MODEST PETROVICH MUSORGSKIJ
Modest Petrovich Musorgskij (nato il 21 marzo 1839, morto 28 marzo
1881) era un compositore dello stile romantico, da ricordare come
un compositore del "Gruppo dei Cinque" (compositori che
nella loro musica lasciavano un impronta nazionale, anche nazionalista,
intesa come scoperta delle musiche russe e del loro impatto sulla
cultura nazionale ).
Era destinato ad una carriera militare, ma il suo interesse principale
era la musica, segui quindi questa sua passione anche se essa gli
procurò una vita misera. I suoi brani, come vuole il romanticismo,
esprimono l'inquietudine dell'uomo, le sue opere sono state sempre
abbastanza macabre e tristi (da ricordare: Canzone e danza dei morti
o Una notte sul Monte Calvo).
Il suo progetto di maggior valore è stato il Pictures at
an Exhibition ("Quadri di un'esposizione"), una descrizione
musicale che Musorgski dà a dei quadri dell'artista Victor
Hartman, orchestrata anche dal famoso Maurice Ravel, l'autore del
celebre Bolero.
VITA DI MODEST PETROVICH MUSORGSKIJ
Modest nacque a Karevo nel 1839, figlio di un ricco proprietario
terriero: fu avviato alla carriera militare, ma continuò
nel contempo a studiare pianoforte con Anton Herke, il più
famoso insegnante di Pietroburgo; dal 1856 si dedicò completamente
alla musica.
Nel 1856 iniziò a frequentare l'ambiente da ufficiale, e
conobbe il musicista Dargomyzskij: quest'ultimo gli consentì
di venire a contatto con il gruppo di musicisti in seguito noto
come "gruppo dei cinque" o "Russian Five" che,
con la sua partecipazione, si impegnò a cambiare le caratteristiche
della musica composta in Russia. I musicisti furono Cui, Borodin,
Balakirev e Rimskij-Korsakov; in particolare Balakirev fu anche
suo maestro di composizione.
Nel 1861, però, in seguito all'approvazione della legge che
abolì la servitù della gleba, il suo reddito si ridusse
notevolmente, e fu costretto ad abbandonare la vita in città,
troppo dispendiosa, e a ritirarsi in campagna. Questo passaggio
fu fondamentale per lo sviluppo della sua creatività musicale:
il contatto più diretto con i canti e le danze popolari della
sua terra segnò in maniera indelebile la sua produzione.
Nel 1863, essendo sopraggiunte altre difficoltà economiche,
accettò un impiego presso un ufficio governativo.
Dopo la morte della madre, con la quale aveva avuto un rapporto
molto intenso, cominciò ad aumentare il consumo di alcol.
Dal 1867, dopo aver abbandonato l'impiego, si dedicò completamente
ai suoi lavori musicali, di compositore e concertista: il vizio
dell'alcol, purtroppo, lo portò a un rapido degrado fisico,
quindi al ricovero in ospedale e alla morte avvenuta nel 1881.
OPERE
La musica di Musorgsky fu molto in anticipo sul suo tempo, sia
sul piano ritmico che quello armonico: in particolare nei fraseggi
vocali e strumentali si riscontra la tendenza a riprodurre le inflessioni
del parlare quotidiano della lingua russa.
La sua musica, comunque,
non fu sufficientemente apprezzata dalla critica ufficiale a lui
contemporanea, ed alcuni eventi personali (in particolare la scomparsa
della madre e della donna amata), lo fecero precipitare in uno stato
depressivo e favorirono la tendenza allalcolismo. In seguito
ad un attacco epilettico, a solo quarantadue anni, morì nella
solitudine in un ospedale militare. Sembra che, in punto di morte,
Mussorgskij abbia pronunciato la drammatica frase "Tutto è
finito, il dolore sono Io!".
Le sue opere Boris Godunov (1869), Kovancina (1880, incompiuta)
e La fiera di Sorocinski (1880) appaiono oggi felicissime invenzioni
musicali. Mussorgski compose anche affascinanti pagine per canto
e pianoforte, tra cui i tre cicli di liriche La camera dei fanciulli
(1868-1872), Senza sole (1874) e i Canti e danze della morte (1875-1877),
oltre a numerosi lavori corali e strumentali, fra i quali Una notte
sul monte Calvo (1867) e Quadri di un'esposizione (1874), orchestrata
da Ravel nel 1922.
Boris
Godunov
librettodi Modest Mussorgsky, dalla tragedia omonima di Aleksandr
Puskin e dalla Storia dello stato russo di Nikolaij Karamzin
Dramma musicale popolare in un prologo e quattro attiPrima:
Pietroburgo, Teatro Mariinskij, 27 gennaio [8 febbraio] 1874 Personaggi:
Boris Godunov, zar di Russia (B); Fëdor (Ms) e Ksenija (S),
suoi figli; la nutrice di Ksenija (A); il principe Vasilij Sujskij,
boiaro (T); Andrej Scelkalov, segretario della duma (Bar); Pimen,
monaco e cronachista (B); il pretendente Grigorij, novizio affidato
a Pimen (T); Marina Mniszech, figlia di un nobile polacco di Sandomir
(Ms); Rangoni, gesuita (B); Varlaàm (B), Misail (T), vagabondi
ex monaci; lostessa della taverna al confine lituano (Ms);
lInnocente (T); Nikitic, guardia (B); un ufficiale di polizia
(B); Mitjucha, uomo del popolo (Bar); un boiaro di corte (T); Chruscov,
boiaro (Bar); Lavickij, Cernikovskij, gesuiti (Bar); boiari, Strelcy,
soldati, guardie, nobili polacchi, ragazze di Sandomir, pellegrini
erranti, popolo di Mosca, monelli, vagabondi
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Pietra miliare della scuola russa, destinata a influenzare una
larga parte del Novecento europeo, Boris Godunof , nelle due versioni
autentiche moltiplicate dalle revisioni, è anche
il prototipo del moderno work in progress. Il suo lungo
e complicato cammino inizia nel settembre del 1868 in casa della
sorella di Glinka, la dolce colomba Ljudmila Sestakova
che, dopo la morte del fratello, raduna attorno a sé gli
artisti e gli intellettuali della nuova generazione, impegnati a
realizzare una cultura autenticamente russa. In questo ambiente
culturalmente e umanamente elevato, Vladimir Nikolskij, storico
e studioso di Pushkin, richiama lattenzione dellamico
Musor sul dramma della follia e della morte dello zar Boris, vergato
dal sommo poeta nel 1825. Il suggerimento provoca un vivo interesse:
come incoraggiamento, la Shestakova invia a Musorgskij il volume
di Puskin, inserendo tra le pagine stampate alcuni fogli bianchi.
Musorgski non tarderà a usarli producendo, in un quadriennio,
le due versioni del suo capolavoro. Quando riceve dalla vecchia
amica il prezioso testo, arricchito dai fogli candidi, il musicista
non ha ancora trentanni: ha studiato con Balakirev, si è
liberato dalla sua tutela e si è lanciato alla ricerca di
uno stile nazionale e popolare, lontano sia dallopera italiana
cara allaristocrazia sia allopera tedesca coltivata
dagli occidentalisti. La produzione di liriche e lesempio
di Dargomyzskij lhanno condotto a scoprire la potenza della
parola, la verità dei personaggi, delle situazioni,
del linguaggio. Elementi da contrapporre alla mera bellezza,
a tutto ciò che suona soltanto melodico e piacevole, atto
a cullare limmaginazione anziché a stimolarla. In unottica
tanto diretta egli stesso si definisce un cavallo lanciato
in ununica direzione la rilettura della tragedia di
Pushkin è determinante. Nella vicenda, elaborata dal poeta
sulla scorta del decimo e dellundicesimo volume della Storia
dello stato russo di Nikolaij Karamzin, il musicista trova la materia
necessaria a un autentico dramma popolare: un dramma
di cui luomo russo frate spretato, boiaro o zar
sia protagonista.
Lepoca (tra il 1598 e il 1605) è tra le più
fosche dello stato moscovita. Morto Ivan il Terribile nel 1584,
restano due eredi: il maggiore, Fedor, figlio di primo letto, e
un bimbo di due anni, Dmitrij, nato dallultimo matrimonio
dello zar (il settimo, pare) con Maria Nagaja. La corona toccò
a Fiodor, sebbene fosse debole di cervello. I sudditi lo chiamavano
affettuosamente durak , imbecille, lodandone la mitezza
e la religiosità. «Regnava meglio con la preghiera
che con lintelligenza», si diceva. Occorreva perciò
un reggente per gli affari di stato. E questi fu, dopo un breve
interregno, Boris Fedorovic Godunov, uomo di notevole carattere
e abilità, che lo stesso Ivan aveva avvicinato al trono dando
in moglie a Fiodor la sorella di Boris, Irene. Lalta posizione
doveva provocare invidie e malcontenti, soprattutto fra i boiari
che, domati da Ivan, speravano di rialzare il capo sotto il figliolo
deficiente. Non mancarono le congiure, ed è ovvio che qualcuno
pensasse di richiamare il piccolo Dmitrij, prudentemente allontanato
assieme alla madre nella lontana città di Uglic. I progetti,
comunque, sfumarono quando il ragazzo morì a nove anni, il
15 maggio 1591, con la gola squarciata da un coltello. Chi aveva
inferto il colpo mortale? Uninchiesta ordinata dallo zar Fedor
e da Boris Godunof stabilì che Dmitrij, notoriamente epilettico,
si era ferito durante una crisi con un coltello da lui stesso impugnato.
