PIOTR ILICH CHAIKOVSKIJ
La natura mi ha dotato di un talento
musicale nel quale credo, del quale
non dubito, di cui vado orgoglioso,
anche soltanto perché la mia musica
reca conforto e piacere a persone come Voi.
VITA
I
primi anni
Piotr Ilich Chaikovsky nacque il 7 maggio 1840 in una cittadina
chiamata Kamsko-Votkinsk, nel governatorato di Vjatka (a circa un
migliaio di chilometri da Mosca).
Suo padre fu ingegnere minerario
e in seguito dirigente d'azienda, la madre aveva origini francesi.
Sin dall'infanzia venne istruito dalla governante di casa, Fanny
Durbach, che subito comprese la personalità del giovane seguendone
con amore e passione tutti i suoi progressi. Dalla madre Piotr ereditò,
sin dalla prima giovinezza, insieme ad una spiccata sensibilità
personale, anche la passione per il pianoforte. Tuttavia solo dal
1861 Chaikovskij decise di dedicarsi completamente alla musica:
prima di allora studiò Giurisprudenza a San Pietroburgo,
dove la famiglia era andata ad abitare dal 1852.
Nel 1854 la morte per colera della madre fu per Chaikovski un'esperienza
gravemente dolorosa, poiché era a lei legato da profondo
affetto. Dal 1859 al 1861 Cajkovskij trovò impiego al Ministero
della Giustizia, che abbandonò dopo pochi anni per seguire
le sue aspirazioni artistiche: nel 1862 studiò al conservatorio
di San Pietroburgo nella classe di composizione di Anton Rubinstein.
Le idee innovative di Rubinstein in fatto di musica trovano subito
in Ciaikovski una personalità artistica dalle grandi promesse,
e già dalle prime sue composizioni traspirava un prodigioso
talento musicale. Nel 1866, infatti, ottiene la cattedra di armonia
all'appena fondato Conservatorio di Mosca, che avrebbe conservato
fino al 1876 quando, aiutato dal generoso sostegno economico da
parte di un'ammiratrice, si dedicherà completamente alla
composizione. Uno dei suoi allievi fu, tra gli altri, Rimsky-Korsakov.
Da insegnante Tschaikovsky creò la maggior parte delle sue
composizioni, tra cui la Prima Sinfonia, l'Ouverture festiva sull'inno
nazionale danese e le opere Voivoda e Ondina. Nel poema sinfonico
Fatum traspaiono diversi riferimenti autobiografici, in particolare
quelli legati all'unica vicenda sentimentale della sua vita con
la cantante Désirée Artôt, che si era conclusa
in pochi mesi (1868).
Le esperienze in Russia
Nel 1869 nacque Romeo e Giulietta, uno dei capolavori di Ciaikovskij,
su consiglio di Balakirev, capo del famoso "Gruppo dei Cinque";
e proprio il supporto entusiasta del gruppo di compositori della
scuola nazionale, diede l'idea per una Seconda Sinfonia ("Piccola
Russia") nel 1873. Ma già nel 1871 Tschaikovski incontrava
il successo fuori dalla Russia con il suo Primo quartetto per archi:
una serie di commissioni faranno spostare al 1872 la stesura finale
dell'Opricnik, incominciata nel 1870 - tuttavia criticata aspramente
da Tchaikovsky ma che, essendo già stati venduti i diritti
d'autore, non poté distruggere.
Il 1873 vede la nascita,
oltre che della Seconda Sinfonia, anche della musica di scena per
La fanciulla di neve di Ostrovskij e l'inizio della fantasia sinfonica
La Tempesta. L'anno successivo compose in pochi mesi Il fabbro Vakula,
rielaborao nel 1885 per essere poi ribattezzato I cerevicki.
I critici considerano questo periodo l'apice del suo nazionalismo,
un nazionalismo che tanto ha impegnato Ciaikovsky ma che fu destinato
a cadere dopo le critiche di Rubinstein per il Primo Concerto per
pianoforte e orchestra.
La Terza Sinfonia (1875) fu per questo motivo
ispirata alla terza sinfonia di Schumann, che era il compositore
romantico preferito da Tchaikovski.
Nello stesso tempo, cominciò
la stesura del balletto Il Lago dei Cigni, che conseguì un
completo fallimento nell'anno della sua prima rappresentazione,
il 1876. Successivamente a Le Stagioni, una serie di piccoli concerti
per pianoforte, si notarono le prime manifestazioni della crisi
emotiva di Czaikowski nel Terzo Quartetto per archi, iniziato durante
il soggiorno a Parigi.
Il legame tra la musica e le lacerazioni psicologiche dell'autore vennero però ancora meglio a delinearsi nella fantasia sinfonica
Francesca da Rimini, ispirata ad un episodio dell'Inferno di Dante;
alla fine dello stesso anno, il 1876, si ebbe la composizione di
Variazioni su un tema rococò.
In quel periodo Chaikovsky
ricevette una lettera da parte di Nadezda Filaretovna von Meck,
una sua grandissima ammiratrice, inaugurando così una corrispondenza
che durerà per oltre 14 anni, durante i quali i due si confesseranno
ogni più recondito pensiero. Pochi sapevano di questa lunga
corrispondenza, anche perché entrambi avevano espresso il
desiderio di non incontrarsi mai di persona: l'uno doveva rimanere
per l'altra una figura ideale, alla quale poter esprimere i propri
tormenti interiori, in una sorta di reciproca liberazione dai dolori
più intimi.
Ma un'altra figura femminile era destinata ad entrare nella vita
del musicista, dopo l'esperienza fallita con Désirée
Artot del '68. Nel luglio del 1877, infatti, gli venne recapitata
una lettera da un'altra ammiratrice, Antonina Miljukova, la quale
confessava di amarlo segretamente da molti anni, dal tempo del Conservatorio.
Chaikovskij però, preso com'era dalla composizione della
sua nuova opera ispirata all'Evgeni Onegin di Puskin, si dimenticò
presto della lettera: qualche mese dopo, mentre scriveva la musica
per la scena in cui l'eroina Tatjana scrive una lettera d'amore
ad Onegin (che la respingerà), ricevette una seconda lettera
d'amore da parte di questa nuova ammiratrice. Un parallelo così
strano tra la sua vita e la musica che andava componendo non andava
sottovalutato, e Chaikovski decise di incontrare Antonina; dopo
averla avvertita che non sarebbe riuscito ad amarla, tuttavia l'avrebbe
sposata se solo lei l'avesse chiesto: questo avrebbe contribuito
ad allontanare le voci che la gente mormorava circa la sua omosessualità.
