovatore della danza per la sua tendenza verso la danza
astratta, sempre però permeata da salda estrazione accademica,
collegata alla base musicale, ribalta nel balletto il rapporto tra
forma e contenuto dando la massima importanza al movimento piuttosto
che alla narrazione. Per Balanchine è la forma che determina
il contenuto e non, dunque, il contenuto che condiziona la forma.
Immensa è la sua importanza nella storia della danza non
solo in quanto rinnovatore ma anche quale valorizzatore delle qualità
del danzatore e la sua opera, oltre che ad arricchire il repertorio
del balletto mondiale con oltre 460 coreografie, ha contribuito
alla crescita di coreografi validi e culturalmente preparati. Egli
stesso chiarisce nei suoi scritti cosa intende per balletto: Il
balletto non si compone unicamente di danza: è una combinazione
di danza e di musica. Il loro rapporto però non è
letterale. Non si tratta per la danza di seguire la musica nota
per nota, battuta per battuta senza preoccupazioni librettistiche.
Al contrario, la danza è un completamento della musica, uninterpretazione
data attraverso la coreografia di ciò che il coreografo ascolta
e prova.
MIKHAIL NIKOLAEVICH BARYSHNIKOV
Mikhail Baryshnikov, nato a Riga il 28 gennaio 1948, è un
ballerino, coreografo e attore statunitense di origine russa.
Nato in Lettonia da genitori russi fu avviato giovanissimo alla
danza classica, a soli 18 anni divenne solista del Kirov e nel 1974,
durante una tournée negli Stati Uniti chiese asilo politico.
Ottenne una nomina per l'Oscar come miglior attore non protagonista
per il suo primo film The turning point (1977). Nel 1985 prese parte
al film White Nights insieme a Gregory Hines e Isabella Rossellini.
È stato inoltre il volto dell'ultimo fidanzato di Sarah Jessica
Parker nell'ultima serie del serial "Sex and the City".
Nella serie interpretava l'artista russo Petrovsky.
MICHAIL
MICHAILOVIC FOKINE
Michel Fokine è il primo coreografo dei Ballets Russes e
uno dei più importanti della sua epoca. Per le sue innovazioni,
è il precursore dello stile neoclassico che mette in opera
in modo assai vario, grazie alla sua cultura e alla molteplicità
dei suoi interessi.
Figlio di commercianti, Fokine entra alla Scuola Imperiale di Danza
di San Pietroburgo nel 1889, dove studia con Pavel Gerdt e Nicolas
Legat. Nel 1898 entra a far parte del balletto del Teatro Marinski
come solista, divenendo primo ballerino nel 1904.
A partire dal 1902 viene anche incaricato di tenere dei corsi alla
scuola di danza e inizia a comporre coreografie nel 1905. Quando
il suo talento comincia ad essere riconosciuto, se vede conferire
l'incarico di sviluppare il programma della stagione di balletto
organizzata nel 1909 a Parigi da Serge Diaghilev. Il successo è
immediato.
Fokin rimane ai Ballets Russe come principale coreografo fino al
1912, quando ritorna in Russia, dove le sue creazioni sono ormai
diventate patrimonio del Teatro Marinski. Nel 1914, ritorna al fianco
di Diaghilev per la stagione londinese dei Ballets Russes.
Nel 1918, lascia definitivamente la Russia e prosegue la sua carriera
come ballerino e coreografo indipendente in Europa - principalmente
in Scandinavia, Francia e Inghilterra - e negli Stati Uniti.
Nel 1921, apre una scuola di danza a New York; l'anno successivo
crea la sua compagnia e, nel 1923, si stabilisce definitivamente
negli Stati Uniti.
Fino alla fine della sua vita, compone balletti per le più
grandi compagnie americane ed europee e viene invitato in tutto
il mondo a riallestire le più celebri delle sue creazioni
per i Ballets Russes. Lavora con i più prestigiosi teatri,
fra cui L'Opéra di Parigi, la Scala di Milano, il Teatro
Colon di Buenos Aires, per Ida Rubinstein, i Ballets di Monte-Carlo
e i Ballets Russes del colonnello de Basil.