Numerose testimonianze giurate, raccolte da Vasilij Suiskij, convalidarono
la versione. I nemici di Boris sostennero invece che i testimoni
erano stati corrotti o intimiditi per coprire il reggente assassino
che, con la scomparsa del fanciullo, si sarebbe assicurata la successione.
Questa, in realtà, era ancora lontana. Nel 1591 Fiodor, per
quanto debole di mente, era forte di corpo, tanto che visse fino
al 1598, in pieno accordo con il reggente e con la moglie Irene,
da cui ebbe anche una bimba. Laccusa risuonò ancora
più forte quando Boris, cinta la corona, riprese da zar la
politica di Ivan diretta allunità dello Stato. Tutti
si rivoltarono: boiari e plebe allinterno del paese, mentre
alle frontiere malsicure i polacchi e la chiesa cattolica attendevano
loccasione per smembrare il regno e abbattere la fede ortodossa.
In questa situazione, la voce dellassassinio dello zarevic
riemerse con una fantasiosa variante: Boris aveva tentato ma fallito
il colpo; il bimbo, salvato e cresciuto sotto falso nome, era vivo.
La riapparizione avviene in Polonia dove il falso Dmitrij (forse
un novizio fuggito da un convento), proclamatosi figlio di Ivan,
ottiene la mano dell ambiziosa Marina Mniszech, figlia del
voivoda polacco di Sandomir, raduna un esercito di profughi russi,
nobili polacchi e avventurieri e, con la benedizione del pontefice
Clemente VIII, parte alla riconquista del regno. Limprovvisa
morte di Boris a soli 53 anni, nellaprile 1605, fece precipitare
la situazione. I generali russi passarono al pretendente, che venne
incoronato. Il primogenito di Boris, Fedor, fu assassinato, mentre
Ksenija, «la colomba pura», diventata la concubina dellusurpatore,
morirà in convento nel 1622. Dmitrij, a sua volta, venne
fatto a pezzi dopo un anno di regno (e le sue ceneri sparate da
un cannone) quando i russi si ribellarono alla sopraffazione polacca
e cattolica. Si salvò Marina, per lanciarsi in unavventurosa
esistenza unendosi a un secondo e poi a un terzo falso Dmitrij,
apparsi e scomparsi, mentre sul trono di Mosca si succedevano Vasilij
Shujskij, il re di Polonia Sigismondo e infine Michele Romanov,
fondatore della dinastia regnante fino al nostro secolo. Della torbida
vicenda, Puskin coglie il nodo centrale, secondo linterpretazione
del grande storico cui rende un reverente omaggio sul foglio di
risguardo: «Alla memoria preziosa per i russi
di Nikolaij Michailovic Karamzin questo lavoro ispirato dal
suo genio con devozione e gratitudine dedica Aleksandr Pushkin».
La narrazione, dall incoronazione di Boris alluccisione
dei suoi figli, non è continua come nella tragedia classica,
ma è shakespearianamente spezzata in ventitre quadri (più
due eliminati nella prima edizione), concisi ed essenziali, come
se lautore, aprendo uno spiraglio sul panorama della storia
russa e chiudendolo immediatamente, offrisse al lettore una serie
di fulminei scorci. «Questo montaggio di opposte sequenze,
questo caleidoscopico svariare di siti e di ambienti», come
lo descrive Angelo Maria Ripellino, è già caratteristico
delle prime opere russe, dal Ruslan e Ljudmila al Convitato di pietra
, ricavati anchessi da Puskin. La forma o, meglio, la libertà
di forma, conviene perfettamente a Musorgsky che, utilizzando quanto
gli occorre, ricava sette scene dal vasto affresco. Abbozzato e
scartato un ottavo episodio (lincontro di Marina e Grigorij
presso la fontana), la prima stesura dellopera risulta così
articolata in sette quadri: 1) prologo, dove la folla e il clero
invocano Boris; 2) incoronazione; 3) cella di Pimen, dove il monaco-cronista
racconta al novizio Grigorij la morte dello zarevic; 4) osteria
al confine lituano, dove Grigorij fugge; 5) appartamenti dello zar,
con lannuncio della rivolta e i rimorsi di Boris; 6) davanti
alla cattedrale di San Basilio, dove lInnocente rifiuta di
pregare per lo zar Erode; 7) morte di Boris.
Questo
è il primo Boris , l Ur-Boris composto, in uno slancio
di furore creativo, tra l«ottobre 1868» (annotato
dallautore sul volume donatogli dalla Sestakova) e il 22 maggio
1869 quando termina lo spartito per canto e piano. Il 15 dicembre
successivo Mussorgskij appone la parola «Fine» sotto
la partitura orchestrale. La stesura, come si vede, procede senza
soste, in uno stato di febbrile esaltazione dettato dalla certezza
di avere finalmente trovato «gli ingredienti per cuocere la
zuppa» evocati nella lettera a Nikolskij. In soli otto mesi
(oltre i sette per la strumentazione) si realizza il lavoro «radicato
nella patria pianura e nutrito di pane russo» che, in una
precedente lettera (del 12 luglio 1867) al medesimo amico, appariva
ancora una meta lontana. Oggi, percorrendo a ritroso la lunga strada
dalle prime liriche a Salammbo e da qui allincompiuto Matrimonio
, appaiono chiare le tappe che guidano al primo Boris . Ma il risultato
non è meno sorprendente. Tutto appare nuovo e ardito in questo
compatto torso: dalla scelta di un testo sospetto alle autorità
politiche e musicali alla originalità della realizzazione.
Si capisce perché, davanti a questopera scritta di
getto, si stenda ancora una strada lunga e accidentata. Lautore
però è ottimista. Terminata lorchestrazione
si affretta a sottoporre la partitura ai Teatri Imperiali. Una prima
risposta gli arriva dal direttore Stepan Gedeonov: «Mi ha
detto comunica Mussorgski alle sorelle Aleksandra e Nadezhda
Purgold che questanno non possono rappresentare nulla
di nuovo, tuttavia potrebbe chiamarmi verso la metà dagosto
o ai primi di settembre per spaventarli col mio Boris ». La
data dellaudizione non è nota. Sappiamo invece che
i membri della Commissione di lettura respinsero lopera nella
riunione del 10 febbraio 1871, mettendo nellurna sei palle
nere e una bianca. Una settimana dopo, la decisione fu trasmessa
ufficialmente allinteressato, a cui però la notizia
era già stata comunicata in privato dalla Sestakova. Qui
le versioni divergono. Secondo la Shestakova, lunico motivo
del rigetto era la mancanza di una importante parte femminile. Nelle
memorie di Rimskij-Korsakov, invece, vengono accentuati «la
novità e il carattere inconsueto della musica». Da
ciò lirritazione dell«illustre comitato
che, fra laltro, rimproverò allautore la mancanza
di una consistente parte femminile». Comunque sia, Mussorgsky
si dedicò immediatamente alla revisione dellopera.
Due mesi dopo la sentenza della Commissione, appone sotto la nuova
scena del boudoir di Marina la data 10 aprile 1871. Linserimento
del personaggio femminile porta con sé altri sviluppi. Il
10 agosto, con una lettera semiseria, informa lamico Vladimir
Stasov che «Boris, zar colpevole, sta perpetrando un arioso».
Il mese successivo (11 settembre) ancora un annuncio a Stasov: «Abbiamo
rifatto a nuovo Griska» e «si sta pensando ai vagabondi».
È il primo accenno al quadro della foresta di Kromij, che
lo occuperà sino a novembre. Il quadro della fontana, lorchestrazione
e i ritocchi lo impegnano sino allestate successiva. Infine,
può notare in calce alla partitura «22 giugno 1872,
a Pietroburgo, M. Musorgskij» e l11 luglio depone rispettosamente
la nuova partitura ai piedi di Liudmila Sestakova: «Accogliete
il mio Boris sotto la vostra protezione, affinché con voi,
benedetta, esso inizi la sua stagione pubblica». I quindici
mesi di lavoro intenso hanno dato allopera una fisionomia
largamente rinnovata: un quadro, quello davanti a San Basilio, è
soppresso; ai rimanenti sei, quasi tutti rimaneggiati, se ne aggiungono
tre nuovi. In totale, il secondo Boris comprende nove quadri.
Prologo .
Quadro primo . Febbraio 1598. Cortile del convento di
Novodievic. Il popolo, incitato da un ufficiale di polizia, supplica
Boris di accettare la corona di zar. Il segretario della Duma, Scelkalov,
annuncia che il candidato resta irremovibile e, mentre un corteo
di pellegrini si reca al convento per convincerlo, la folla è
convocata dalle guardie al Cremlino. Quadro secondo . 1º settembre
1598. Mosca, la piazza del Cremlino. Boris ha accettato il trono.
La folla, spinta da Shujskij, acclama lincoronazione. Ma,
tra lo scampanio e gli inni, il nuovo zar è in preda a foschi
presagi (Skorbít dúsha!; La mia
anima si rattrista).
Atto primo . Quadro primo . 1603. Una cella del Monastero dei Miracoli.