Iniziò così un'esperienza durata solo tre settimane:
il matrimonio si sfaldò subito e si concluse drammaticamente.
Disperato per l'avversione fisica nei confronti di Antonina, Cajkovskij
tentò il suicidio, ma poi, spinto dal fratello, che lo aveva
trovato in uno stato prossimo al delirio, andò a curarsi
in Svizzera; la moglie, invece, venne internata in un manicomio.
Da questa drammatica esperienza uscì la Quarta sinfonia,
nella quale Ciaikovski esprime in maniera ampia e intensa il proprio
dissidio interiore, di cui fu al corrente Nadezda che riuscì
sempre a sostenerlo nei momenti più cupi.
Lontano da casa
Nel
1878 Tschaikovsky rassegnò le dimissioni dal Conservatorio,
e negli anni seguenti, grazie alla relativa sicurezza economica
della von Meck, trascorse molto tempo all'estero; tornerà
a Mosca o a San Pietroburgo solamente per sbrigare questioni familiari
o sulla sua attività da musicista.
I critici ritengono che, con l'esperienza terribile del matrimonio,
venne ad interrompersi, in Ciaikovskij «quella felice sintesi
fra intelligenza creativa ed emotività, fatta di sensazioni
gioiose e struggenti, che aveva caratterizzato le migliori opere
giovanili».
I più significativi lavori di questo periodo
sono il Concerto per violino, le prime tre Suites per orchestra,
la Sonata per pianoforte, iniziata contemporaneamente al Concerto
per violino e la Serenata per archi (1880). Il fallimento della
Pulzella d'Orléans (1879) venne riscattato dal successo di
un'altra opera, la Mazeppa, in cui si compie parziale ritorno alla
musica nazionale. Sempre su ispirazione nazionalistica, abbiamo
nel 1880 la creazione dell'Ouverture solennelle 1812; alla fine
dello stesso anno, quasi in contrasto con l'ouverture che esaltava
la vittoria russa su Napoleone, viene composto il Capriccio Italiano,
frutto dei sentimenti nati nel musicista durante il viaggio in Italia.
Merita una citazione a parte la composizione corale Liturgia di
S. Giovanni Crisosotomo, composta nel 1878. In Russia l'esecuzione
della musica sacra era monopolizzata e controllata dalla Cappella
Reale: Tschaikovski si era avventurato in questo campo "proibito",
e soltanto dopo una faticosa battaglia legale verso la stessa Cappella
riuscì a far eseguire la sua opera.
Per la Mazeppa, Tchaikovsky ottenne dallo zar un'importante onorificenza,
che rappresentò una sorta di riabilitazione all'interno della
società russa: dopo lo scandalo del suo matrimonio, infatti,
Ciaikovsky aveva preferito allontanarsi dalla Russia. Da allora
il successo in patria e all'estero continuò a crescere, e
il compositore ritrovò quella fiducia in se stesso che aveva
perduto negli anni della "crisi"; la sua posizione sociale
si consolidò, e questo gli permise di acquistare una casa
a Maidanova, presso Mosca, dove trascorse il rimanente della propria
esistenza.
Tra il 1884 e il 1887 produsse opere di notevole interesse, come
la Terza Suite, la sinfonia Manfred e l'opera La Maliarda. Dopo
le prime 4 repliche della Maliarda, Tchaikovski partì per
una tournée come direttore d'orchestra in Europa. In Germania,
paese in cui fu accolto trionfalmente, egli incontrò Brahms,
Grieg e riallacciò i rapporti con Désirée Artot.
Il compositore nutriva scarsa considerazione per la musica di Brahms
e si sentiva a disagio in sua compagnia, sebbene Brahms facesse
ogni sforzo possibile per mostrarsi affidabile. Diresse concerti
anche in Francia e in Inghilterra, poi rientrò in Russia
nell'aprile 1888 dove intraprese la composizione della Quinta Sinfonia;
prima di terminarla iniziò anche la mirabile ouverture fantasia
Amleto.
Gli ultimi capolavori
Durante
l'ultimo periodo della sua vita, Czaikowski concentrò le
proprie energie creative sulle opere destinate al teatro; il balletto
La bella addormentata, terminato nel settembre 1889, è uno
dei suoi capolavori. La successiva composizione, La dama di picche,
fu composta durante una visita a Firenze all'inizio del 1890. Nell'ottobre
dello stesso anno, però, la von Meck gli scrisse improvvisamente
che era entrata in bancarotta e che non avrebbe più potuto
versagli l'annuale vitalizio: egli non aveva più bisogno
del suo aiuto finanziario, ma rimase profondamente colpito quando
apprese che ella non era affatto incorsa in un fallimento, e che
semplicemente non aveva più intenzione di rispondere alle
sue lettere.
Sulla scena internazionale i riconoscimenti crescevano con passi
da gigante. Nella primavera 1891 Chaikovsky attraversò gli
Stati Uniti festeggiato ovunque; la sua visita fu però funestata
dalla triste notizia della morte della cara sorella Sasa: ne giunse
a conoscenza casualmente, durante la lettura di un giornale. Venne
quindi eletto membro corrispondente dell'Académie Française
e nel 1893 ricevette dall'Università di Cambridge la laurea
in musica honoris causa.
Ovunque le sue tournées, durante
le quali egli diresse le proprie musiche, si rivelarono un grande
successo personale. Questo contrasto tra il crescente successo esteriore
e la sempre più profonda amarezza interiore, si riflette,
secondo alcuni critici, nelle ultime musiche: il «rutilante
balletto Lo Schiaccianoci contiene alcuni fra i brani più
gioiosi di Chaikovskij, tuttavia la sostanza della musica è
scarsa, talvolta banale, e questo balletto, come l'ultima opera
Iolanta, non è fra le cose migliori di Cajkovskij».
Fu però nella sua sesta ed ultima sinfonia, la Patetica,
che Chaikovski mostrò la sua vera essenza degli ultimi anni:
un violento arcobaleno di sentimenti interiori, di drammi e di sofferenze,
ma anche di gioia e passione. La Sesta Sinfonia venne eseguita per
la prima volta il 28 ottobre 1893: nove giorni dopo Cajkovskij moriva
di colera.
La morte
Il grandioso funerale a San Pietroburgo fu seguito da sessantamila
persone: lo zar Aleksandr III lo organizzò a spese della
Corte Imperiale in
segno di riconoscenza per il genio del compositore scomparso; il
servizio funebre ebbe luogo nella Cattedrale di Kazan, onore riservato
per la prima volta ad un cittadino comune. Fu sepolto accanto alla
tomba di Glinka, nel cimitero Tichvin, presso il Monastero Aleksandr
Nevskij.