Fokine ha ottenuto un notevole successo come ballerino, per le qualità
mimiche e la tecnica eccellente. Dopo aver interpretato i ruoli
di solista del repertorio classico al Teatro Marinski, interpreta
le proprie opere con i Ballets Russes. Inoltre danza in molti recital
con la moglie, la ballerina Vera Antonova.
Ma è soprattutto come coreografo innovativo che si inserisce
a pieno titolo nella storia della danza. Di spirito curioso, si
interessa, a partire dall'infanzia, a tutte le forme di espressione
artistica (fra l'altro, dipinge per tutta la sua vita), è
sensibile al clima di rinnovamento, al quale contribuisce la tournée
di Isadora Duncan del 1904, che regna in Russia all'inizio del '900.
Pur restando un grande ammiratore di Marius Petipa, percepisce che
il balletto deve trovare nuove forme di espressione. Criticando
il convenzionalismo ballettistico in vigore al Teatro Marinski,
precognizza l'adattamento della coreografia al soggetto trattato
mediante la creazione di enchaînements di passi tradizionali
e di movimenti nuovi. Elabora, inoltre, a partire dal vocabolario
della danza classica che non rinnega affatto, una gestualità
corrispondente allo stile del balletto che esprima il carattere
dei personaggi. Fokin rinforza l'impatto drammatico per mezzo di
opere corte, da cui sono escluse la pantomima e i divertissement
che diluiscono l'azione, nelle quali ciascun passo di danza - sia
quelli destinati ai solisti che quelli per il corpo di ballo - risponde
ad una necessità espressiva. Infine, rivolge un'attenzione
particolare all'unità estetica di tutti gli elementi di un
balletto, musica, costumi, decorazioni e scenografie, rompendo in
particolare con la tradizione delle punte e del tutu per le ballerine.
Fokine mette in pratica le sue idee innovative negli ottantasei
balletti che compone. A partire dalle sue prime opere, anche se
la tradizione resiste ancora alle spinte delle sue innovazioni,
traduce chiaramente nelle sue coreografie i differenti universi
messi in scena:
l'antichità greca in "Acis e Galatea", 1905;
il Diciottesimo secolo francese ne "La Tapisserie Enchanté",
1907;
la Roma di Nerone con "Eunice", 1907;
l'Oriente in "Une Nuit d'Egypte", 1908;
l'epoca romantica con "Chopeniana", 1908.
Crea anche, per Anna Pavlova, un corto assolo, "La Morte del
Cigno", nel quale la danza evoca con grande forza poetica l'agonia
di un uccello nei suoi ultimi battiti d'ala.
Per ogni balletto, prepara il suo lavoro per mezzo di una precisa
ricerca documentale. Quando manca la documentazione, la sua ispirazione
è guidata dalla musica e dall'atmosfera che vuole creare.
In ogni caso riesce a coinvolgere il pubblico e incontra un successo
che contribuisce alla fama dei Ballets Russes.
Appassionato difensore della danza classica, le ha consentito di
rimanere vitale nel Ventesimo secolo e ha contribuito a farla entrare
nella modernità, con uno stile che, oggi, chiamiamo neoclassico
del quale è stato un grande precursore.
Le sue idee si divulgarono attraverso i suoi insegnamenti. Maître
de ballet molto apprezzato, non si accontentava di trasmettere una
tecnica perfetta, ma obbligava i suoi allievi a dare un senso ad
ogni passo che stavano eseguendo, formando così degli interpreti
completi.
I Ballets Russes permisero a Fokin di realizzare pienamente le sue
idee, dato che condivideva con Diaghilev la visione del balletto
come opera di arte totale nella quale tutti gli elementi dovevano
essere in armonia con il progetto artistico. In quanto a Diaghilev,
trovò in Fokine il coreografo che poteva apportare alla sua
impresa la giusta dose di innovatività necessaria per sedurre
il pubblico senza urtarlo.
La riuscita di questo connubio artistico è totale. Il coreografo
assicura senza dubbio il successo dei Ballets Russes nei loro primi
anni, e compone dei capolavori dei quali una buona parte viene rappresentata
ancora oggi nella sua versione originale.