Il monaco Pimen sta terminando di scrivere la cronaca del regno
(Yeshchó odnó poslyédnye skazánye;
Ancora uno, lultimo racconto), mentre il novizio
Grigorij si desta, sconvolto da un sogno. Egli aspira alla gloria,
alle battaglie, e interroga il vecchio sulla morte dello zarevic.
Assassinato da Boris, narra il cronista: avrebbe letà
tua e regnerebbe. Mentre Pimen e i monaci si recano alla preghiera,
Grigorij invoca la giustizia divina.
Quadro secondo . Osteria presso
il confine lituano. Lostessa canta una gaia canzone (Poyamóla
ya síza selezuyá; Avevo un anatroccolo),
quando arrivano due frati questuanti, Varlaám e Misail, accompagnati
da Grigorij che, fuggito dal convento, cerca di varcare il confine.
I frati bevono e Varlaám, ubriaco, canta le gesta di Ivan
(Kak vo goróde býlo vo Kazáne;
Una volta nella città di Kazan). Irrompono i
gendarmi alla ricerca di Grigorij che, dopo un vano tentativo di
far arrestare Varlaám al suo posto, fugge saltando dalla
finestra.
Atto secondo . Gli appartamenti dello zar al Cremlino. Ksenija,
la figlia di Boris, piange la morte del fidanzato confortata dal
fratello e dalla nutrice con filastrocche infantili (Kak komár
drová rubíl; La zanzara tagliava la legna
e Túru, túru, petushók; La
storia di questo e di quello). Lentrata di Boris interrompe
il gioco. Egli è angosciato dallinsicurezza del regno
e turbato dai rimorsi (Dostíg ya výshey vlasti;
Ho il potere supremo). Un boiaro denuncia congiure.
Il principe Sujskij annuncia lapparizione di un Pretendente
che si fa passare per Dmitrij. Nel drammatico colloquio Shujskij
narra la morte del fanciullo e Boris, rimasto solo, ne vede il fantasma
(I skórbyn syérdtse pólno; Ah,
soffoco!).
Atto terzo . Quadro primo . 1604. Una stanza nel castello di Sandomir.
Lambiziosa Marina Mniszech si abbiglia per la festa compiaciuta
della propria bellezza, ma il gesuita Rangoni la richiama al dovere:
dovrà unirsi a Dmitrij per conquistare il trono moscovita
e ricondurre i russi al cattolicesimo. Quadro secondo . Nel parco
del castello. Dmitrij, innamorato di Marina, invoca la sua presenza
(V pólnok... v sadú... u fontána...;
A mezzanotte, nel giardino... presso la fontana) e Rangoni
gli promette la felicità purché egli segua i suoi
consigli. Appare Marina, corteggiata dai nobili invitati (polacca).
Poi, rimasta sola con lui, gioca la commedia dell amore per
spingerlo allimpresa moscovita (Dmitrij! zarevic).
Atto quarto . Quadro primo . 13 aprile 1605. Una sala del Cremlino.
La Duma dei boiari decreta la morte del falso Dmitrij, che preme
alla frontiera. La deliberazione è interrotta da Sujskij,
che annuncia il turbamento dello zar, e dallo stesso Boris che fa
il suo ingresso delirando. Poi si ricompone per ricevere un monaco
depositario di un grande segreto. È Pimen, che narra il miracolo
di un pastore cieco che ha riacquistato la vista pregando sulla
tomba dello zarevic (Odnázhdy, v vechérniy chas;
Una volta sul far della sera). Boris, distrutto dall
emozione, muore dopo aver dato gli ultimi consigli a Fedor (Proshcháy,
moy sin, umiráyu; Addio, figlio mio, muoio),
additandolo come successore ai boiari. Quadro secondo . Una radura
nella foresta di Kromij. I contadini insorti scherniscono un boiaro
catturato e, incitati da Varlaám e Misail, trasformatosi
in feroci sgherri, si accaniscono contro i gesuiti inviati da Dmitrij,
mentre i bambini rubano allInnocente la copeca ricevuta in
elemosina. Compare Dmitrij che, proclamandosi zar, promette giustizia
ai perseguitati da Godunov, accoglie il boiaro immediatamente passato
dalla sua parte e si avvia a Mosca, tra le acclamazioni del popolo,
mentre lInnocente piange sulla sorte della Russia (Lyéytes,
lyéytes slyózy górkiye; Sgorgate,
lacrime amare).
Come si vede, il rifacimento è radicale: il dramma dello
zar, la figura del pretendente e la partecipazione del popolo acquistano
nuove dimensioni. Linserimento dellatto polacco,
lamentato dai puristi come concessione melodrammatica, è
in realtà un momento fondamentale. La figura dellusurpatore
si delinea, preparando la sua apparizione alle porte di Mosca.
Lo
stesso personaggio di Boris acquista, nel nuovo contesto, un carattere
più doloroso. Lavevamo già visto, oppresso dal
fato, nella scena dellincoronazione. Lo incontriamo di nuovo
nelle sue stanze, ove non può trovar pace neppure in seno
alla famiglia. Non a caso il musicista rielabora a fondo questo
quadro. Laggiunta del vasto arioso, di cui si dichiara particolarmente
soddisfatto, e il misterioso effetto dei carillon, ingigantiscono
langoscia del protagonista. Egli non è soltanto luccisore
del fanciullo, è un uomo lacerato dai rimorsi e dalla coscienza
della vanità del delitto.
A differenza di Macbeth, Boris
appartiene al popolo: è russo anche quando il paese gli si
solleva contro. La violenta esplosione della folla moscovita corona
lopera dando al popolo un ruolo di protagonista. Così
lintese lamico Nikolskij, che, proseguendo nella funzione
di padrino del Boris , suggerì a Musorgski di spostare la
nuova scena, che avrebbe dovuto precedere la morte dello zar, alla
fine dellopera. Suggerimento adottato con entusiasmo, lasciando
al fido Stasov il rammarico di non averci pensato lui! La rivolta
però è vana. Musorgsky rimane il pessimista di sempre
e lultima parola spetta allInnocente: «Spargete
amare lacrime, piangi anima ortodossa... Piangi popolo russo, popolo
affamato». Non è ancora giunto il momento in cui «lenergia
della nera terra contadina venga fuori».
Qui, come nella successiva
Kovanscina, il retaggio dei miseri è il pianto. Pittura comunque
sovversiva agli occhi delle autorità. Rifiutando il primo
Boris per il suo anticonformismo, la direzione dei Teatri Imperiali
aveva provocato la nascita di un lavoro ancor più sconcertante.
Non stupisce che anche il rifacimento venga respinto. Evidentemente
non era lassenza del ruolo femminile a turbare il Comitato
di lettura. Nella Gazzetta Teatrale del 29 Ottobre 1872,
la non accettazione è ufficializzata. Ma ormai la causa del
Boris è quella di tutti gli intellettuali progressisti che
lhanno ascoltato più volte, a brani o per intero, nelle
case amiche.
Le istituzioni concertistiche ne presentano estratti.
La prima è la Società della musica russa, che dà
il quadro dellincoronazione il 5 febbraio 1872; il 3 aprile
successivo Balakirev dirige la Polacca nella serata della Scuola
gratuita di musica. La battaglia si arricchisce di particolari leggendari:
unenorme folla riferisce la spuria Nota autobiografica
assiste a unesecuzione cameristica nei saloni dei Purgold,
dove viene decisa la realizzazione di tre quadri (quello dellosteria
e i due dellatto polacco) al teatro Mariinskij
di Pietroburgo. La rappresentazione, inserita fra il secondo atto
del Lohengrin e un quadro del Freischütz , ha luogo il 5 febbraio
1873 con un successo clamoroso.
La famosa Julia Platonova canta
la parte di Marina e si attribuisce, in un romanzesco resoconto
apparso una dozzina danni dopo, il merito di aver imposto
lopera ricattando la direzione dei Teatri Imperiali: «O
si dà Boris o io non canterò più qui!».
E la direzione capitola! Si arriva cosi alla prima esecuzione, il
27 gennaio 1874. Il successo è tanto vivo da preoccupare
le autorità. Gli studenti intonano i cori di Kromij lungo
la Neva. Lopera minaccia di trasformarsi in un manifesto rivoluzionario,
e la direzione del teatro, dopo i tagli effettuati alla prima
con il forzato consenso dell autore (il più rilevante
dei quali è lintero quadro della cella nel Monastero
dei Miracoli), si affretta a sopprimere il quadro della ribellione.
Poi, di sera in sera, gli interventi si moltiplicano riducendo lo
spettacolo allosso. In questa forma, Boris si regge a Pietroburgo
per dieci rappresentazioni nel 1874, due nel 75, due nel 76,
cinque nel 77 e altre tre tra 79, 80 e 81.
Ventidue (secondo il Calvocoressi, venticinque secondo altri), mentre
a Mosca andrà in scena nel 1888, con una decina di repliche
fino al 90.
Lesito, come si vede, fu tuttaltro che mediocre nonostante
lostilità pressoché generale della critica.
Quella dei conservatori era scontata. Lautorevole Hermann
Laroche, amico di Cajkovskij, ripeté le consuete accuse di
ignoranza e dilettantismo riservate al Gruppo dei Cinque. Il letterato
Nikolaij Strakov, irritato per le interpolazioni al testo di Puskin,
definì lopera «una mostruosità senza pari».