Ciaikovski bevve l'acqua il 1 novembre e si sentì male il
giorno dopo (ciò ci è documentato da un consulto medico).
Morì alle 3 del 6 novembre. Si ritiene probabile l'ipotesi
del suicidio per crisi depressiva: Tschaikovsky pensò già
al suicidio all'età di 10 anni, ritenendo di aver contagiato
un suo amico che era morto di scarlattina; lo tentò anche
nel 1877 immergendosi nella Moskova in pieno ottobre; infine nel
1893, momento in cui si trovava in piena crisi depressiva dal momento
che tre anni prima si era rotto il legame con la von Meck, due anni
prima era morta la sorella Sasha, alla quale era molto legato, e
nel corso dell'anno erano morti altri amici a lui molto cari.
L'ipotesi di un suicidio imposto per assunzione di veleno venne
formulato per la prima volta da Aleksandra Orlova: tale ipotesi,
sebbene suggestiva, risulta però essere poco credibile: l'omosessualità
in Russia era infatti molto diffusa e tacitamente tollerata anche
a corte. Le rivelazioni della Orlova furono infatti accolte con
diverse reazioni: David Brown accredita la sua versione dei fatti,
consacrandola di fatto nella biografia di Ciaikovskij nella nuova
edizione del Grove. Per contro, sia negli Stati Uniti sia in Unione
Sovietica, si ebbero reazioni negative in ambito musicologico. Nel
1981 tre slavisti americani, la Berberova, M. Brown e Kariinsky
impugnarono le tesi della Orlova, con conseguente replica e controreplica.
Fece sentire la sua voce in Unione Sovietica la giornalista Olga
Cajkovskaja su Novij mir nell'ottobre 1986, denunciando «la
inammissibilità di qualsiasi indagine nella sfera privata
di un genio come Tschaikovski.» Tutte queste opinioni contrarie
hanno trovato un punto d'incontro nell'ampio articolo di Alexander
Poznansky nella rivista 19. Century Music della primavera 1988,
nella quale ci si riconduceva alla verità "ufficiale"
dell'autunno 1893 a San Pietroburgo.
OPERE
Il lago dei cigni
Il soggetto
Balletto in quattro atti di Vladimir Petrovic Begicev e Vasil Fedorovic
Gelcer
Musica di Piotr Ilich Tchaikovsky
Prima coreografia di Julius Wenzel Reisinger 1877
Coreografia originale di Lev Ivanov e Marius Petipa 1895
ATTO
I° - L'amore ideale di Sigfried
Nel parco del suo castello il principe Siegfried festeggia il suo
ventunesimo compleanno. Il precettore Wolfgang introduce gli ospiti.
La regina madre entra e rimprovera il figlio amorevolmente comunicandogli
che è ormai giunto il momento di scegliere una fidanzata
tra le ragazze che ella ha invitato alla festa.
Terminati i festeggiamenti Siegfried, rimasto solo, è turbato
e pensieroso. Il precettore cerca di riportarlo alla realtà
ma egli continua a sognare il suo amore ideale.
ATTO II° - Odette
Siegfried va a caccia con gli amici nei pressi del lago. Cigni bianchi
vengono presi di mira dai cacciatori. Il principe, rimasto solo,
punta la sua faretra verso uno splendido cigno bianco che fa da
guida agli altri. Il cigno, che nel frattempo si è trasformato
in una fanciulla, gli confida di essere la principessa Odette trasformata
in cigno, come le altre fanciulle, dal mago Rothbart. L'incantesimo
potrà essere spezzato solo il giorno in cui qualcuno le giurerà
eterno amore. Siegfried promette a Odette di salvarla e la prega
di partecipare alla festa durante la quale sceglierà la sua
sposa. Ma Odette non può perchè è un cigno.
Il giovane, allora, le giura amore eterno affermando che non sposerà
nessun'altra che lei.
E' giunta l'alba, Rothbart richiama nel lago Odette e le compagne
che si trasformano nuovamente in cigni.
ATTO III° - Odile
Nella sala da ballo del castello iniziano i festeggiamenti. Entrano
la regina madre e Siegfried seguiti da sei damigelle che aspirano
alla mano del principe. Egli però le rifiuta finchè
non giunge il barone Rothbart con sua figlia Odile le cui sembianze
sono identiche a quelle di Odette. Siegfried, soggiogato dalla fanciulla
che danza con lui, la chiede in sposa. Rothbart trionfa per lo spergiuro
di Siegfried che, disperato, fugge verso il lago.
ATTO IV° - Uniti per sempre
Sulle rive del lago le fanciulle cigno sono tristi per Odette che
piange per il destino a cui è stata condannata. Giunge Siegfrid
che, disperato e pentito per il tradimento, implora il suo perdono.
Odette sta morendo. I due innamorati si immergono nelle acque del
lago, sconvolte dalla tempesta scatenata da Rothbart, che li sommergono
ma i loro spiriti uniti si levano al di sopra del lago tornato calmo.
Gli interpreti
La prima grande donna-cigno fu Pierina Legnani, ballerina milanese
amatissima dal pubblico russo, che per il suo virtuosismo tecnico
fu una delle
preferite di Marius Petipa. Fu lei infatti a introdurre nel ruolo
di Odette i 32 fouettées del III° atto dando sfogio di
tutta la sua abilità tecnica. Altra curiosità: la
Legnani ballò la "prima" del "Lago" (1895)
con il famoso, ma ormai anziano, ballerino Pavel Gerdt che non era
più in grado di sostenerla così che Ivanov trasformò
il pas de deux del II° atto in un pas de deux à trois
al quale prendeva parte anche l'amico del principe.
Se il virtuosismo fu la caratterizzazione principale che la Legnani
dette al suo personaggio le étoiles che ricoprirono il ruolo
successivamente privilegiarono in Odile/Odette la bivalenza tecnica
interpretativa e l'espressività. Così Olga Spesivceva,
considerata una delle più grandi ballerine classiche di tutti
i tempi ed interprete sublime del "Lago", o la lunare
e armoniosa Anna Pavlova come altre splendide ballerine quali Alicia
Markova e Galina Ulanova e, ancora, Margot Fonteyn, Maja Plisetzkaja,
ironico e furioso cigno nero, Natalia Makarova, cigno candido d'incanto.