La fertilità e la varietà della sua creatività
impressiona il pubblico pilotato nell'universo variegato offerto
dai suoi programmi che vedevano opere:
di ispirazione romantica come "Les Sylphides" (1909),
"Carnaval" (1910), "Le Spectre de la Rose" (1911);
orientaleggianti, "Cleopâtre" (1909), "Shéhérazade
(1910), "La Légende de Joseph" (1914);
ispirate alla tradizione folclorica russa come le danze polovesiane
de "Il Principe Igor" (1909), "L'Uccello di Fuoco"
(1910), "Pétrouchka" (1911), "Thamar"
(1912);
mitologiche, "Narciso" (1911), "Daphnis et Chloé"
(1912).
L'impatto sul pubblico di questi balletti, la maggior parte dei
quali è entrata nella nella mitologia della danza, deve molto
anche alle qualità eccezionali degli interpreti: Anna Pavlova,
Adolf Bolm, ma soprattutto Vaslav Nijinski e Tamara Karsavina che
si calarono con grande passione nei ruoli che Fokin aveva creato
espressamente per il loro talento in una notevole comunione artistica.
Chopiniana, Shéhérazade, Luccello di fuoco,
tre balletti-capolavoro degli anni Dieci, lepoca più
felice della creatività di un grande innovatore del balletto
del Novecento, Mikhail Fokin o Michel Fokine, alla francese, come
fu chiamato a Parigi quando le sue creazioni dettero inizio allepopea
dei coreografi straordinari dei Ballets Russes di Diaghilev ai primi
del secolo scorso. Troppo innovatore per i ballettomani dantan,
non abbastanza per i modernisti radicali, Fokin, nato a San Pietroburgo
nel 1880 e morto a New York nel 1942, è il fondamentale anello
di passaggio tra la cultura del grande balletto ottocentesco russo
di ascendenza italo-francese, di cui il Mariinskij è portabandiera
assoluto, e le sperimentazioni più ardite del secolo breve.
Fokine volle affermare i suoi principi, cinque, con una lettera
aperta su The Times di Londra il 6 luglio 19141: «Non
formare combinazioni di passi già pronti e già stabiliti,
ma creare ogni volta una nuova forma corrispondente al soggetto;
danza e gesto mimico non hanno senso in un balletto a meno che servano
allespressione drammatica dellazione; il nuovo balletto
ammette luso del gesto convenzionale solo quando è
richiesto dallo stile; il nuovo balletto procede dallespressività
del volto a quella del corpo intero a quella del gruppo dei corpi
a quella delle danze di una folla; il nuovo balletto, rifiutando
di essere schiavo sia della musica sia della decorazione scenica,
consente una perfetta libertà sia allo scenografo sia al
musicista».
In
accordo a queste regole, ogni opera fokiniana ha una sua fisionomia
peculiare, come si vedrà.
Chopiniana si presenta come una sintesi sapiente delle modalità
drammaturgiche della tradizione russa: narrazione, ballet blanc,
ridisegno del folklore, gran finale per linsieme.
La versione che il Mariinskij ne propone ora, in forma di sogno
romantico in un solo atto, è quella ripresa nel 1931 da Agrippina
Vaganova, anima della scuola e del metodo ballettistici pietroburghesi,
sulla musica di Chopin orchestrata da Alexander Glazunov e Maurice
Keller.
Loiseau de feu, sulla prima composizione musicale di Stravinskij
per balletto, nacque da un rapporto stretto tra coreografo e musicista,
che lavorò si potrebbe dire su ordinazione,
al modo di Chajkovskij per Petipa, e per temi, quello dello Zarevic,
quello del perfido Kashchej, quello dei demoni. Il fascino pittoresco
slavo della leggenda delle fanciulle liberate dallincantesimo
del Male attraverso il coraggio del Principe e laiuto della
piuma magica dellUccello di fuoco (il Bene), con la sua coloritura
di insolito e lontano, tra allusioni etniche e variazioni strettamente
ballettistiche, sorprese e conquistò pienamente i parigini,
giocando sulla fantasia fanciullesca più genuina e sul richiamo
potente delle lontane Sante Russie e delle loro narrazioni esotiche.