Ai prevedibili attacchi si aggiunsero le inattese perplessità
degli amici. Mentre Borodin è entusiasta, Cezar Kjui esprime
su un nota rivista pietroburghese un parere offensivamente negativo:
grigiore vocale, monotonia dei recitativi, sconnessione del pensiero
musicale, insufficienza di senso critico e, per concludere, una
«maniera frettolosa, poco esigente e vana di scrivere che
ha dato risultati altrettanto deplorevoli nei casi di Rubinstein
e di Caikovski». Frase particolarmente velenosa perché
mette sul medesimo piano il realismo nazionale di Boris
e il cosmopolitismo degli accademici del conservatorio. Due posizioni
inconciliabili, come conferma lo stesso Caykovski, dopo aver studiato
profondamente la partitura: «Io mando al diavolo
con tutto il cuore la musica di Mussorgskij; essa è la più
volgare e la più bassa parodia della musica».
Il vanto
di aver rilanciato lopera spetta a Rimski-Korsakov, lamico
che ne ammirava il genio e ne temeva la sregolatezza: «Adoro
il Boris e nel medesimo tempo lo odio. Lo adoro per la sua originalità,
larditezza, la bellezza; lo odio per la sua grossolanità,
le durezze armoniche e le assurdità musicali».
Le parole,
riferite da Vasilij Yastrebtzev, fedele cronista di Rimski, non
sono forse testuali, ma confermano la sfasatura temporale e intellettuale
tra il capolavoro diretto al futuro e i musicisti ancorati al loro
presente. In questottica, per salvare Boris ,
Rimski lo riporta alle buone regole. A volte si tratta soltanto
di minuzie tecniche; in altri casi di aggiustamenti che alterano
loriginalità di Mussorgski secondo un criterio melodrammatico,
in particolare esaltando i contrasti di colore strumentale e vocale.
Messo da parte lodio, lamore per Boris si manifesta
nello splendore del tessuto sonoro in cui il revisore lo avvolge.
Tutto viene innalzato e potenziato: dalla scrittura più eroica
della parte dello zar, alla veste orchestrale arricchita di timbri
brillanti e di smaglianti effetti.
Queste qualità assicurarono
alla traduzione bella e infedele un successo tale da
soppiantare a lungo il testo autentico. Rilanciò Boris sulle
scene russe e poi su quelle europee, a partire dallo straordinario
spettacolo di Djagilev e Saljapin a Parigi nel 1908. Da allora ha
regnato per mezzo secolo, grazie alla preferenza di cantanti e direttori,
soggetta tuttavia anchessa a tagli e varianti di ogni genere.
Tra queste si inserì anche unaggiunta: il reinserimento
del quadro del San Basilio, riorchestrato da Mikhail Ippolitov-Ivanov
per renderlo omogeneo alla versione di Rimskij-Korsakov. Presentata
la prima volta nel gennaio 1927 al Bolshoj di Mosca, si è
mantenuta sino ai giorni nostri, sollevando però qualche
dubbio.
Il predominio della versione rimskiana cominciò a
vacillare attorno al 1928, con la pubblicazione della partitura
originale curata da Pavel Lamm. Lo stesso anno, il 16 febbraio,
il primo Boris (1869) viene montato a Leningrado, mentre
il secondo (1872) riprende a circolare con frequenza sempre maggiore
in Occidente, e oggi anche in patria, per lo più nella nuova
edizione critica curata da David Lloyd-Jones. In Italia la rimonta
comincia con il Maggio musicale fiorentino del 1940 e culmina con
lo straordinario spettacolo diretto da Claudio Abbado alla Scala
nel 1979.
La riscoperta del testo originale non impedì ulteriori
interventi, fondati sulla convinzione che lorchestrazione
musorgskiana richiedesse qualche miglioramento. In questordine
di idee, Dmitrij Sostakovic elaborò nel 1940 la sua versione,
portata in scena nel 59 al Kirov di Leningrado. Basandosi
sul Lamm, Sostakovic riorchestra tanto il primo quanto il secondo
Boris , compiendo così unoperazione che vuol essere
meno esteriore di quella rimskiana, ma che finisce per sovrapporre
al testo la personalità del nuovo revisore, senza le giustificazioni
storiche che, centanni or sono, guidarono Rimski-Korsakov
nel rilancio di questopera capitale.
Kovanscina
libretto di Modest Mussorgsky e di Vladimir Stasov
Dramma musicale popolare in cinque atti
Prima:
Pietroburgo, Teatro Kononov, 9 [21] febbraio 1886
Personaggi:
il principe Ivan Chovànskij (B); Andrej, suo figlio (T);
il principe Golitzyn (T); Svaklovitij, boiaro (Bar); Dosifej, capo
dei Vecchi Credenti (B); Marfa, ex amante di Andrej (A); Emma, ragazza
del quartiere tedesco (S); Susanna, una Vecchia Credente (S); lo
scriba (T); Kuzka, moschettiere strelez (T); tre strelzi (B); Varsonovev,
confidente di Golitzyn (B); un altro confidente di Golitzyn (T);
un pastore (B); moscoviti, uomini e donne strelzi, ragazzi, popolo,
Vecchi Credenti, giovani contadine
________________________________________
Musorgskij non poté ascoltare Chovanscina , unopera
alla quale lavorò dal 1872 fino al 1880, lanno prima
della morte: lopera venne eseguita, infatti, in veste amatoriale
e privata, con una compagnia di dilettanti, solo nel 1886, al Teatro
Konovov di Mosca, nella versione di Rimskij-Korsakov, e dovette
attendere fino al 1911 per essere ripresa pubblicamente al Teatro
Imperiale, grazie allinteressamento del grande cantante Saljapin,
che interpretava la parte di Dosifej.
Lopera, completata nella
veste per canto e pianoforte (a eccezione dei finali del secondo
e quinto atto), pur se con indicazioni riguardanti la strumentazione,
venne orchestrata da Rimsky-Korsakov, e questa versione, pubblicata
nel 1883, non solo contribuì alla sua diffusione, ma rappresenta
un momento particolare nella storia dellinterpretazione dellopera
di Musorgski, il quale aveva peraltro approvato lorchestrazione
di Rimsky-Korsakov delle Danze persiane, nel quarto atto. Ed è
significativo anche ciò che egli afferma in una lettera a
Stasov del 16 agosto 1876, a proposito del progettato quintetto
conclusivo del secondo atto: lavrebbe scritto a Pietroburgo,
sotto la guida di Rimsky-Korsakov, a causa delle complesse esigenze
tecniche, dovute alla presenza di un contralto, un tenore e tre
bassi. Ma Rimsky-Korsakov ha avvolto Chovanscina in una patina brillante,
che rispondeva più alla sua sensibilità che alle intenzioni
originali dello spartito, intervenendo anche con modifiche e tagli
arbitrari.
Spesso, tra laltro, tendendo a cucire
e a smussare il carattere duro e arcaico di certe contiguità
armoniche che oggi riconosciamo come particolarmente originali ed
efficaci, risolvendole secondo una logica astratta, che non tiene
conto della particolare espressività di Musorgsky. La stessa
cosa avviene per quanto riguarda altri aspetti formali, fraseologici
e ritmici. Due sole sezioni sono state interamente orchestrate da
Mussorgskij: la Canzone di Marfa e il Coro degli
Strelzi del terzo atto.
Nel 1913, Djagilev inserì Chovanscina nella sua stagione
russa con alcune parti orchestrate da Stravinskij e Ravel
e, ancora, Saljapin nei panni di Dosifej. Nel 1931, Pavel Lamm,
che curò ledizione dellopera omnia di Mussorgski,
stampò lo spartito della Kovanscina mantenendosi fedele alloriginale;
il 25 novembre 1960 andò in scena al Teatro Kirov di Leningrado
lorchestrazione-ricostruzione di Shostakovic, oggi considerata
la più rispettosa delle intenzioni di Mussorgsky, a eccezione
dei finali del secondo e quinto atto completati con riprese di altri
punti dellopera (rispettivamente la Marcia dei Petrovski
che anticipa così la scena del perdono, alla fine del quarto
atto, anziché laccordo inquietante che sfuma nel pianissimo
dello spartito, e Lalba sulla Moscova, ripresa
dallintroduzione del primo atto). Stravinskij ha invece concepito
il finale sulla scorta degli schizzi originali, inserendo un corale,
un Largo il cui tema è costituito da un canto popolare russo
indicato da Musorgskij, e associato a una rievocazione del motivo
dellintroduzione al quinto atto.
Musorgski cominciò a pensare a Kovanscina tra il giugno e
il luglio 1872, poco prima di terminare Boris . In una lettera datata
16 e 22 giugno di quellanno, accenna a Vladimir Stasov (critico
musicale e darte, etnografo, archeologo, portavoce del Gruppo
dei Cinque e intimo collaboratore di Musorgsky) di volersi
occupare della Madre Russia senza limitarsi a conoscere il popolo,
ma affratellandosi con lui. Già in questa prima lettera si
può riconoscere un atteggiamento sostanziale che Mussorgskij
non abbandonò mai nellarco dei lunghi anni di lavoro
che accompagnarono la stesura della Kovanscina . Infatti, mentre
per Stasov (al quale dedica lopera ancora prima di cominciare
a scriverla, in una lettera del 15 luglio) Chovànskij rappresenta
la Vecchia Russia «cupa, fanatica, sonnolenta», e Golitzyn
«lo spirito europeo», Mussorgski non si identificherà
completamente con nessuno degli schieramenti. Il suo desiderio di
avvicinarsi profondamente, fino a confondersi, con il popolo, lo
spinge piuttosto, come molti populisti del suo tempo e come lo stesso
Dostoevskij, a identificarsi con i suoi problemi e con le sue aspettative.