Odette dalle braccia che fremono nervose e struggenti e dal capo
reclinato o Odile dai movimenti seducenti e aggressivi rappresentano
l'immagine cardine della storia della danza per il fascino che emana
da questa donna-cigno in perenne metamorfosi. Il "Lago"
ha mantenuto così fino ad oggi il più grande favore
popolare in qualsiasi angolo del mondo viene messo in scena grazie
anche alle sue ultime interpreti tra le quali spicca una splendida
stella: Sylvie Guillem.
La bella addormentata
Un Ballet-féerie
Nel
1888 il Principe Vsevolozkij, Sovrintendente dei teatri imperiali
di San Pietroburgo, commissionò a Ciaikovskij un grande balletto
celebrativo e gli propose un libretto, da lui stesso composto, tratto
dalla fiaba di Charles Perrault "La bella addormentata",
affidando nello stesso tempo la coreografia e l'intero progetto
da mettere in scena a Marius Petipa. Il grande coreografo non si
limitò a redigere la trama del balletto e a comporre le coreografie
ma intervenne con numerose richieste sulla musica coadiuvato da
Ciaikovsky che non si sentì per niente sminuito dalla pressione
di Petipa bensì fu ancor più stimolato e fece scorrere
con grande fervore la sua vena melodica secondo le esigenze della
composizione coreografica. La supervisione della produzione però
fu di Vsevolozkij che fu anche l'autore dei bozzetti dei costumi
che volle sfarzosissimi così come le scene affidate a ben
cinque scenografi (Ivan Andreev, Michail Bocharov, Konstantin Ivanov,
Henryk Levogt, Matvei Sisk), i quali si ispirarono alle illustrazioni
di Gustav Doré per le favole di Perrault. Le spese per quella
prima edizione furono elevatissime tanto che impegnarono un quarto
del bilancio delle produzioni del Mariinskij del 1890.
Il debutto della "Bella Addormentata", con direttore d'orchestra
Riccardo Drigo, ebbe luogo il 3 gennaio 1890 al Teatro Mariinskij
di San Pietroburgo con l'italiana Carlotta Brianza nel ruolo di
Aurora, Pavel Gerdt (il Principe), Enrico Cecchetti (Carabosse e
l'Uccello blu), Marie Petipa, figlia del coreografo, la Fata dei
Lillà (ruolo interpretato allora in forma mimica e solo dal
1922 sulle punte). Lo spettacolo ebbe un successo strepitoso e conquistò
gli spettatori e la critica. Oggi può definirsi il monumento,
l'apoteosi del balletto perchè la coreografia è costellata
da autentici pezzi di bravura che richiedono una grande abilità
virtuosistica e purissima tecnica accademica: un banco di prova
affascinante e temibile per ogni corpo di ballo.
Versioni successive
Molte versioni si sono succedute a quella di Petipa. In ambito
russo quella moscovita di Alexandre Gorsky (1899), di Lopokov (1922),
di Assaf Messerer (1936), di Jurij Grigorovic (1963). In Occidente
il balletto fu presentato al Teatro Alhambra di Londra il 2 novembre
1921 da Nicholas Serghiev con i Balletti Russi di Diaghilev col
titolo "The Sleeping Princess". Aurora in quell'edizione
fu Olga Spesivzeva e il Principe Pierre Vladimorov. La prima Aurora,
Carlotta Brianza, ormai cinquantaquattrenne, interpretò in
quell'occasione Carabosse. Nel 1955 fu allestita la versione a cura
di Mary Skeaping per il Balletto Reale svedese e nel 1960 fu la
volta di quella di Robert Helpmann, già interprete con Margot
Fonteyn di precedenti edizioni di Serghiev, con l'International
Ballet del Marchese de Cuevas. E' del 1966 l'edizione innovatrice
di Rudolf Nureyev con Carla Fracci alla Scala di Milano che, pur
rispettando la coreografia originale di Petipa, apportò delle
innovazioni che contemplavano la duplicazione del ruolo della Fata
dei Lillà e l'ampliamento del ruolo del Principe. A questa
si sono succedute quelle di Roland Petit (1990), di Anthony Dowell
(1994) e di Mats Ek (1996) che ambienta la storia ai giorni nostri
trasformando Aurora in un'adolescente ribelle che si punge con l'ago
della siringa utilizzata per la droga ma il bene anche qui come
in tutte le favole trionfa.
Nella reggia di re Floristano si festeggia la nascita della principessina
Aurora. Il maestro delle ceremonie, Catalabutte, introduce gli invitati
e dà inizio ai festeggiamenti. Entrano sette fate con i rispettivi
cavalieri che offrono doni e buoni auspici alla neonata. La festa
è al culmine quando arriva furibonda la maga Carabosse, involontariamente
non invitata alla cerimonia. Anche lei ha portato un dono alla piccola
Aurora ma il suo dono è una maledizione: quando compirà
sedici anni si pungerà con un fuso e morirà. La dolce
Fata dei Lillà, che ancora deve porgere il suo dono alla
neonata, predice alla piccola che quel giorno non morrà ma
si addormenterà sino a quando non sarà destata dal
bacio di un principe.
Il soggetto
ATTO I°
Sono passati sedici anni ed è il giorno del compleanno di
Aurora. Catalabutte nota tre vecchie che filano all'esterno del
palazzo e ordina che siano condotte in prigione in quanto dal giorno
della maledizione della maga tutti gli aghi sono stati messi al
bando. Il re e la regina, sopraggiunti, fanno un atto di clemenza
in omaggio alla festa della figlia. Inizia la festa di compleanno,
alla quale partecipano quattro principi, pretendenti alla mano della
principessa. Aurora danza con loro accettando la rosa che le offrono.
Giunge una vecchia che le porta in dono un fuso con il quale ella
si punge e cade a terra come morta. La vecchia è la maga
Carabosse che esulta per aver raggiunto il suo scopo ma la Fata
dei Lillà per incanto fa addormentare tutta la corte e circonda
la reggia con una fitta foresta.
ATTO II°
Sono trascorsi cento anni. In un bosco si sta svolgendo una battuta
di caccia alla quale partecipa il principe Desiré che, rimasto
solo, si aggira pensoso quando gli appare la Fata dei Lillà
che gli racconta la storia della principessa Aurora. Come in una
visione il giovane vede la fanciulla addormentata e se ne innamora
perdutamente implorando la fata di condurlo dalla principessa. Il
principe giunge nella foresta, entra nel castello incantato e quando
vede la bella addormentata la bacia dolcemente sulla bocca. Aurora
si risveglia e d'incanto tutta la corte riprende a vivere. La principessa
conduce Desirè dal re e dalla regina che benedicono le nozze
dei due innamorati.