Shéhérazade, sulla musica ipnotica del poema sinfonico
di Rimskij-Korsakov composto nel 1888, un caleidoscopio di motivi
orientali, ne usa solo alcune parti, la prima come ouverture, e
la seconda e la quarta per lo sviluppo del balletto, sulla base
della trama introduttiva della prima storia delle Mille e una notte,
un progetto suggerito da Léon Bakst, pittore e scenografo
di genio.
Per Shéhérazade non avendo Fokin nel 1910 conoscenza
diretta della danza araba, fedele al suo metodo della appropriatezza
dei mezzi allo scopo, si mise a studiare le miniature persiane.
Ma bastava lambiente di questo racconto a sedurre: un harem
scintillante di gioielli e sguardi bistrati, profumato di incensi,
arredato di sete, di cuscini, di cortine e di spade lucenti, con
gli eunuchi del sultano a sorvegliare le bellezze sinuose delle
splendide concubine del loro signore. La favorita, Zobeida, scatenerà
unorgia di sensualità, unendosi allo schiavo doro,
e segnerà così per tutti un destino di morte. Eros
e Tanatos: le chiavi di un successo senza tempo.
MATILDA
FELIKSOVNA KSHESINSKAYA
Diplomatasi all'Istituto teatrale di Pietroburgo, dove ha studiato
con Ivanov e Vazem, Ksessinskaja ha danzato al Teatro Marijnskij
dal 1890 al 1917; in seguito ha studiato con E. Cecchetti. Pur eccellendo
nel virtuosismo di scuola italiana, è stata una delle massime
rappresentanti dell'accademismo russo, unendo bravura e brio. Tutta
la sua carriera si è svolta sulla scia dei balletti di Marius
Petipa, e successivamente di Fokine. È stata apprezzata nei
ruoli di protagonista in La bella addormentata , La figlia del faraone
ed Esmeralda . Nominata presto étoile del Marijnskij, grazie
anche alla protezione della famiglia imperiale e alla sua relazione
con il futuro zar Nicola II, ha avviato una carriera internazionale
esibendosi a Vienna, Parigi, Montecarlo e con i Ballets Russes di
Diaghilev. Nel 1920 è emigrata in Francia e nel 1921 ha sposato
il granduca Romanov, acquisendo il titolo di principessa Romanovskaja-Krasinskaja.
Nel 1921 ha aperto una scuola a Parigi, dalla quale sono passati
i più importanti danzatori del secondo Novecento, quali Yvette
Chauviré e Margot Fonteyn.
KSHESINSKAYA E SAN PIETROBURGO
La casa
Uno degli esempi più belli di modernismo a San Pietroburgo
è la casa di Matilda Ksessinskaia, alla fine di Kronverksky
Prospekt, vicino alla piazza Troitsky.
NATALIA
ROMANOVNA MAKAROVA
Compì gli studi di danza alla Scuola coreografica di Leningrado
diplomandosi nel 1959. Entrava subito a far parte dei Balletti del
Kirov diventandone una delle più prestigiose rappresentanti
sia dal punto di vista tecnico che per la personalità. In
questa compagnia fu in tournée in Italia (in particolare
all'Arena di Verona) nel 1966 in uno dei ruoli delle Fate di La
bella addormentata nel bosco di Cajcovskij-Petipa. Nel 1972, ancora
con il Kirov, la Makarova, in tournée a Londra, decise di
restare in Occidente e di seguire la carriera di freelance . In
questa veste era frequentemente ospite sia dell'American Ballet
Theatre come del Royal Ballet di Londra, a partire dal 1972. In
quegli anni la Makarova si distingueva soprattutto in Giselle (nel
1973 al Teatro dell'Opera di Roma ed anche alla Scala) e ne Il lago
dei cigni nel ruolo di Odette-Odile, fra le più sorprendenti
sotto il profilo interpretativo ed anche tecnico per la prodigiosa
estensione del busto e la disarticolazione delle braccia. Nel 1972
dava vita alla Scala di Milano, con la coreografia di John Teras,
scene e costumi di Marino Marini, ad una nuova versione di La sacre
du printemps di Stravinskij. Nel 1974 presentava con l'American
Ballet Theatre una versione della La Bayadère di Minkus-Petipa
e nel 1980 una integrale che rimontava poi alla Scala nel 1933,
interpreti: Alessandra Ferri e Julio Bocca. Nel 1965, al Concorso
di Varna (Bulgaria) era insignita della Medaglia d'oro. Ha scritto
A Sance Autobiography (New York, 1979). Esistono numerosi video
in balletti del repertorio e non, oltre che `gala' e un programma
monografico intitolato Natalia.