Mussorgsky non crede a nessuna tesi politica come completamente
positiva o negativa; se mai, con il realismo tutto originale
della sua estetica, caratterizza psicologicamente gli individui.
La musica di Musorgskij delinea una realtà complessa di sette
e partiti allinterno dei quali possono coesistere grandezza
danimo e viltà. Per lui è fondamentale dare
voce al popolo, e questo è possibile solo ascoltandone le
esigenze, senza imporre soluzioni dallalto o, peggio ancora,
dallesterno. Nella lettera citata, dice infatti: «Fino
a quando il popolo non si renderà conto con i propri occhi
di cosa si fa di lui e fino a che non dirà lui stesso che
cosa vuole che si faccia di lui, saremo sempre allo stesso punto!».
Cè unaltra illuminante missiva, del 13 luglio
1872, sempre a Stasov, dalla quale ricaviamo notizie sulle letture
alle quali attinse per Kovanscina.
Qui Musorgski conferma di essere
attratto dagli aspetti visionari e da quelli grotteschi della tradizione
russa, il tutto nel carattere assolutamente popolare che vuole imprimere
allopera: «Al vostro ritorno, saranno probabilmente
già pronti i materiali per la nostra prossima opera. Ho fatto
un fascicolo e lho chiamato Chovanscina , dramma musicale
popolare materiali. Sul frontespizio ho segnato le fonti,
nove, niente male: mimmergo nelle notizie e la testa è
come una caldaia (...) Su un simile canovaccio si può lavorare
molto: ci sono immagini, cè senso mistico e anche laspetto
caricaturale della storia è entusiasmante». Nel fascicolo
sono enumerate le fonti, tutte di cronisti e memorialisti vissuti
tra il XVII e il XVIII secolo. Il 7 agosto 1875 Musorgsky annuncia
a Stasov che «il primo atto della nostra Chovancina è
terminato». Il 14 ottobre, parla invece dellidea che
gli è venuta per la «lite dei principi a casa di Golitzyn»,
cioè per il secondo atto, che tra il 29 e il 30 dicembre
gli comunica di avere finito. Il 27 e il 28 agosto 1880, gli scrive:
«e Chovanscina è già alla vigilia di essere
compiuta: per lorchestrazione oh, dèi!
cè ancora tempo!». Ciò che mancava era,
come affermava lui stesso in due lettere di poco precedenti a questa,
«un piccolo pezzettino nella scena finale dellincendio».
I fatti storici nei quali Mussorgskij si immerge con tanta passione,
in stretto e continuo contatto con Stasov, si rifanno a un periodo
cruciale della storia russa. Gli strelzi erano un corpo militare
istituito già nella seconda metà del XVI secolo da
Ivan il Terribile. Guardia dello zar e principale sostegno dellesercito,
acquistarono sempre più potere. Quando, dopo la morte dello
zar Fëdor III, era stato posto sul trono il piccolo Pietro
I, si ribellarono imponendo, accanto a lui, il fratello Ivan, entrambi
sotto la reggenza della sorellastra Sofia Alekseevna. Nel periodo
compreso tra il maggio e il settembre 1682 si verifica la rivolta
degli strelzi, questa volta capeggiata da Ivan Chovànskij,
capo dei Vecchi Credenti, in favore del figlio Andrej, domata dalla
principessa Sofia che ne ordinò lesecuzione capitale.
Ma Mussorgski collega questi avvenimenti alla conquista del potere
da parte di Pietro, che avvenne nel 1689 e che si concluse con lesilio
di Golicyn, lesecuzione di Svaklovitij e limprigionamento
di Sofia. In tutto questo si inseriscono le tensioni religiose,
che vedono schierati su fronti contrapposti i fautori della riforma
imposta dal patriarca Nikon, durante il regno dello zar Alessio
Michjlovic (1645-76) e i tradizionalisti, i Vecchi Credenti, detti
raskolniki , cioè scismatici. Quando Pietro il Grande, sconfitti
gli strelzi, si rende indipendente dal fratello Ivan e dalla reggenza
di Sofia, i Vecchi Credenti comprendono che sta per iniziare una
politica di occidentalizzazione e a migliaia decidono di togliersi
la vita. In questo contesto storico (1682-1689), si svolge Chovanscina
.
Atto primo .
Dopo lintroduzione orchestrale (Lalba
sulla Moscova), la scena si apre a Mosca sulla piazza del
Cremlino. Presso una colonna è disteso lo strelez Kuzka che,
mezzo appisolato, canticchia un motivo militaresco, raggiunto di
lì a poco da un gruppo di compagni che si vantano delle violenze
compiute la sera precedente. Nel frattempo lo scriba, musicalmente
connotato da un motivo agitato e ironico, si sistema nel suo casotto,
mentre gli strelzi si burlano di lui. Comincia la scena ricca di
piani espressivi in cui il boiaro Svaklovitij detta al preoccupatissimo
scriba una denuncia anonima, nella quale si dichiara che il principe
Ivan Chovànskij fomenta gli strelzi perché impongano
sul trono il figlio Andrej, con laiuto dei Vecchi Credenti.
Il realismo musicale di Mussorgsky riesce a dipingere il tono tronfio
e supponente di Svaklovitij, in contrasto con la tremante insipidezza
dello scriba, cui si aggiunge il canto dei popolani sullo sfondo
(con il tema del pezzo pianistico giovanile di Musorgskij, Ricordo
dinfanzia ) che si intreccia al ritmo teso e minaccioso della
sfilata degli strelzi dietro la scena, nei confronti dei quali si
levano gli acidi ma pavidi commenti dello scriba.
Dopo luscita
di Shvaklovitij, e dopo che si è udita leco della canzone
popolare, irrompono i moscoviti sulla piazza, che cercano di far
confessare allo scriba ciò che ha appena scritto, e intonano
un intenso coro a cappella lamentandosi della propria miseria. Al
popolo si uniscono gli strelzi, mentre la folla aumenta e il coro
si dilata, fino allarrivo del principe Ivan Chovànskij,
contrassegnato da un tema marziale e incisivo, che trasmette tracotanza
e ironica ossessività nella continua interiezione «Ci
salvi Iddio». Tuonando contro i disordini scatenati dai boiari,
si dichiara difensore dei principi Pietro e Ivan e viene osannato
dalla folla nel nome del cigno bianco, il simbolo dei
Chovànskij, in un coro che, dopo essersi mirabilmente intensificato,
si spegne in lontananza. Irrompe sulla scena Emma, una ragazza luterana
del quartiere tedesco, insidiata dal figlio di Ivan Chovànskij,
Andrej, che ha fatto esiliare il suo fidanzato. La voce ansimante
di Emma si intreccia alle melliflue implorazioni di Andrej. Sopraggiunge,
in suo aiuto, Marfa, una Vecchia Credente ex amante di Andrej, del
quale è ancora follemente innamorata nonostante sia stata
da lui crudelmente abbandonata. Marfa avvia un Adagio cantabile
nel quale si distende una melodia intensa e ben caratterizzata.
Andrej la disprezza e cerca perfino di ucciderla, ma ella, sfuggendogli
e liberando Emma, gli predice che le loro anime defunte saliranno
in un cielo radioso. Il terzetto, simmetricamente organizzato, poggia
sullintenso tema di Marfa. La sua profezia è interrotta
dallarrivo di Ivan Chovànskij, che, osannato dal popolo,
la saluta rispettosamente e guarda con cupidigia Emma, ordinando
ai soldati di catturarla. Mentre Andrej cerca di opporsi, dichiarando
che preferirebbe ucciderla piuttosto che perderla, arriva il capo
dei Vecchi Credenti, Dosifej, che affida Emma a Marfa rimproverando
i Chovànskij per la loro violenza. Latto si conclude
sul coro mistico dei raskolniki, dalle arcaiche e suggestive inflessioni
modali.
Atto
secondo .
(Musorgski definì questatto, in una lettera
a Stasov del 16 agosto 1876, la «chiave di volta del dramma
intero».) In casa del principe Golitzyn. È il crepuscolo,
e il principe sta leggendo una lettera della zarina Sofia, della
quale era stato amante. Dopo il dolce Andante cantabile iniziale,
la melodia di Golitzyn disegna il percorso psicologico delle sue
reazioni mentre ripercorre il passato con tenerezza e rimpianto,
ma teme, per il presente, che Sofia voglia ingannarlo facendo leva
sui suoi sentimenti. Varsonovev interrompe il soliloquio annunciando
a Golitzyn larrivo di un pastore luterano, che prende le difese
di Emma. A questo punto viene introdotta Marfa, che Golitzyn ha
fatto chiamare perché, nonostante latteggiamento europeo
e progressista, è superstizioso e vuole sapere da lei quale
sarà il suo destino. La Vecchia Credente, leggendo in un
bacile dacqua, sentenzia: «Conoscerai miseria, squallore
e immenso dolore. Nel pianto scoprirai la verità di questa
terra». La profezia di Marfa segue uno straordinario e teatralissimo
crescendo di tensione emotiva, passando da una sorta di recitativo
alla più lirica e morbida espansione lirica. Golitzyn, furioso,
la scaccia e ordina che venga annegata. Comincia qui il duetto tra
Golitzyn e il sopraggiunto Ivan Chovànskij, nel quale assume
forma musicale il profondo contrasto tra due punti di vista inconciliabili.