ATTO III°
E' il giorno delle nozze di Aurora e Desiré e tutta la corte
festeggia gli sposi. Vengono presentati i doni e si alternano nelle
danze i personaggi delle favole più famose: il Gatto con
gli stivali e il Gatto bianco, Cenerentola e il Principe, l'Uccello
Blù e Florina, Capuccetto Rosso e il Lupo, Pollicino e l'Orco.
La festa si conclude con la danza dei due giovani sposi raggianti
per avere coronato il loro sogno d'amore.
Lo schiaccianoci
Sull'onda
del successo della "Bella addormentata" Marius Petipa
volle continuare la sua collaborazione con Ciaikovsky, cui propose
di predisporre la musica per un nuovo balletto da mettere in scena
per la stagione 1892. L'occasione fu offerta dal principe Vsevolojskij,
direttore dei teatri imperiali, che suggerì come soggetto
"Schiaccianoci e il re dei topi", un racconto di E.T.A.
Hoffmann, da lui letto nella traduzione francese e libera versione
di Alexandre Dumas padre. All'inizio il compositore non fu molto
entusiasta del soggetto ma Petipa seppe convincerlo del contrario
elaborando un libretto dove la vicenda rimaneva in secondo piano
rispetto all'atmosfera magica che ne venne fuori ed in cui sentimento,
amore, sogno, divertimenti, prodigi venivano esaltati. Il coreografo
francese, da grande uomo di teatro quale era, seppe così
trovare la formula giusta perchè il cupo racconto di Hoffmann
divenisse uno spettacolo di grande successo e incanto. E Tchaikovski,
che aveva iniziato a comporre la musica con tanta fatica, data la
vecchiaia incipiente, si buttò sul lavoro con grande inventiva
e rinnovato entusiasmo sperimentando nella partitura addirittura
l'utilizzo di strumenti particolari per bambini.
Il balletto andò in scena il 18 dicembre 1892 al Teatro Mariinskij
di San Pietroburgo ma con la coreografia di Lev Ivanov in quanto
nel frattempo Petipa si era ammalato e con Riccardo Drigo direttore
dell'Orchestra. Interpreti di quella "prima" furono l'italiana
Antonietta Dell'Era (la Fata Confetto) e il pietroburghese Pavel
Gerdt, insieme a Olga Preobrajenska e il giovanissimo Nicolaj Legat
(futuro maestro di Nijinskij e Fokin). Il ruolo di Clara era sostenuto
da una bambina della Scuola di ballo del Teatro.
Il soggetto
ATTO I°
E' la sera della vigilia di Natale. Nella casa del borgomastro di
Norimberga, Clara e Fritz, i suoi due figli, stanno adornando l'albero.
Arrivano gli invitati: gli amichetti dei due bambini e i loro genitori.
Giunge anche Drosselmeyer, uno strano tipo con una benda nera su
un occhio. Ha portato doni per tutti. Per Clara c'è un dono
speciale: uno Schiaccianoci a forma di soldatino che Fritz, geloso,
strappa dalle mani della sorella e butta per terra rompendolo. Dolcemente
Drosselmeyer lo aggiusta strappando un sorriso a Clara mentre i
bambini riprendono a fare baldoria ed i genitori cercano di riportare
la calma. La serata si conclude con la festosa danza del nonno e
gli ospiti se ne vanno. E' l'ora di andare a dormire. Clara si addormenta
abbracciando il suo Schiaccianoci e .....sogna.
In un attimo la stanza comincia a crescere, l'albero, i giocattoli
diventano enormi e grandi topi invadono la stanza inseguendo Clara.
Anche lo Schiaccianoci adesso è accanto alla bambina e porta
con sè un esercito di soldatini che mette in fuga i topi.
Rimane solo da sconfiggere il re dei topi che lo Schiaccianoci affronta
coraggiosamente ma è la pantofola lanciata da Clara che lo
mette al tappeto.
Avviene il prodigio: lo Schiaccianoci si trasforma in un bel Principe
e invita Clara ad andare con lui nel castello magico.
La stanza diventa un bosco con i fiocchi di neve che danzano. Inizia
il viaggio incantato.
ATTO II°
La Fata Confetto accoglie Clara e il Principe che racconta della
battaglia con i topi. Inizia una grande festa, alla quale prendono
parte la cioccolatta, il caffè, il tè, il Trepak,
i pasticcini, i pulcinella, e che si conclude con i fiori che danzano.
E' poi la Fata Confetto a ballare con il Principe (nelle successive
versioni con Clara) finchè il sogno svanisce.
Nella stanza tutto è tornato normale. C'è ora Clara
che si risveglia con il suo Schiaccianoci tra le braccia.
Lo Schiaccianoci gira il mondo
Dopo la "prima" di Ivanov, rivista nel 1917 da Gorskij
e nel 1929 da Lopukhov, nel 1934 andò in scena al Kirov l'edizione
storica di Vassilij Vajnonen
(in cui il ruolo di Clara veniva fuso con quello della Fata Confetto)
e, nello stesso anno, il debutto europeo del balletto che avvenne
nel mese di giugno al Sadler's Well di Londra ad opera di Nicholas
Sergeiev che riprese la coreografia di Ivanov e che ebbe come protagonisti
Alicia Markova e Robert Helpmann. In Italia il balletto giunse nel
1938 debuttando alla Scala di Milano con la coreografia di Margherita
Froman.
Negli anni '40 e '50 si susseguirono numerose versioni tra le quali
quelle di Boris Romanov, Frederick Ashton, Anton Dolin, Nicholas
Beriozoff. Al 1954 risale l'innovativa versione di Georges Balanchine
con il New York City Ballet che riprese la trama originale del racconto
di Hofmann e divise lo spettacolo in due parti: realtà e
sogno. Altre edizioni originali si susseguirono negli anni '50 e
'60: Alfred Rodriguez , Jurij Grigorovich, Rudolf Nureyev (che unificava
il ruolo di Drosselmeier con quello del Principe), John Cranko (che
modificava quasi totalmente la vicenda) e dal 1970 ai giorni nostri:
John Neumeier, Roland Petit, Mark Morris (in versione punk), Maurice
Béjart.
Per le sue caratteristiche di favola a lieto fine e per la vicenda
pervasa da un'atmosfera fatata di festa, "Lo Schiaccianoci":
una fiaba fatta di dolciumi, soldatini, albero di natale, fiocchi
di neve e fiori che danzano, topi cattivi, prodigi, principe azzurro
e fatina, è diventato un balletto che ammalia i bambini e
incanta i grandi. Per questo è lo spettacolo più rappresentato
nel mondo durante le festività natalizie.