VASLAV
FOMIV NIJINSKIJ
Nato a San Pietroburgo nel 1890 da due ballerini polacchi, artisti
nomadi, Vaslav Fomic Nijinskij condusse uninfanzia precaria
con la madre, il fratello Stanislav malato di mente e la sorella
Bronislava, che come lui fu ammessa alla famosa scuola di danza
del teatro Marinskj, della cui troupe iniziò a far parte
con crescente successo dal 1905, danzando poi con le più
grandi ballerine dellepoca (Chessinska, Pavlova, Karsavina).
Studiò alla scuola di Pietroburgo con il celebre maestro
Nikolaj Legat e poi anche con il non meno celebre Enrico Cecchetti,
agli inizi del Novecento. Il suo fisico, piccolo e tarchiato, non
era dei più felici, ma straordinaria sin dagli inizi fu la
forza dell'espressione; del resto furono proprio la conformazione
fisica, gli zigomi accentuati, gli occhi a mandorla che rivelavano
i caratteri orientali, gli stessi tratti somatici a decretare la
personalità del danzatore. Debuttò nel 1905 in Aci
e Galatea , con la coreografia di Fokine; l'affermazione completa
giunse nel 1908. Scritturato in quell'anno da Diaghilev per le rappresentazioni
dei Ballets Russes in Europa (debutto a Parigi), sollevò
l'entusiasmo delle folle per le doti tecniche (il grande salto)
e la singolarità dell'espressione in Shéhérazade,
Carnaval, Giselle, Le spectre de la rose, Petruska, tutte interpretazioni
fulcro della sua carriera, per l'espressionismo tragico (il disperato
Petruska) e per il languore neoromantico delle Silfidi come dello
Spectre guidato dalla mano del coreografo Fokine e dal gusto `art
nouveau' di Bakst e di A. Benois. Diaghilev lo mise in contatto
con Marie Rambert, che a sua volta era permeata delle teorie ritmiche,
allora in voga, di Jaques-Dalcroze: nacque, rivoluzionaria e scandalistica,
la coreografia dell' Après-midi d'un faune (1912) sulla partitura
di Debussy e la traccia letteraria di Mallarmé. Intanto era
interessante la composizione coreografica, oltre che l'interpretazione:
una coreografia basata sulle posizioni di profilo, attinte ai bassorilievi
greco-etruschi, in disdegno del classico `en dehors' ma pienamente
giustificata dal carattere del brano. L'anno dopo vennero Jeux (musica
di Debussy), gioco dell'amore e dello sport (una partita di tennis
in chiave ballettistica), e soprattutto Le sacre du printemps ,
per la musica di Stravinskij: altro scandalo, anche per la coreografia,
fuori dai canoni accademici, che ricostruiva l'immagine di una Russia
arcaica, primitiva e pagana con grande forza espressiva. Con il
matrimonio (a Buenos Aires) con la seguace e ammiratrice Romola
de Pulszkij, si ruppero i legami con Diaghilev e Nijinski. si trovò
a percorrere improvvisamente e violentemente un cammino in discesa
nella sua arte, verso la follia progressiva. Nel 1916 partecipò
a una tournée negli Usa e creò Till Eulenspiegel sulla
partitura di R. Strauss; tentò un nuovo approccio con Diaghilev
nel 1917. Testimonianza probante e probabile dello smarrimento psichico
di Nijinsky fu il celebre Journal , raccolto dalla moglie con numerose
edizioni delle quali l'ultima, italiana, uscì nel 1979. Dopo
lunghi ricoveri in numerose cliniche, muore a Londra nel 1950. È
sepolto a Parigi, nel cimitero di Montmartre. Per la sua personalità
unica, inconfondibile, oltre ad appartenere al gusto di una stagione,
e quindi alla storia della danza, dell'arte in genere per i vari
addentellati figurativi e del costume, è entrato nel mito
e nella leggenda, con la fioritura molto estesa di un'abbondante
letteratura: mostre fotografiche, film, spettacoli teatrali (di
Béjart, Nijinskij clown de Dieu ; di Lindsay Kemp, Nijinski,
il matto ), pubblicazioni ( Nijinsky di Richard Buckle), vari studi
condotti da esperti di danza come Lincoln Kirstein ed Edwin Denby
e anche da psicologi.