Il diplomatico ipocrita e contraddittorio si scontra con il prepotente
Chovànskij, fino allintervento pacificatore di Dosifej.
Sullo sfondo del terzetto risuona, come una cornice visionaria e
arcaica, il coro dei raskolniki. I colpi di scena continuano: sopraggiunge
Marfa, che accusa Golitzyn di avere cercato di ucciderla, cosa che
gli sarebbe riuscita se non fossero intervenuti i petrovski, i componenti
della guardia personale di Pietro. I tre esclamano insieme, esterrefatti,
«Petrovskij!» Ma ecco che Varsonovev introduce Svaklovitij,
che comunica ai principi la notizia della denuncia sporta contro
i Chovànskij. Quando Dosifej chiede quale sia stata la reazione
di Pietro, Svaklovitij riporta il commento sprezzante dello zar:
ha detto «kovanscina», cioè una bravata dei Chovànskij
e ha ordinato di indagare.
Atto terzo .
Nel quartiere degli strelzi, presso Belgorod, sulla
Moscova. Passano gli scismatici, che intonano lo stesso inno già
ascoltato nellatto precedente. Marfa, seduta davanti alla
soglia di Andrej, canta una struggente canzone damore, costruita
sulla ripetizione strofica di un tema popolare ( Labbandonata
, compresa nella raccolta del Villerbois). Sopraggiunge Susanna,
una Vecchia Credente fanatica e moralista che accusa Marfa di lascivia.
Dosifej interviene scacciandola. Dopo un Lento lamentoso di Shvaklovitij,
strutturato in forma di aria operistica vera e propria, il coro
degli strelzi si scatena con violenza ritmica, scandito dagli interventi
più lenti e cantilenanti di un volgare motivo popolare. Irrompono
anche le mogli, che li rimproverano di tradimenti e di brutalità,
accompagnando le ingiurie con spintoni e pugni. Kuzka e i compagni
intonano una spensierata canzone burlandosi delle mogli, ma giunge
improvvisamente lo scriba, che narra, in una ballata ansimante,
della sconfitta subita dagli strelzi a opera delle truppe di Pietro.
Gli strelzi invocano laiuto di Ivan Chovànskij, che
però li tiene calmi e dice loro di pazientare. Gli strelzi
e le loro mogli cantano una preghiera, che si stempera in un pianissimo
a concludere latto.
Atto quarto .
Nella residenza del principe Ivan Chovànskij.
Il principe sta cenando e ascolta le contadine intonare un malinconico
canto, il cui tema viene nostalgicamente avviato dallorchestra
e ripreso dalle voci femminili. Ivan ordina loro di cantare un motivo
più allegro, cosa che si apprestano a fare, subito interrotte
dallarrivo di Varsonovev, mandato da Golitzyn ad avvertire
il principe che la sua vita è in pericolo. Chovànskij
lo scaccia con supponenza e ordina alle schiave persiane di danzare
per lui. Si tratta del famoso Intermezzo sinfonico orchestrato da
Rimskij-Korsakov, vivente Musorgsky (Lamm, nella sua edizione, specifica
tuttavia che la versione autografa per pianoforte è probabilmente
successiva). A questo punto, Svaklovitij annuncia a Ivan Chovànskij
che la zarina Sofia lo attende per un consiglio di stato. Inorgoglito
dallinvito, si prepara a partire, ma sul motivo di gloria,
cantato allunisono dalle contadine E verso il cigno
avanza, Ladù accompagnato da impressionanti accordi
e tremoli dellorchestra, un sicario lo pugnala. Svaklovitij
riprende il canto delle contadine (un canto popolare nuziale che
si trova nella raccolta folkloristica di Rimski-Korsakof), con beffarda
ironia.
Il secondo quadro dellatto è ambientato sulla
piazza davanti alla chiesa di San Basilio. Nel corso di un interludio
orchestrale, intercalato da brevi esclamazioni del popolo, sfilano
Golitzyn e i suoi seguaci, condannati allesilio; risuona il
tema già ascoltato durante la profezia di Marfa del secondo
atto. Lepisodio si intensifica per poi sfumare, fino allavanzare
di Dosifej, che commenta i fatti tragici che insanguinano la Russia.
Marfa gli comunica che il gran Consiglio ha sancito di uccidere
i Vecchi Credenti; Dosifej ribatte che essi si immoleranno sul rogo
piuttosto che cadere in mano dei nemici, e chiede a Marfa di preparare
anche Andrej Chovànskij allestremo sacrificio. La Vecchia
Credente canta larrivo del destino finale, nella gloria di
Dio. Arriva Andrej, agitatissimo, in cerca di Emma, ma Marfa gli
comunica che la ragazza si è sposata felicemente. Andrej
inveisce contro la donna e, ancora ignaro dellassassinio del
padre, chiama gli strelzi perché la uccidano, ma non ottiene
risposta ai ripetuti richiami del suo corno. Giungono di lì
a poco, in macabra sfilata, sul motivo del primo atto scandito dalla
campana, gli strelzi, con i ceppi al collo, seguiti dalle mogli
che li sberleffano con un vocalizzo allunisono di impressionante
efficacia teatrale; risuona unallegra fanfara che crea un
effetto di agghiacciante straniamento. Andrej implora Marfa di salvarlo;
arrivano i petrovski che comunicano, su un ritmo spensierato e trionfale
di marcia, al suono delle trombe, la decisione degli zar Ivan e
Pietro di concedere la grazia agli strelzi.
Atto quinto .
Nelleremo dove i Vecchi Credenti si preparano
al gesto finale. Latmosfera è segnata da una icastica
melodia in re minore («Il preludio alla scena delleremo»,
dice Mussorgskij in una lettera del 2 agosto 73, «è
fatto dallo stormire del bosco, che ora si rafforza e ora diminuisce,
come un gioco di onde»). Si leva la voce di Dosifej che prega;
i Vecchi Credenti intonano un coro (in modo frigio; in origine,
come racconta Rimski-Korsakof nella sua autobiografia, il brano
era ancora più rude e arcaico nelle sue successioni di quarte
e quinte vuote). Marfa invoca la pietà di Dio
per lanima di Andrej, che canta, desolato, il suo amore per
Emma. Marfa, rievocando una melodia dellatto precedente, intona
un suggestivo requiem damore («Giunta è
lora della tua morte, amato mio: abbracciami per lultima
volta; ti amerò sino alla tomba; con te morire è come
dolcemente dormire. Alleluja!») e attira Andrej verso il rogo,
insieme ai Vecchi Credenti, che si immolano.
La scrittura di Mussorgski è, anche nella Chovanscina , guidata
da una forte spinta a cogliere le affinità tra gesti evocativi
e impulsi musicali. Da immagini e impressioni provenienti da differenti
sfere sensoriali, sgorgano idee musicali. E il legame tra emozione
e materiale armonico, tra melodia e contesto narrativo, giustifica
la rudezza innovativa e la contiguità discorsiva della sua
scrittura, che evita gli sviluppi e il divenire drammaturgico in
senso tradizionale. Il brusco passaggio da una situazione timbrica
allaltra, la fraseologia che non indugia in passaggi secondari
o in colori intermedi, le funzioni armoniche sfruttate in senso
espressivo senza seducenti accademismi.
Questi aspetti dello stile
musorgskiano nascono dal rapporto con un nucleo storico e umano
reso fantasmatico: tale concentrato di stimoli visivi, letterari,
tattili, si fa cuore narrativo di Kovancina. Ecco allora delinearsi
personaggi di grande statura psicologica. Le melodie, nella loro
plasticità, connotano caratteri sfaccettati come quelli di
Marfa o Dosifej, ma disegnano anche linconsistenza vanesia
di personaggi come Emma e Andrej Chovànskij (definiti «stupidi»
da Mussorgsky). Allo stesso modo, nel secondo atto, lintreccio
melodico e formale tende a mettere in luce «lignobile
riunione presso Golitzyn, nella quale tutti strisciano dinanzi ai
più potenti e solo Dosifej sembra avere una convinzione salda
e precisa» (lettera del compositore a Stasov, 6 agosto 1873).
Linteresse di Musorgskij per la complessità e la contraddittorietà
dei caratteri umani e delle vicende storiche è scolpito musicalmente
nellatto terzo. A Marfa si contrappone infatti un altro personaggio
che, pur appartenendo alla setta dei Vecchi Credenti, ne svela,
come nel caso dello stesso Chovànskij, il lato negativo e
corrotto (ancora, ecco le parole di Musorgski, in una lettera del
6 settembre 73 a Stasov: «Marfa e Susanna, ossia una
donna schietta, forte e innamorata e una vecchia zitella che ripone
tutta la gioia della sua vita nella cattiveria con cui ricerca e
perseguita il peccato dadulterio un contralto molto
sensibile, ma nello stesso tempo appassionato, e un soprano secco
e stridulo»). Durante gli anni di duro lavoro a Chovanscina
, che lo accompagnerà fino alla vigilia della morte, Musorgski
ricerca quella «melodia vitale, non classica», che vorrebbe
chiamare «melodia razionalmente giustificata», di cui
parla a Stasov in una famosa lettera del 25 dicembre 1876. Il legame
profondo con le inflessioni e il senso del linguaggio parlato svelano,
in ultima analisi, la ricerca di un fine etico ed estetico insieme;
per questo, nella sua nota autobiografica Musorgsky ebbe significativamente
a dichiarare che «larte è un mezzo di comunicazione
con gli uomini, e non un fine».