Eugenio Onegin
Libretto di Piotr Ilic Czaikowski e di Konstantin Shilovskij, dal
romanzo omonimo di Aleksandr Puskin
[Evgenij Onegin] Scene liriche in tre atti e sette quadriPrima:
Mosca, Teatro Malyi, 17 marzo 1879 Personaggi:
Larina, possidente (Ms); Tatjana (S), Olga (A), sue figlie; Filippevna,
vecchia balia [njanja] (Ms); Evgeni Onegin (Bar); Lenskij (T); il
principe Gremin (B); un capitano della guardia (B); Zareckij (B);
Triquet, un francese (T); Guillot, cameriere (m); contadini e contadine,
invitati al ballo, possidenti, ufficiali
________________________________________
Ecco
come Piotr Chaikovsky racconta, in una lettera al fratello del 1877,
in che modo nacque lidea di musicare il capolavoro poetico
di Puskin: «La settimana scorsa era dalla Lavroskaja [una
cantante e amica del compositore]. Il discorso cadde sui soggetti
per opera... Lizaveta Andreevna improvvisamente disse: E perché
non prendere Eugenio Oneghin ? Lidea mi sembrò
assurda, e non risposi. Poi, pranzando da solo, mi tornò
in mente lOnegin , cominciai a riflettere, la proposta della
Lavrovskaja non mi parve così assurda, mi ci appassionai
e alla fine del pranzo la mia decisione era presa. Corsi a comprarmi
il testo. Lo trovai con fatica, tornai a casa, lo lessi con entusiasmo,
passai tutta la notte insonne e il risultato fu la traccia di una
deliziosa opera sulla base del testo di Pushkin... Che profondità
poetica nellOneghin ! Non mi faccio illusioni, so benissimo
che ci sono ben pochi effetti scenici, ben poco movimento. Ma la
ricchezza lirica, lumanità, la semplicità della
trama insieme alla genialità del testo sopperiscono a queste
manchevolezze». Nessuno incoraggiò il compositore:
tutti trovavano limpresa destinata allinsuccesso. «Non
mimporta scrive sempre al fratello che ci sia
poca azione, sono innamorato del personaggio di Tatjana, sono affascinato
dai versi di Puskin». E alla baronessa von Meck confermò:
«Chi ritiene lazione scenica condizione primaria di
unopera, non sarà soddisfatto. Chi invece cerca la
riproduzione musicale di sentimenti normali, semplici, universali,
lontani dalla tragicità esteriore, dalla teatralità,
saranno (spero) contenti della mia opera». I maggiori letterati
del tempo, da Tolstoj a Turgenev, seguirono con estremo interesse
il lavoro del compositore. Le prime quattro scene furono composte
nel mese di giugno 1877 nella tenuta del librettista Shilovskij.
Ci fu poi uninterruzione per motivi personali (linfelice
e brevissimo matrimonio con Antonia Miljukova a cui seguì
una fuga disperata allestero). Il lavoro riprese in Svizzera,
a Clarens, dove il compositore finì il primo atto. Nel gennaio
1878 lopera era ultimata, eccetto la scena del duello che
venne scritta a San Remo in febbraio: in tutto otto mesi di lavoro.
Rispetto allessenziale disegno puskiniano, Chaikovskij ebbe
solo un cedimento in direzione melodrammatica, poi subito
rientrato: nellultimo atto Tatjana, invece di respingere con
ferma consapevolezza lamore di Evgeni, cade nelle sue braccia.
Ma prima della presentazione ufficiale dellopera al Bolshoj
Chaikovski ripristinò la soluzione puskiniana. Soddisfatto
del suo lavoro, conscio della diversità della nuova opera
rispetto allo stile grand-opéra allora in voga, Cajkovskij
decise di non consegnarla alla direzione dei Teatri Imperiali ma
di seguirne direttamente la realizzazione affidandola agli allievi
del Conservatorio. «A me serve non un grande teatro con la
sua routine, le sue convenzioni, i suoi registri mediocri, le sue
messinscene insensate anche se fastose, i suoi segnali luminosi
al posto del direttore del coro ecc., ecc. Ecco che cosa mi serve
per il mio Onegin : 1) cantanti non famosi ma disciplinati e volenterosi;
2) cantanti che inoltre sappiano recitare in modo semplice e convincente;
3) messinscena e costumi non fastosi ma rigorosamente fedele allepoca;
4) un coro che non sia un gregge di pecore come nei teatri imperiali,
ma che prenda realmente parte allazione; 5) un direttore del
coro che non sia un segnale luminoso. Costi quel che costi, non
darò la mia opera ai Teatri Imperiali e se non mi sarà
possibile realizzarla al Conservatorio, non vedrà mai la
luce».
Atto primo . Scena prima . Nel giardino dei Larin, mentre la padrona
di casa con la njanja rievoca la sua giovinezza e i suoi amori,
le sue due figlie Tatjana e Olga cantano un duetto (Sliali
lvy, Avete udito) sul testo di una lirica
giovanile di Pushkin, Il poeta . Arriva un gruppo di contadini per
festeggiare la fine del raccolto: offrono un covone alla padrona
e intonano due canti popolari, il primo inventato da Ciaikovski
(Boljat moi skorye noenki, Soffrono
le mie veloci gambe), il secondo tratto da una danza di origine
popolare (U kak po mostu-mostocku, Per il
ponte-ponticello) che le ragazze eseguono ballando in cerchio
intorno al covone. Segue un arioso di Olga in cui mette a confronto
il proprio carattere spensierato con quello inquieto della sorella
(Ja ne sposobna k grusti tëmnoj, Non sono
incline alla languida tristezza). Escono i contadini e arriva
il poeta Lenskij, vicino di podere e fidanzato di Olga, con un amico,
Oneghin, di recente trasferitosi da Pietroburgo nel podere di uno
zio: i due amici e le due sorelle commentano lincontro in
un quartetto. Poi si formano due coppie: Onegin e Tatjana conversano
allontanandosi mentre Lenskij fa unappassionata dichiarazione
damore a Olga (Ja ljublju vas, Olga, Vi
amo, Olga). Rientrano Tatjana, già palesemente
innamorata e Oneghin che, parlando di sé, introduce la famosa
strofa iniziale del poema (Moi djadja, Mio zio).