ANNA PAVLOVNA PAVLOVA
Di
modeste origini, Anna Pavlova decide di diventare una ballerina,
nonostante una salute cagionevole, dopo aver assistito ad una rappresentazione
della "Bella Addormentata nel Bosco" nel 1890.
Formatasi alla Scuola Imperiale di Danza di San Pietroburgo, nel
1899 entra nel corpo di ballo del Teatro Marinski. Ballerina fragile,
perfeziona la sua tecnica a Milano con Caterina Beretta dove ha
modo di ammirare la musicalità delle danze di Isadora Duncan.
Quando, nel 1906, viene nominata prima ballerina, ha già
interpretato tutti i grandi ruoli del repertorio classico. Inoltre
è prima interprete assoluta di alcuni balletti di Michel
Fokine, "La Tapisserie Enchantée" (1907), "Une
Nuit d'Égypte" e "Chopiniana" (1908), oltre
che della coreografia per lei composta, "La Morte du Cygne",
variazione per gala da un estratto del "Carnevale degli Animali"
di Camille Saint-Saëns, che danzerà per tutta la sua
carriera.
Anna Pavlova resta legata al Marinski fino al 1913, pur esibendosi
nel 1909 e nel 1911 con i Ballets Russes. Nello stesso periodo,
nel 1908, inizia una di quelle tournée internazionali che
rappresentarono l'essenza della sua intera carriera.
Nel 1911, organizza una sua propria compagnia con la quale si reca
in tutto il mondo. Nel 1912 prende casa a Londra, che diventerà
la sua base.
E' soprattutto in Europa, e successivamente nel continente americano
dal 1912 al 1925, che si esibisce senza un attimo di sosta. Danza
anche in Estremo Oriente (1922-23), Sud Africa, Nuova Zelanda e
Australia (1925-26), Egitto e India (1928-29).
Nel corso di una tournée nei Paesi Bassi, a causa di un colpo
di freddo muore improvvisamente per una polmonite.
Pavlova è una ballerina nata. Le sue disposizioni naturali
si accordano con le esigenze della danza classica, in particolare
con la sua tonalità più aerea, che permette di trascendere
la tecnica con la spontaneità e la sensibilità del
suo movimento.
E' con Enrico Cecchettii che perfeziona il suo talento particolare
che mal si accorda con esibizioni di pura bravura basate prevalentemente
sulla potenza muscolare. Alta ed esile, con gambe sottili e un collo
del piede dalla fattura delicata, dà un'impressione di grazia
fragile ed eterea.
La sua danza miracolosa di leggerezza immateriale, accresciuta dal
lirismo e dalla poeticità dei suoi ports de bras, trasmette
un'emozione irresistibile a tutti i pubblici del mondo.
Pavlova è dotata di qualità drammatiche che si esprimono
sia nella gaiezza e l'umorismo della sua Quitri nel "Don Quichotte"
(1905) che nel lirismo e la tragedia delle sue Nikia ("La Bayadére",
1909) Tahor ("Cléopâtre", 1909), o Giselle
(1903) che resterà una delle sue più memorabili interpretazioni.
Con la sua compagnia, interpreta estratti del grande repertorio
classico e balletti di Fokine. Commissiona coreografie a Nicolas
Legat ("La Notte", 1914) e Ivan Clustine ("The Fairy
Doll") e compone alcune opere, "La Rose Mourante",
"Flocons de Neige" e "Feuilles d'Automne" (1917),
creazioni convenzionali destinate prevalentemente a valorizzare
le sue qualità.