Il
Matrimonio
dalla commedia omonima di Nikolaij Gogol
[enitba] Esperimento di musica drammatica
Prima:
Pietroburgo, Scuola teatrale Suvorin, 19 marzo 1908
Personaggi:Podkolesin (Bar); Kockarev, suo amico (T); Stepan, servo
di Podkolesin (B); Fekla Ivanovna, mezzana (Ms); Agafja Tichonovna
(S); Arina Pentelejmonovna (Ms); Dunjaska (S); Jaicnica (B); Anuckin
(T); Zevakin (T); un cocchiere (B)
________________________________________
Il compositore stesso chiamò Il matrimonio esperimento:
«È un esercizio per un musicista, o, per meglio dire,
per un non-musicista , desideroso di studiare, esplorare tutte le
sottigliezze del linguaggio umano così come lo usa il geniale
Gogol. Il matrimonio è uno studio che richiede unesecuzione
da camera. Ma anche per la grande scena è indispensabile
che il linguaggio di ogni personaggio, ciascuno secondo la sua natura,
le sue caratteristiche, la sua necessità drammaturgica
raggiunga il pubblico in modo estremamente preciso ed espressivo».
Mussorgski si dedicò al lavoro nellestate del 1868,
in un periodo in cui forte era su di lui linfluenza dellestetica
del mucchio possente e delle teorie di Kjui e Dargomyzskij
e questultimo stava componendo in quel periodo, secondo
analoghi principi, Il convitato di pietra . Ma il compito di Musorgskij
era ancora più arduo perché se nel testo puskiniano
vi era una forte tensione lirica e scontro di passioni, il testo
gogoliano è tutto giocato su bizzarre inflessioni, tic verbali,
pirotecniche invenzioni, alogismi ossia battute prive
di senso preciso, volte solo a creare un effetto comico. È
un tentativo di opéra-dialoguée , ossia di dar luogo
a un recitativo ininterrotto con diverse intonazioni a seconda dei
personaggi e delle situazioni.
Atto primo .
Podkolesin, scapolo impenitente, ha deciso di sposarsi
e si informa dal servo Stepan sullandamento dei preparativi.
Arriva la mezzana, Fiokla Ivanovna, che lo invita a far visita ad
Agafja Tichonovna, una possibile fidanzata di cui decanta le virtù.
Podkoliosin esita ancora, scatenando le ire della mezzana; in quella
arriva lamico Kockarev, anche lui sposatosi grazie allintervento
di Fekla. Essendogli ben nota la resistenza dellamico, caccia
la mezzana e decide di occuparsi della faccenda: minaccia Podkolesin
e lo costringe a recarsi con lui da Agafja.
Atto secondo .
Agafja è in casa e ascolta il resoconto di
Fiokla, che le descrive uno dopo laltro i vari pretendenti
ormai in arrivo. Infatti suona il campanello: è il primo;
Agafja corre a prepararsi. Intanto si raccolgono nel salotto i fidanzati,
e ciascuno si presenta e racconta la propria storia, cercando di
esaltare i propri meriti. Da ultimo arriva Podkoliosin con Kockariov,
che è deciso a eliminare i concorrenti.
Atto terzo .
Con vari sotterfugi e inganni Kockarev caccia tutti.
Rimane Podkolesin che, in un impacciato dialogo con la fidanzata,
non riesce a stabilire alcuna comunicazione. E mentre la futura
sposa va a prepararsi per la cerimonia, il titubante Podkolesin
prima si esalta pensando alle delizie della vita matrimoniale; poi
si ricrede e decide di fuggire. Salta dalla finestra, balza su una
carrozza e si dilegua. Arrivano sposa e parenti, non trovano lo
sposo: ma qualcuno si affaccia alla finestra e lo vede allontanarsi.
Musorgski musicò solo il primo atto (per canto e pianoforte)
abbandonando poi lesperimento per dedicarsi al ben più
impegnativo Boris Godunof . Musorgsky vivente, Il matrimonio ebbe
solo esecuzioni private in casa dei componenti del mucchio,
che ritennero il lavoro di grande interesse per la coerenza e il
rigore antilirico. La linea vocale segue, senza mai discostarsene,
il dialogo gogoliano, con tempi, ritmi, contorni melodici che ne
riflettono perfettamente la comicità. Rimasto quindi incompiuto,
il lavoro venne orchestrato solo nel 1908 da Nikolaij Rimsky-Korsakof,
e in quellanno ebbe la sua prima rappresentazione. Seguirono
negli anni altre orchestrazioni e redazioni a cura di Aleksandr
Gauk (1917), Marguerite Béclard dHarcourt (1930) e
Pavel Lamm (1933). Nel 1931, in occasione del cinquantenario della
morte del compositore, la radio sovietica commissionò a Michail
Ippolitov-Ivanov una nuova orchestrazione del materiale esistente
e il completamento del testo non musicato.
La
Fiera di Sorocincy
libretto di Modest Mussorgskij, dal racconto omonimo di Nikolaij
Gogol
[Sorocinskaja Jamarka] Opera in tre atti
Prima:
Mosca, Teatro Svobodnyj, 8 ottobre 1913
Personaggi:
Cerevik (B); Chirja, sua moglie (Ms); Parasja, figlia di Cerevik
(S); il compare di Cerevik (Bar); Gricko (T); Afabasij Ivanovic,
figlio del pope (T); lo zingaro (B); Cernoborg, principe dei demoni
(B); venditori e venditrici, contadini, carrettieri, zingari, ebrei,
cosacchi, giovanotti e ragazze del villaggio, diavoli, streghe,
gnomi
________________________________________
Mussorgski era un grande ammiratore di Gogol e spesso si divertiva
a leggere con gli amici i suoi racconti, soprattutto quelli della
prima raccolta Veglie alla fattoria presso Dikanka (1831-32) che
si apre proprio con La fiera di Sorocincy . Lidea di scrivere
unopera sulla base del racconto venne al compositore nel 1874:
voleva dedicarla al grande basso Osip Petrov e alla moglie Anna
Vorobeva, contralto, suoi fraterni amici che avrebbero dovuto interpretare
i personaggi di Cerevik e Chivrja. Lambiente del racconto
poneva qualche problema in particolare nei recitativi, essendo la
cadenza popolare ucraina molto particolare, inconfondibile. Il lavoro
iniziò nel 1876: come spesso accadeva a Mussorgsky, senza
libretto, addirittura senza uno schema se non quello gogoliano.
Musorgskij cominciò dal breve coro delle fanciulle nel primo
atto, che probabilmente era destinato a fondersi con un coro già
scritto quattro anni prima per lopera Mlada per costituire
la base della prima scena, quella del mercato. Nel 1877 in collaborazione
con Arsenij Goleniscev-Kutuzov stese un canovaccio e si dedicò
intensamente alla composizione.
La morte di Petrov nel 1878 spense
lentusiasmo del compositore e rallentò molto il lavoro:
alla morte, tre anni dopo, non vi erano che sparsi frammenti di
difficile ricostruzione e di non chiaro collegamento tra loro, tanto
che Rimsky-Korsakof, occupatosi attivamente di tutte le altre opere
musorgskiane, non tentò mai di riordinarde i materiali. Il
primo che vi si cimentò fu Vjaceslav Karatygin, che, nel
1911, trentesimo anniversario della morte del compositore, eseguì
vari frammenti orchestrati da Anatolij Ljadov, collegandoli con
la lettura di brani del testo gogoliano. Due anni dopo, con aggiunte
di alcuni brani musicati da Jurij Sachnovskij e altri tratti da
opere musorgskiane (per esempio la famosa versione di Rimsky-Korsakof
della Notte sul Monte Calvo , inserita come sogno di Gricko nel
terzo atto) lopera ebbe la sua prima esecuzione pubblica.
Altre tre versioni si succedettero: quella di Cezar Cui nel 1917,
che recuperò e musicò le parti non utilizzate dal
libretto di Goleniscev-Kutuzov, quella di Nikolaij Cerepnin, molto
arbitraria, presentata a Montecarlo nel 1923, e quella (seconda)
di Sachnovskij nel 1925, che musicò tutte le parti dialogate
della prima versione. Un vero e serio lavoro di revisione dei manoscritti
musorgskiani venne fatto da Pavel Lamm, che ricostruì tutti
gli abbozzi (fra cui danze ucraine, canzoni popolari) e ne affidò
lorchestrazione a Vissarion ebalin. La versione Lamm-Sebalin
è considerata attualmente quella canonica.
Atto primo .