Scena seconda . È notte. Tatjana non riesce a dormire, chiede
alla njanja di raccontarle dei suoi antichi amori; le confessa poi
il suo sentimento per il nuovo ospite e chiede di lasciarla sola
con carta e penna. Segue la lunga (dodici minuti) aria della lettera
(Puskaj pogibnu ja, Mi perderò):
Tatjana confessa la sua passione totale e assoluta per Onegin, nata
dal primo istante e destinata a durare in eterno. È ormai
lalba: la njanja ritorna e trova Tatjana ancora sveglia. Nel
duetto che segue, mette in guardia la fanciulla dai pericoli delle
troppo rapide passioni. Tatjana chiede alla njanja di far recapitare
la lettera da un nipote. Scena terza . In un angolo del giardino
un gruppo di contadine raccoglie bacche cantando una canzone. Entra
Tatiana correndo, si abbandona su una panchina e si dispera per
il gesto compiuto. La raggiunge Oneghin, che con parole pacate e
fredde le rimprovera la mancanza di controllo e le spiega le ragioni
del suo rifiuto: certo, se volesse sposarsi, sarebbe la moglie ideale,
ma linquietudine, langoscia gli impediscono qualsiasi
unione duratura. Poi le offre il braccio e si allontanano insieme.
Atto secondo . Scena prima . È lonomastico di Tatiana
e in casa Larin cè un ballo con la banda militare che
suona. Onegin, irritato dalla vacuità degli invitati, decide
di corteggiare Olga, facendo ingelosire Lenskij. Monsieur Triquet,
istitutore presso alcuni vicini, canta alcuni couplets in onore
della festeggiata. Durante la mazurka, Oneghin balla ancora con
Olga; poi ha uno scontro con Lenskij che, giunto al limite dellesasperazione,
lo sfida a duello. Scena seconda . In campagna, nei pressi di un
mulino, Lenskij aspetta Onegin con il suo secondo Zareckij: presentendo
la morte, canta disperato il suo amore per Olga (Kuda, kuda
udalilis, Dove, dove siete volati). Arriva Oneghin
accompagnato, invece che da un secondo, dal suo cameriere Guillot.
Tutto è pronto per il duello: Onegin spara per primo e uccide
Lenskij.
Atto terzo . Scena prima . Nel salone di un palazzo pietroburghese
si sta svolgendo un ballo. Oneghin, tornato da poco da una serie
di viaggi, in un angolo esprime noia e insoddisfazione per la sua
vita vacua. Entra il principe Gremin con Tatiana, diventata sua
moglie e trasformatasi in unelegantissima dama del bel mondo.
Onegin stenta a riconoscerla e chiede di lei a Gremin, suo vecchio
amico. In risposta Gremin gli rivela tutta la felicità della
sua vita matrimoniale (Ljubvi vse vozrasti pokorny,
Tutte le età sono soggette allamore). Dopo
un breve e formale saluto al suo antico amore, Tatiana, fingendosi
stanca, si allontana al braccio del marito. Oneghin si scopre innamorato
come un ragazzo (Uvy, somneija net, Ahimè
non ci sono dubbi) e fugge, deciso a raggiungere lamata.
Scena seconda . In una stanza del palazzo Gremin, Tatiana legge
una lettera di Onegin in cui le dichiara il suo amore. Piange, tormentata
dal risvegliarsi in lei della passione. Entra Oneghin, le si butta
ai piedi: Tatiana trova la forza di ammettere il suo amore ma di
rifiutarlo in nome della fedeltà al marito e dà per
sempre laddio a Onegin.
Rispetto al testo puskiniano, molte sono le omissioni, relativamente
poche le interpolazioni: non a caso Tschaikovsky chiama la sua opera
scene liriche. È omesso tutto il primo capitolo,
la spensierata vita mondana di Oneghin a Pietroburgo, e tutto il
settimo, con la visita di Tatiana ai luoghi oneginiani, dopo il
duello e la partenza per Mosca di madre e figlia in cerca di marito
(di questultima parte, con lincontro del fidanzato e
la proposta di matrimonio, esiste un abbozzo non realizzato nel
primo progetto del compositore). Le principali interpolazioni sono
i già ricordati cori dei contadini nella prima scena del
primo atto, la parte finale del ballo in casa Larin, con lo scontro
tra Onegin e Lenskij, la sfida a duello, il pubblico scandalo (in
Pushkin la sfida e tutto ciò che ne consegue non avviene
al ballo). Nellultimo atto, del tutto nuovo è il monologo
di Gremin sulla felicità coniugale. Dilatata è lultima
scena della dichiarazione di Oneghin a Tatiana, con appassionati
slanci e trepide confessioni che il testo in versi non conosce.
Assolutamente fedele è invece il testo dei tre momenti cardinali:
la lettera di Tatiana, la risposta di Onegin, lultimo rifiuto
di Tatiana, dove i versi puskiniani rimangono intatti e dove linterpretazione
musicale tschaikovskyana acquista una straordinaria intensità,
raggiunge una originalissima, sottile, commossa dimensione psicologica.
Estrema coerenza stilistica, sapiente succedersi di quartetti, quintetti,
arie, ariosi e cori, grande intelligenza nel cogliere il tessuto
musicale di unepoca: Ciaikovskij, nel suo Onegin , ottiene
in parte ciò che Puskin ha ottenuto in pieno, e cioè
tradurre in forma lirica (o musicale) il vero senso di una generazione,
la sua storia interiore. Tatiana appassionata, sincera e tuttavia
rigida e coerente nelle sue scelte di vita, Oneghin inquieto, ombroso,
annoiato, fragile, immaturo, incapace di amare, sempre alla ricerca
di nuove prospettive che non realizzerà mai: sono due aspetti
della generazione contemporanea a Pushkin, due aspetti (il rigido
codice morale contro lindeterminatezza, la depressione, loblomovismo)
che segneranno i decenni a venire, e di cui Tschaikovskij sa dare
una lettura sensibile.
CHAIKOVSKY E SAN PIETROBURGO
Tomba
Al Cimitero Tikhvin, nel Monastero di Alexander Nevskij, si trova
la tomba del compositore.
CHAIKOVSKI E LITALIA
Casa
La casa in Toscana dove visse Tschaikovski.
BIBLIOGRAFIA
Libri su Chaikovski
Modest Ilic Tchaikovsky: La vita di Ciaikovsky. Mosca-San Pietroburgo,
1900-1903.
Piotr Ilic Tchaikovski: I diari. Mosca-Pietrogrado, 1923.
Kaskin Nikolaj Dmitrievic: Ricordi di Czaikowski. Pietrogrado, 1924.
Alexandra Orlova: Chaikovsky. A self-portrait. Oxford University
Press, New York, 1990.
Luigi Bellingardi: Invito all'ascolto di Chaikovskij. Mursia, Milano,
1990.