Sia per necessità finanziarie, passione per la scena e devozione
nei confronti della sua arte, Anna Pavlova si produce in innumerevoli
esibizioni, a volte anche in situazioni precarie. Esibendosi in
tutto il mondo, ha iscritto profondamente nell'immaginario collettivo
una rappresentazione della ballerina classica ideale, indissolubilmente
legata a caratteristiche di leggerezza e di lirismo romantico.
Fra i suoi contemporanei, divenne una leggenda, in particolare con
il suo assolo "La Morte du Cygne", che sembrava ogni volta
improvvisare e con il quale tutte le grandi ballerine della prima
metà del Ventesimo secolo si sono dovute confrontare.
La prima locandina dei Ballets Russes riportava un disegno poetico
di Valentin Serov, che rappresentava Anna Pavlova in "Les Sylphides"
(1909). Ma la personalità individualista della ballerina
mal si sposava con l'avventura collettiva rappresentata dai Ballets
Russes e il suo gusto convenzionale la portava ad apprezzare le
innovazioni che vi venivano attuate. Rifiuta la musica de "L'Uccello
di Fuoco" (1910) nel quale avrebbe dovuto creare il ruolo
Per queste ragioni, quindi, ha danzato poco per Serge Diaghilev,
pur figurando nel cartellone della prima tournée dei Ballets
Russes e partecipando a sette rappresentazioni della stagione londinese
nel 1911. Ma appare evidente come il suo genio singolare abbia contribuito
a lanciare la reputazione della compagnia.
Le sue apparizioni in "Le Pavillon d'Armide" (1909), "Cléopâtre"
(1909) e soprattutto "Les Sylphides", sono rimaste per
il pubblico dei momenti memorabili. Con Vaslav Nijinski forma una
coppia leggendaria nel valzer delle Silfidi e solo il pubblico londinese
ha avuto modo di ammirare questi due geniali artisti insieme in
"Giselle" nel 1910.
OLGA
ALEKSANDROVNA SPESSIVTZEVA
Terminato l'Istituto coreografico di Pietroburgo, ha danzato dal
1913 al 1924 con il Teatro Marijnskij (successivamente Teatro d'opera
e balletto di Leningrado), dove si è perfezionata alla scuola
di A. Joganson. Prima ballerina dal 1918 ha interpretato i principali
ruoli del repertorio classico. Danzatrice di grande bellezza, con
il suo modo di ballare interiorizzato ha dato alle sue interpretazioni
una irripetibile particolarità. La sua danza si è
distinta per la precisione lirica delle pose, per la perfezione
delle linee; in ogni ruolo ha saputo introdurre una nota dolente,
un rimpianto sul trascorrere del tempo e il passare della bellezza.
Il suo talento tragico l'ha resa particolarmente adatta al ruolo
di Giselle costruito su contrasti e dissonanze espressive che l'hanno
allontanata dall'interpretazione in quegli stessi anni della Karsavina
o della Pavlova. Lo stesso spirito tragico e liberty ha saputo introdurre
nei ruoli tradizionali del repertorio: Bajadera, Esmeralda, La bella
addormentata, Il lago dei cigni, La figlia del faraone, Il corsaro,
Don Chisciotte (nel ruolo di Amore). Nel 1916 ha preso parte agli
spettacoli dei Ballets Russes di Diaghilev Le spectre de la rose
dove ha interpretato con Nijinskij e Les Sylphides . Nel 1921 è
Aurora nella ricostruzione de La bella addormentata di Diaghilev
a Londra. Dal 1924 al 1931 ha danzato all'Opéra di Parigi
e ha continuato a collaborare con Diaghilev ( La chatte nel 1927).
Dal 1932 al 1937 è in tournée con diverse compagnie.
Nel 1937 ha incominciato a manifestarsi la malattia che l'ha costretta
al ricovero in una clinica fino al 1967, quando si è stabilita
nei pressi di New York. Muore nel 1991.
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