A Sorocincy cè il mercato, affollatissimo
di mercanti di ogni genere, curiosi, compratori. Arriva Gricko con
un gruppo di giovanotti, mentre il vecchio Cerevik, in compagnia
della bella figlia Parasja, si preoccupa di vendere la malandata
giumenta e il grano. Uno zingaro racconta alla folla la storia della
giubba rossa che un giorno il diavolo, per procurarsi da bere, vendette
e ora cerca di recuperare proprio lì, al mercato. Gricko
fa la corte a Parasja; Cerevik prima si oppone poi finisce con lui
allosteria e acconsente alle nozze. Torna a casa ubriaco (cantando
con il compare la canzone popolare Dudu, rududu, rududu)
e viene bruscamente accolto dalla moglie Chivrja, matrigna di Parasja,
che si oppone alle nozze. Gricko esprime disperato la sua delusione:
si avvicina lo zingaro e gli offre aiuto in cambio dei suoi buoi.
Atto secondo .
Chivrja ha un appuntamento amoroso con il figlio
del pope, il goloso Afanasij Ivanovic, per cui sta preparando prelibate
frittelle. Il loro idillio è interrotto dallirrompere
di Cerevik e del compare, che con altri amici sono terrorizzati
dalle voci (messe in giro ad arte dallo zingaro) di unapparizione
al mercato del diavolo, alla ricerca della sua giubba rossa. Il
compare dà ulteriori particolari della storia: in quella
un diabolico muso di porco si affaccia dalla finestra e Afanasij
Ivanovic, nascosto in un soppalco, precipita sui presenti. Fuggi-fuggi
generale.
Atto terzo .
Cerevik e il compare vengono catturati, durante la
fuga, dallo zingaro e accusati di furto. Interviene Gricko, che
promette la liberazione a patto, però, che Parasja diventi
sua moglie. Ottenuto il consenso si addormenta sotto un albero e
ha un sogno spaventoso ( La notte sul Monte Calvo ) dove diavoli
e streghe danzano agli ordini del principe dei demoni, Cernobog.
Si sveglia al suono delle campane. È giorno e Parasja canta
unallegra canzone, accompagnandola con una danza ( gopak ).
Cerevik si unisce alla danza. Arrivano il compare e Gricko con un
gruppo di amici: Cerevik, mentre lo zingaro trattiene la matrigna
infuriata, benedice la figlia. Si celebra il matrimonio e tutti
i presenti si lanciano in uno scatenato gopak .
Musorgski rivela nei pochi frammenti di La fiera non solo una perfetta
sintonia con i ritmi comici della prosa gogoliana (ne aveva fornito
una precedente prova nel Matrimonio , 1868) ma anche una straordinaria
capacità di caratterizzazione dei personaggi burleschi di
ispirazione popolare, già dimostrato nella scena della taverna
al confine lituano di Boris . Il duetto tra limpacciato, ingordo
Afanasij Ivanovic e la vogliosa e dispotica Chivrja è una
delle migliori traduzioni in musica di una pagina gogoliana.
Salammbo
libretto di Modest Musorgsky, dal racconto omonimo di Gustave Flaubert
Opera in quattro atti e sette quadri
Prima:
Napoli, Teatro San Carlo, 29 marzo 1983
Personaggi:
Salammbo (Ms), Mâtho (B), Baleario (Bar), Spendius (Bar),
Aminachar (Bar), il primo sacerdote (B); popolo cartaginese, guerrieri
libici, sacerdotesse e sacerdoti
________________________________________
Salammbo è la prima opera progettata ma non portata a termine
da Mussorgskij: attratto dal romanzo di Flaubert (tradotto in russo
nel 1863, subito dopo la sua pubblicazione in Francia), egli pensa
a un grand-opéra nello stile di Meyerbeer, suggestionato
probabilmente dallesotismo biblico e dal successo della contemporanea
Judif di Aleksandr Serov (Pietroburgo 1863), di cui però
disapprova la pomposa grandiosità di impianto e la mediocrità
del materiale musicale. Inizia la composizione senza un libretto,
concentrandosi sulle scene che più sollecitano la sua fantasia.
Comincia, nel dicembre 1863 (allora ha ventiquattro anni), dal cuore
della vicenda: dal furto a opera di Mâtho del sacro velo della
dea Tanit, custodito da Salambo (I,2).
Lanno successivo compone
il canto del giovane mercenario delle isole Baleari al banchetto
(con cui doveva aprirsi lopera) e due grandi scene corali:
il sacrificio sullaltare di Moloch, che si conclude con lapparizione
di Salambo, decisa a recarsi nel campo nemico, sedurre Matho, riconquistare
il velo rubato (II,1) e la condanna a morte di Matho, catturato
dai cartaginesi e tenuto prigioniero nei sotterranei dellAcropoli
(IV,1).
Poi la morte della madre e una grave malattia spingono il
compositore a interrompere il lavoro, che riprende solo due anni
dopo, nel 1866, con due brevi frammenti: il canto di guerra dei
libici destinato, insieme al canto del mercenario baleario, al banchetto
iniziale, e il coro delle sacerdotesse che assistono Salambo (IV,2).
Con questi due frammenti si interrompe definitivamente il lavoro
sullopera: Mussorgski è attratto da altri progetti
(prima Il matrimonio , dalla commedia di Gogol, poi, a partire
dal 1868, Boris Godunof ). Il materiale, in gran parte non orchestrato,
verrà parzialmente utilizzato sia nel Boris sia in altre
opere.
Atto primo .
A Cartagine, dopo la prima guerra punica. Nei giardini
di Amilcare, nei pressi della città, i mercenari, tra cui
Baleari e Libici, reduci dalla guerra contro Roma, festeggiano la
vittoria. Ma molti di loro sono irritati: i capi cartaginesi non
hanno ancora pagato loro il soldo pattuito. Il loro capo, il libico
Matho, vede, durante il banchetto, la bellissima Salammbo, sacerdotessa
della dea della luna Tanit, e se ne innamora.
Atto secondo .
Quadro primo . Nel tempio di Tanit, Salammbo invoca
la dea e si addormenta, cullata dal coro di sacerdotesse raccolte
in preghiera.
Quadro secondo . Matho penetra nel tempio, accompagnato
dallo schiavo greco Spendius: vogliono rapire il sacro velo della
dea. Matho riconosce Salammbo e le dichiara il suo amore, poi fugge
con il velo. Salammbo, sconvolta, colpisce il gong, chiamando a
raccolta sacerdotesse e soldati. Tutti sono terrorizzati dallira
e dalla maledizione di Tanit: infatti Amilcare è sconfitto
dai mercenari ribelli, che marciano su Cartagine.
Atto terzo .
Quadro primo . Il popolo, in preda alla disperazione,
chiede al dio Moloch, che manifesta la sua ira con tuoni e lampi,
di respingere i nemici e liberare la città.
Quadro secondo
. Salambo si dichiara pronta a recarsi nel campo nemico e a riconquistare
il velo, invocando la protezione della dea Tanit. Sedotto dalla
sacerdotessa, Matho si lascia sottrarre il velo. Le sorti di Cartagine
subito si risollevano: Amilcare riesce a sconfiggere i ribelli e
a prenderli prigionieri; fra loro cè anche Matho.
Atto quarto .
Quadro primo . Mâtho, in catene, piange il suo
destino, mentre i sacerdoti preparano il suo supplizio.
Quadro secondo
. Tra atroci torture, Matho viene giustiziato: Salambo, alla vista
dellorrendo spettacolo, muore di dolore.
I frammenti composti per Salambo contengono invenzioni musicali
ricchissime, nonostante la giovane età del compositore, e
rivelano un gusto originale, pienamente formato, per le pagine corali
e per i monologhi drammatici, che fungono da punti nodali nello
sviluppo interiore dei personaggi (Matho che si avvia alla morte
prepara la grande scena dellagonia di Boris). La curiosità
per lesotismo francesizzante, qui ancora evidente, svanirà
in seguito per confluire nella più intensa e complessa materia
musicale nazionale, di cui saranno intessute le parti
corali di Chovanscina e La fiera di Sorocincy . La recente riscoperta
di questi materiali (riordinati e completati nellorchestrazione
da Zoltan Peskó, che li ha presentati in prima esecuzione
nellambito della stagione Rai di Milano: Conservatorio G.
Verdi, 10 novembre 1980), ha confermato lo straordinario talento
musorgskiano per combinazioni strumentali spesso audacemente antipatrici.
MUSORGSKIJ E SAN PIETROBURGO
Tomba
Al Cimitero Tikhvin, nel Monastero di Alexander Nevskij, si trova
la tomba del compositore.
Teatro
Il Teatro Accademico Statale dOpera e di Balletto di Mussorgsky
(Pl. Iskusstv 1) occupa un posto speciale nella vita culturale della
città. Il teatro fu costruito, nel 1833, dall'architetto
A.Brjullov. Inizialmente il teatro era concepito come un teatro
sperimentale, un laboratorio dellopera sovietica.
Adesso è noto per le rappresentazioni classiche dopera
e di balletto. Il suo repertorio assomiglia a quello del Mariinskij
ed include alcuni tra i migliori spettacoli, la cui rappresentazione
è ad un altissimo livello.
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., La Khovantscina di Mussorgsky: conferenza tenuta il 16 febbraio
1926 all'Accademia di musica M. E. Bossi di Milano da Mary Tibaldi
Chiesa., Fiamma, Milano, 1926.
Emerson C., Oldani R. W., Modest Musorgsky and Boris Godunov: myths,
realities, reconsiderations, Cambridge University Press, Cambridge,
1994.
Pulcini F., Modest Musorgskij, Paravia, Torino, 1998.
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