Klaus Mann: Sinfonia Patetica. Garzanti, 1990.
Claudio Casini, Maria Delogu, Chaikovski, 1993
Monografie e studi
Laroche H.A., In ricordo di Cajkovskij, San Pietroburgo, 1894.
Kaskin N.D., Reminiscenze di Ciaikovski, Mosca, 1896.
Chajkovskij M.I., La vita di P.I. Tschaikovsky, 3 voll., Mosca,
1902.
Rimsky-Korsakov N., Cronaca della mia vita musicale, San Pietroburgo,
1908.
Glebov I. (Asaf'ev B.V.), Vita e opere di Tschaikovskij, Leningrado,
1922.
Findeizen N.F., La musica da camera di Tschaikovski, Mosca, 1930.
Budiakovskij A., P.I. Tchaikovsky: La musica sinfonica, Leningrado,
1935.
Bogdanov-Berbzovskij V.M., Le opere e i balletti di Tchaikovskij,
Leningrado, 1940.
Gavazzeni G., Mussorgsky e la musica russa dell'800, Firenze, 1943,
Tibaldi Chiesa M., Tchaikovski, Milano, 1943.
Glebov I. (Asaf'ev B.V.), L'«Eugenio Onegin» di Czaikowski,
Mosca. 1944.
Abraham O. (a cura di), Chaikovsky: a Symposium, Londra, 1945.
Weinstock H., Chaikovskij, Londra, 1946.
Yarustovskij B., La drammaturgia operistica di Chaikovski, Mosca,
1947.
Sostakovic D., Russian Symphony: Thoughts about Cajkovskij, New
York, 1947.
Protopopov V.V. - Tumanina N.V., Le opere di Ciaikovski, Mosca,
1947.
Orlov E., I Canti di Tschaikovsky, Mosca, 1948.
Drinker Bowen C. - Von Meck B., Geliebte Freundin, Monaco, 1950
Raaben L.N., I lavori per violino e violoncello di Tschaikovskij,
Mosca, 1958.
Nikolajev A.A., Il retaggio pianistico di Tschaikovski, Mosca, 1958.
Stravinsky I. - Craft R., Conversations with Stravinsky, Londra,
1958
Nikolaieva N.S., Le sinfonie di Tchaikovsky, Mosca, 1958.
Hhofman M., Tchaikovskij, Parigi, 1959.
Mila M., Cronache musicali, Torino, 1959.
Rabinovic B.L, Tchaikovski e il canto popolare, Mosca, 1963.
D'amico F., Czaikowski e la rivincita di Petipa - L'«Evgenj
Onegin» ossia Chaikovsky- Sul Lago dei cigni, Ed. Teatro dell'Opera,
Roma, 1965.
Zanetti E., La dama di picche. Ed. Teatro La Fenice, Venezia, 1969
Friskin J., The Text of Chaikovskij's B Minor Concerto, in «ML»,
1969
Newmarch R., Chaikovski: His Life and Works (nuova ed.), Londra,
1969.
Warrack J., Cajkovskij, Symphonies and Concertos, Londra, 1969.
Juramie G., Ciaikovski. Parigi, 1970 (ed. it. 1978). Ed. italiana
Sugar; ed. francese Hachette.
Vigolo G., Mille e una sera all'opera e al concerto, Firenze, 1971.
Rachmanova A., Tschaikovsky - Schicksal und Schaffen, Vienna, 1972
Meck G. von, As I Remember them, Londra, 1973.
Warrack J., Tschaikovskij, Londra, 1973.
Brown D., Tschaikovski: a biographical and criticai study. Vol.
I: The Early Years (1840-1874); Vol. II: The Crisis Years (1874-1878);
Vol. III: The Years of Wandering (1878-1885); Vol. IV: The Later
Years (1885-1893), Londra, 1978-1991.
Warrack J., Tchaikovsky, Ballet Music, Londra, 1979 (l'edizione
tradotta in italiano è pubblicata da Rugginenti).
Bocarnikova E., Il mondo del balletto di Tchaikovskij, Mosca, 1979
Tedeschi R., I figli di Boris. L'opera russa da Glinka a Stravinskij,
Milano, 1980.
ID., Idanov l'immortale, Firenze, 1980.
Montale E., Prime alla Scala, Milano, 1981.
Orlov A., Tchaikovski: The Last Chapter, in «ML», 1981.
Bortolotto M., Consacrazione della casa, Milano, 1982.
Sgrignoli F., Czaikowski, Milano, 1982.
GardenE., Chaikovsky, nuova ediz., Londra, 1984.
Volokov S., Balanchine's Chaikovskij, New York, 1985.
Wiley J.R., Chaikovskis Ballets, Oxford, 1985.
Yoffe E., Cajkovskij in America, New York, 1986.
Pestalozza L., Possiamo dire che «Oneghin» si colloca
tra Dostoevskij e Cechov?, Ed. Teatro alla Scala, Milano, 1986.
Berberova N.: Ciaikovski. Arles, 1987.
Rattalino P., Il concerto per pianoforte e orchestra, Firenze, 1988.
Bannour W., L'étrange baronne Von Mekk, Parigi, 1988.
Poznanski A., Tschaikovskys Suicide: Myth and Reality, in
«19th Century Music», 1988.
Neef S.. Handbuch der russischen und sowietischen Oper. Kassel,
1989.
Poznansky A.: Tschaikovskij, the Quest for the Inner Man. Londra,
1991.
TOUR RUSSIA CLASSICA 2017 - 10 giorni / 9 notti 1290 EURO! Prenotazione entro il 28 febbraio 2017 - CONSULTA L'OFFERTA!
TOUR CAPITALI RUSSE 2017- 8 giorni / 7 notti 1190 EURO! Prenotazione entro il 28 febbraio 2017 - CONSULTA L'OFFERTA!
TOUR SAN PIETROBURGO 5 giorni / 4 notti SOLO 790 EURO TUTTO COMPRESO! CONSULTA L'OFFERTA!
CROCIERA FLUVIALE Mosca - San Pietroburgo 11 giorni / 10 notti 1490 EURO! Prenotazione entro il 28 febbraio 2017 - CONSULTA L'OFFERTA!
Scarica il documento completo sulla proposta Tour Russia Classica 2017
Scarica il documento completo sulla proposta Tour Capitali Russe 2017
Scarica il documento completo sulle proposte TOUR SAN PIETROBURGO 2017
Scarica il documento completo sulle proposte CROCIERE FLUVIALI MOSCA - SAN PIETROBURGO
Contattateci per maggiori informazioni
|